Costruito in leggero declivio, l’edificio, nonostante i rimaneggiamenti ottocenteschi, conserva interessanti preesistenze. Il fabbricato presenta una pianta articolata, con i due corpi principali disposti ad “L” ed un altro corpo rettangolare più basso costruito in aderenza e posto sul retro della chiesetta. L’edificio risulta compatto e si sviluppa su quattro piani fuori terra, di cui il seminterrato emerge interamente sul versante a valle del declivio. Sono presenti due ingressi principali ad arco, rivolti verso i due fronti strada, posti a diverso livello a causa della pendenza del terreno. I soffitti sono stati ripristinati nella forma voltata a crociera al piano seminterrato. Nel prospetto volto a sud-ovest un cordone marcapiano in pietra, che continua in parte nel prospetto sud-est, separa il piano seminterrato dal piano terra. Nello stesso prospetto sopra l’ingresso vi sono bifore nei tre piani superiori e al secondo piano un balconcino retto da tre mensoloni sagomati di pietra. Nell’interno, al piano terra, un ambiente conserva volte a crociera originali, mentre un’altra sala ha soffitto con travi a vista. Sul fronte della strada che scende dal castello l’edificio è adiacente a destra alla cappella dell’orfanotrofio, mentre a sinistra vi è uno spazio lasciato a giardino a servizio della taverna posta nel livello inferiore dell’edificio. Tutte le aperture dell’edificio presentano delle cornici di pietra senza particolari elementi decorativi; solo quelle del primo e del secondo piano che prospettano sul retro sono datate anche di cimasa ad architrave modanata. Sempre sul retro, i cantonali inferiori del piano più basso sono rinforzati da anteridi in pietra. Nel corso del restauro è stato scoperto un muro perimetrale, forse del XV secolo, appartenente ad una antica torre. Il muro è stato conservato e valorizzato. Interessante, nel seminterrato, un antico forno in pietra.
Fino all’epoca medioevale, a Gorizia, tra il castello e la cerchia esterna delle mura, esistevano decine di case a un solo piano di modeste dimensioni, accostate l’una all’altra o divise da strette viuzze. Di certo non vi erano ampi e sontuosi palazzi. Nel Cinquecento Simone Tasso, sovrintendente dei corrieri postali imperiali, acquista un fondo in Borgo Castello per costruirvi la sua residenza. L’edificio, di impianto rinascimentale, viene terminato alla fine del XVI secolo. Nella seconda metà del Cinquecento, Vito Dornberg, rappresentante di spicco di una delle casate goriziane più in vista, fa costruire la sua di casa in Borgo Castello, attigua alla dimora di Tasso. Vito Dornberg appartiene ad una famiglia che ha salde radici nella Contea di Gorizia. Ancora giovanissimo è consigliere e luogotenente della Contea e si occupa dei rapporti diplomatici tra l’Austria e Venezia. Servendo nell’amministrazione asburgica, nel 1566 è nominato ambasciatore imperiale a Venezia e successivamente nella Santa Sede. Tra le varie cariche, nel 1576 è nominato capitano di Trieste. Muore a Roma nel 1591, senza lasciare eredi. Nel suo testamento, datato 2 ottobre 1589, viene citata la sua “grande casa nella Terra di Sopra di Goritia, fabricata per sua habitatione con le casette ivi contigue”. Si può ritenere dunque che, dagli anni Sessanta del Cinquecento, Vito Dornbergsi inizi ad acquistare, accorpare e ampliare le varie abitazioni di Borgo Castello, includendo la casa di Simone Tasso, morto nel 1562. Il complesso edilizio - completato e trasformato in una ricca residenza signorile dalla vedova di Vito negli anni dopo la morte del marito - nel corso nel Seicento e del Settecento, subisce una serie di frazionamenti e smembramenti. Nel corso dell’Ottocento le due case vengono acquistate, riunite e trasformate dal sacerdote bolognese Giovanni Contavalle, fondatore dell’Istituto delle Orfanelle. Negli anni a seguire l’orfanotrofio si sviluppa, espandendosi anche negli edifici adiacenti. Nel 1874, per volere della contessa Matilde Coronini, viene costruita una chiesetta a servizio dell’orfanotrofio Contavalle, in aderenza alle due abitazioni rinascimentali. In questo modo viene colmato il vuoto rappresentato da una stretta viuzza che separava le due residenze patrizie. A seguito della realizzazione della cappella il complesso acquisisce una fisionomia molto compatta, con il completamento della continuità del fronte strada. Dopo la dismissione del convitto nel 1969, all’inizio degli anni Ottanta del Novecento, l’amministrazione provinciale di Gorizia acquista il complesso edilizio di Borgo Castello, costituito dalle due dimore storiche e dalla cappella centrale. Tra il 1984 e il 1989 vengono eseguiti i lavori di restauro e di trasformazione al fine di ospitare gli spazi espositivi dei musei provinciali. Oggi trovano posto il Museo della Guerra e il Museo della Moda e delle Arti Applicate.
Muratura in pietrame, intonacata. Solai di legno. Struttura del tetto in travi di legno e manto di copertura in coppi.
Masau Dan M./ Delneri A., Il Castello di Gorizia e il suo Borgo, Mariano del Friuli (GO) 1991
Tavano S., Il castello di Gorizia e il suo borgo, Trieste 1978