Soffitti lignei dipinti in Friuli Venezia Giulia
Spesso celati per secoli da controsoffittature e a lungo al di fuori degli ambiti d’indagine privilegiati dalla ricerca, solo da pochi anni i soffitti lignei dipinti sono divenuti oggetto di studî specialistici, approfonditi e sistematici. Il passato disinteresse ha causato, anche in epoca molto recente, gravi manomissioni, arrivando - in molte occasioni - perfino allo smembramento, alla dispersione e, in casi estremi, anche alla distruzione di questo importante patrimonio culturale e artistico.
Condotta a partire dal 2012 presso il Dipartimento di studî umanistici e del patrimonio culturale (DIUM) dell’Università di Udine in collaborazione con l’ERPaC e l’Association internationale de recherche sur les charpentes et les plafonds peints médiévaux (RCPPM), la ricerca ha permesso di precisare i caratteri di questa produzione. Si tratta di manufatti che fanno parte di un più vasto fenomeno che interessa l’Europa mediterranea, spesso realizzati da pittori e artigiani di grande capacità e commissionati da famiglie di censo elevato allo scopo di impreziosire e rendere più sontuose le proprie dimore, manifestando, al contempo, l’appartenenza sociale.
In Friuli, a partire dai primi anni del Quattrocento, un rinnovato fermento edilizio e l’introduzione di nuove modalità costruttive portarono a un arricchimento degli elementi decorativi dei soffitti. Le travi portanti non vennero più inserite direttamente nella muratura, ma appoggiate su altre di banchina o ‘dormienti’, mutamento che fornì l’occasione per l’inserimento di un nuovo elemento decorativo: le pettenelle, ossia tavolette dipinte di forma rettangolare inserite tra le travi in posizione leggermente inclinata verso il centro della stanza per poter essere meglio osservate dal basso.
Era prassi comune dipingere le pettenelle prima del loro taglio a misura; il colore veniva steso in genere su una semplice preparazione a colla (soltanto in rarissimi casi si osserva la presenza di gesso). La dipintura era spesso caratterizzata dall’impiego di una marcata linea nera di contorno per rendere le figure più facilmente visibili a distanza, condotta mediante l’uso di colori a tempera e con un registro cromatico in origine piuttosto vivace (per permettere una migliore visione considerata la distanza dall’osservatore) che, con il tempo, si è spesso scurito sia per l’ossidazione di alcuni componenti sia per l’accumulo di polvere e fuliggine.
Come per ogni manifestazione artistica, nell’arco del secolo e mezzo lungo il quale si distribuiscono i soffitti rintracciati in Friuli, il gusto dei committenti mutò: a una prima fase circoscrivibile tra il primo decennio e il terzo quarto del XV secolo e costituita da soffitti con scene narrative o isolate che riprendono modi e stili tipici del gotico internazionale, a partire dall’ultimo quarto del Quattrocento e fino alla prima metà del secolo successivo si sostituisce la moda dei ‘ritratti’, spesso associati inizialmente a decorazioni di tipo floreale e poi a soggetti tratti dal repertorio rinascimentale di grottesche e vasi ornamentali. Tra queste due produzioni si inseriscono - ma solo per una breve parentesi limitata alla metà del Quattrocento - pettenelle dipinte con figure isolate all’interno di archi trilobi, mentre i soffitti a carattere araldico rappresentano una tipologia cronologicamente ‘trasversale’ impiegata per tutto il XV e il XVI secolo.
Francesco Fratta de Tomas
- Insiemi dei soffitti
- Soggetti raffigurati