I disegni di Leopoldo Zuccolo ai Civici Musei di Udine

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I disegni di Leopoldo Zuccolo ai Civici Musei di Udine

Leopoldo Zuccolo (1760/61-1833) fu una delle personalità più intriganti di un’epoca caratterizzata da un rinnovato interesse per l’antico. Come pittore non ebbe un grande successo, ma i comuni interessi per l’antiquariato lo introdussero fin da subito nell’alta società udinese, cosicché poté entrare in contatto con molti aristocratici ed eruditi, da Antonio Antonini a Fabio Asquini, da monsignor Belgrado al conte Gregorio Bartolini, quest’ultimo grande collezionista di gemme e cammei.

Proprio la glittica rappresentò per l’artista molto più che una semplice passione: in un certo senso costituì uno dei fondamenti della sua arte, come si può constatare dai 105 disegni raffiguranti ritratti di nobili, borghesi ed ecclesiastici conservati ai Civici Musei di Udine, a loro volta facenti parte di un fondo di ben 146 fogli contenente anche alcuni studi e bozzetti dell’artista. La maggior parte di questi ritratti, infatti, sono palesemente impostati “a cammeo”: l’attenzione è focalizzata quasi sempre sul solo volto a tre quarti o di profilo (raramente di fronte), mentre il mezzobusto – ove presente – è spesso delineato in maniera approssimativa; talvolta l’insieme è perfino racchiuso entro un ovale, quasi a richiamare, per l’appunto, una gemma. Il riferimento alla glittica, poi, è ulteriormente suggerito dalla presenza, nella medesima raccolta di disegni, di 23 riproduzioni di gemme antiche e moderne.

A proposito dei ritratti, raramente è stato possibile risalire all’identità delle persone effigiate, e spesso solo grazie alle iscrizioni: Fabio Asquini; Valentino Bergagna; Tita Cossio; Elena Redetti; Ventura Fabris; Daciera Zamboni; padre Raimondi; Camilla Liruti ; i fratelli Antonio, Orsola e Sabata Petrussi; Francesco Mangilli.
In alcuni disegni, poi, le iscrizioni sono limitate ai soli nomi o ai soli cognomi, per cui l’individuazione dei relativi personaggi richiederebbe studi specifici: è il caso di una donna della famiglia Valentinis, di un membro degli Antonini, di un tal Giacinto, di una donna della famiglia Colombicchio, del piccolo nipote "di sior Domenico Stella", di un Masotti di Tolmino, di un fanciullo della famiglia Decaro, di due membri degli Strassoldo, di uno "Zerzetich", forse Zorzettig , di un tal Domenico, di un conte Belgrado, di una donna della famiglia Masero e di due donne della famiglia Maiaroni, di un certo "Don Ferdinando" e di un Del Mestri.

Dal punto di vista storico-artistico, va detto che però rispetto alle opere su tela dell’artista, generalmente poco spontanee nella resa dei volti, i fogli dichiarano una maggiore naturalezza: basti confrontare, a titolo d’esempio, la morbidezza dei tratti di Francesco Mangilli nel bozzetto su carta con la rigidità espressa nel dipinto del medesimo conservato ai Civici Musei.

Una delle questioni più complesse relativamente alla raccolta di disegni di Zuccolo riguarda la cronologia, essendoci pochi agganci: grazie al confronto con l’opera finale, infatti, è stato possibile collocare con certezza solamente il citato ritratto di Mangilli (1808 circa) e il foglio relativo alla pala d’altare di Tomba di Mereto raffigurante la Madonna col Bambino, san Giuseppe e sant’Anna, risalente al 1820 circa. Per il resto, l’unico disegno datato del fondo è quello di Sabata Petrussi, del 1781, data che può essere estesa anche ai ritratti dei fratelli.
Nonostante la scarsità di elementi, tuttavia, la grande eterogeneità di materiale porta comunque a ritenere che il fondo copra quasi per intero la carriera di Zuccolo.