Strumenti per la vitivinicoltura nel Museo Diogene Penzi

Gli strumenti della vitivinicoltura sono testimonianza di un’attività che ha avuto grande rilevanza anche in passato nelle abitudini alimentari ed è stata un importante mezzo di sostentamento delle famiglie contadine.

Nella cantina ricreata in museo si susseguono gli oggetti necessari a tutto il ciclo produttivo: dalla cura delle piante, alla raccolta dei frutti e alla produzione e conservazione del vino.

Accanto ai soffietti e alle pompe per spargere sostanze antiparassitarie, un tempo utilizzati senza alcun tipo di protezione pur essendo una attività questa quanto mai nociva, troviamo numerose damigiane, con involucri di fibre vegetali, variamente intrecciate, a protezione del contenitore di vetro. Molti anche i contenitori di legno, come botti, bigonce, sottospine, tini. Oggetti e strumenti questi realizzati con varie essenze e frutto della maestria di mastri bottaio, mestiere molto diffuso fino a metà del XX secolo. Questi si occupavano non solo della loro realizzazione ma anche della manutenzione, che ne preservava la funzionalità e la durata nel tempo.

Non mancano oggetti che testimoniano l’evoluzione tecnologica e l’introduzione delle macchine in alcune attività quali ad esempio la pigiatura. Se in origine era effettuata con i piedi e poi con pigiatrici costituite da un invaso comprendente due semplici rulli movimentati a mano, più avanti i dispositivi sono stati dotati di un meccanismo capace di separare la parte nobile, il mosto, dalle vinacce contribuendo così non solo a velocizzare i tempi e ridurre la fatica, ma anche a migliorare la qualità dei vini.

Variamente rappresentati anche i torchi, meccanismo di vite e madrevite per la spremitura delle vinacce, l’operazione più faticosa e costosa dell’intero processo di vinificazione volta ad ottenere quanto più mosto da esse contenuto.

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