Scuola Cooperativa di Merletti di Brazzà
I merletti, così come i numerosi disegni e modelli preparatori, conservati presso il Museo Cjase Cocèl, e tuttora utilizzati dalle merlettaie a tombolo, provengono dalla Scuola dei merletti di Brazzà, sorta nel 1891 per volontà di Cora Slocomb, poi confluita in quella più grande di Fagagna, grazie al sostegno del sentore Gabriele Luigi Pecile. La Scuola di Brazzà fu istituita da Cora Slocomb di Brazzà, nobildonna americana dotata di spirito imprenditoriale, di grande moralità e nobiltà d’animo, sposa del conte friulano Detalmo di Brazzà, presso il castello di Brazzà, con scopo formativo per offrire alle fanciulle l’opportunità di imparare un mestiere, integrando le entrate familiari. A questa prima esperienza seguirono l’apertura di altre sei scuole, tra le quali quella di Fagagna era la più famosa, riunite nelle “Scuole cooperative di Brazzà”, a cui faceva capo tutta l'organizzazione. Presso il museo è possibile vedere ricostruita fedelmente la scuola e leggerne la storia attraverso fotografie, diplomi, documenti, la corrispondenza tra Fagagna e Brazzà, l’attrezzatura e i manufatti realizzati, donati dalle Suore di Maria Bambina, che dagli anni Trenta hanno diretto la Scuola fino alla chiusura.
L’attività catalografica ha consentito il riordino dei merletti e dei disegni e cartoni preparatori e la valutazione dello stato di conservazione del materiale, oggi custodito in apposite cassettiere e secondo standard climatici idonei. Lo studio ha fatto emergere le diverse categorie di cartoni presenti, divisi tra elementi di abbigliamento, come colletti, polsini, ventagli, o di biancheria e decoro della casa, come bordure e centrini. Le schede contengono una minuziosa e accurata descrizione del motivo decorativo, frutto molto spesso delle capacità inventiva della stessa Cora di Brazzà, che conoscendo l’arte della lavorazione al tombolo e del disegno, aveva descritto i punti alle merlettaie, traendo i disegni da libri cinquecenteschi di modelli. Cora conosceva i gusti della classe aristocratica e alto borghese a cui lei stessa apparteneva e sapeva adeguare i modelli alla moda corrente tenendo lei stessa i contatti con le acquirenti. Come testimoniano i disegni di corone e di stemmi nobiliari eseguiti per personalizzare i corredi, la produzione di merletti d’arte viene apprezzata e acquistata da una clientela molto vasta ed esigente, tra cui c’è anche la Regina Margherita di Savoia, tanto che lo scrittore friulano Chino Ermacora chiama, le bambine della scuola fagagnese “le merlettaie della regina”. L’attività continuò fiorente fino agli anni Cinquanta circa e terminò come conseguenza di una serie di mutamenti sociali ed economici nel decennio successivo.