La preziosa cornice gotica che delinea il profilo della pala d'altare presenta una struttura architettonica formata da paraste. Queste, oltre a suddividere lo spazio, rappresentano un gradevole elemento decorativo che trova quale terminazione apicale delle alte guglie, alla cui sommità è possibile ammirare, in alcuni casi, piccole figure di oranti. L'apparato decorativo della cornice è poi impreziosito da tipici elementi vegetali che sembrano quasi sostenere le figure dei Profeti e dei Padri della Chiesa. Due di queste terminazioni vegetali sostengono infine la Vergine Annunciata da un lato e l'angelo annunciante, dall'altro. Lo spazio interno della pala d'altare è invece scandito da dieci nicchie entro le quali sono collocate altrettante statue di santi raffigurati a figura intera, nell'ordine inferiore, e a mezzo busto, nell'ordine superiore.
I primi studi condotti su questa opera (Marchetti-Nicoletti 1956, Terenzani 1972-73) videro la mano di Domenico Mioni da Tolmezzo limitata all'intaglio di qualche santo dell'ordine inferiore. Si riteneva, infatti, che l'intera struttura fosse stata affidata alla bottega del Maestro e da questo solo seguita nell'elaborazione. Gli studi di Quai e Bergamini nel 1983 aggiunsero un decisivo tassello nella ricostruzione del dato cronologico dell'opera. I due studiosi pubblicarono infatti il documento d'archivio in cui si ritrova l'indicazione precisa dell'anno, 1488, in cui il cameraro della pieve di Santa Maria Maddalena di Invillino riceve dallla Curia l'odine di accordarsi con l'artista per detta ancona. La pubblicazione di questo documento ha dunque tolto ogni dubbio circa la collocazione cronologica dell'opera e nel contempo ha messo in bilico l'ipotesi del limitato intervento dell'artista.
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