Venere giace addormentata con Cupido assopito appoggiato sul suo grembo che stringe nella manina una freccia, mentre l'arco è trattenuto dalla dea. Sopra il letto intagliato è sospeso un pesante tendaggio rosso illuminato dall'interno da una fonte non visibile. Sulla destra la stanza si apre verso l'esterno con una finestra.
La composizione di Giuseppe Tominz deriva da un'opera del pittore bolognese Marcantonio Franceschini, eseguita nel 1652 per il principe Johann Adam Andreas Liechtenstein. Destinato alla sua residenza viennese il dipinto era noto grazie anche a riproduzioni a stampa, che probabilmente servirono da modello allo stesso Tominz. L'insolita scelta di un soggetto mitologico venato di una certa sensualità, va inserita nella fase più tarda dell'attività del pittore goriziano, forse sotto la spinta della contemporanea produzione del veneziano Natale Schiavoni.
Quinzi A., Giuseppe Tominz, Trieste 2011, 13