La rappresentazione del Mùs fu uno dei motivi più fortunati dell’opera zoruttiana, proprio per “il sapiente gioco di transfert dai sentimenti e atteggiamenti umani a quelli animaleschi”. Un gioco umoristico a cui il poeta volle dare forma e immagine attraverso due dei sei quadri commissionati nel 1851 al pittore triestino Lorenzo Giuseppe Gatteri (1829-1884) e tradotti in una serie di pregevoli e fortunate litografie . Quelle che illustrano il componimento "Il miò tratamènt" sono certamente le più originali: nella prima, di cui si conserva un esemplare nelle collezioni Coronini, è raffigurato il banchetto organizzato dall’asino per il suo “natalizio”, a cui anche il poeta è stato invitato insieme alla sua signora perché per il Mùs ha del sentimènt. Un banchetto di lusso con asini cuochi e asini camerieri, a cui si affianca una parata di altri personaggi bestiali, il cian, il Purcièl, il Lôf, la vàcie cu’ lo fèmine del Mùs, che nei loro atteggiamenti umani sono stati accostati alle famose caricature animalesche con cui il disegnatore J. J. Grandville, pseudonimo di Jean-Ignace-Isidore Gérard (1803-1847), qualche decennio prima aveva messo alla berlina la classe politica della Francia di Luigi Filippo.
Bragaglia Venuti C., Schede, in Gli animali della nobiltà. Dalla caccia al salotto tra status symbol, allegoria e affetti, Gorizia 2021