Ritratto di Friedrich Gottlieb Springer, raffigurato seduto su una sedia di lato con il braccio appoggiato allo schienale. Indossa una redingot nera sopra un paio di pantaloni azzurri, un panciotto giallo paglierino e una camicia bianca chiusa al collo da una cravatta nera.
Il ritratto di Gottlieb Friedrich Franz Springer, consocio della Ditta commerciale “Haeslin & Springer”, deputato della Borsa triestina e uno dei quattro direttori delle neo-fondate Assicurazioni Generali austro-italiche (1831), venne acquistato presso la discendente Magda Springer nel dicembre 1966 insieme al pendant della moglie Henriette Springer Hofer (inv. 382/06), con il quale certamente condivide le proporzioni, le dimensioni, la datazione e l’autore. Seduto mollemente di lato su una sedia dallo schienale ricurvo, il personaggio rientra a pieno titolo in quel filone ritrattistico di matrice borghese e Biedermeier che in territorio giuliano faceva capo a Giuseppe Tominz, al catalogo del quale, però, non è possibile assegnare l’olio, soprattutto per una certa grevità dei tratti e per una stesura materia più approssimativa, anche rispetto a quello con il quale fa coppia, tanto da venire in passato – a differenza di quest’ultimo - pressoché ignorato dagli studi. Solo Remigio Marini (1952) lo prese in analisi, attribuendolo al Goriziano e lasciandone comunque un’acuta analisi di carattere contenutistico: «Riprendendo la metafora musicale, un monodico è pure Gottlieb Springer (il dipinto è del 1834): monodico o monocorde, incomplicato ed elementare. Questo personaggio aggrappato a un’unica idea sembra negato a volerne capire altre. Elementare pure il colore: tinte pure: nero paglierino cilestro. Il fascio di luci radenti che l’investe dall’alto, con la dialettica violenta dell’ombre ch’esso suscita, mette in evidenza la lunatica taciturnità dell’uomo». Più recentemente Fabrizio Magani (1995), anch’egli riconoscendo al dipinto «Caratteristiche che sanciscono l’approssimarsi alla maniera di Tominz, ma che mancano della sua fermezza», fu propenso a riconoscere nell’autore «qualche ritrattista austriaco di non minore levatura». Lo studioso aveva anche segnalato un’assonanza con l’Autoritratto col fratello del secondo decennio (cat. 000) per la postura del braccio adagiato allo schienale della sedia, soluzione compositiva che si ritrova invertita però con la medesima manica della giacca pure nel Ritratto di Leopoldo Cicognara, allora presidente dell’Imperial Regia Accademia di Belle Arti di Venezia (Venezia, Gallerie dell’Accademia, inv. 777, in deposito a Ca’ Pesaro) di Lodovico Lipparini del 1825 e che ebbe grande successo, tanto da venire divulgato in incisione da Giuseppe Fusinati (1803-1883), da Cosroe Dusi (1808-1859) proprio nel 1834 e sempre nel medesimo anno di esecuzione del ritratto Springer anche in litografia dal Grigoletti (Michelangelo Grigoletti e il suo tempo, 1971, sch. 88 e G76, pp. 114, 186). È, dunque, in un pittore di ambito accademico austriaco, attento agli esiti delle pittura veneziana coeva e chiaramente influenzato dal gusto di Giuseppe Tominz che va ricercato l’ancora anonimo autore dei due ritratti Springer. (DE FEO 2007, p. 80)
De Feo R., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Ottocento frontiera, Ottocento di frontiera. Gorizia 1780-1850. Arte e cultura, Milano 1995
Marini R., Giuseppe Tominz, Venezia 1952, passim