TRACCE DI FREQUENTAZIONE, periodo pre-protostorico

Oggetto
TRACCE DI FREQUENTAZIONE - stazione preistorica
Denominazione
Grotta Cotariova
Localizzazione
Sgonico (TS)
Cronologia
Neolitico tardo - Bronzo antico
Ambito Culturale
periodo pre-protostorico
Indagini di scavo
- 1885/00/00
- 1991/00/00
Soprintendenza ai Monumenti, Gallerie e Antichità di Trieste - Sezione Antichità, Università di Pisa - 1950/00/00-1959/00/00
Soprintendenza per il FVG, Università di Pisa -
Codice scheda
SI_729

La grotta Cotariova (VG 264), conosciuta anche come Caverna presso Sgonico, è sita in una dolina scoscesa a 265 metri di altitudine, a circa 3 km di distanza dal mare. Di non grande ampiezza, essa si sviluppa al di sopra di un’altra grotta, con la quale era probabilmente un tempo collegata: si tratta di una dolina o pseudo dolina di crollo. La cavità fu indagata prima da Karl Moser nel 1885 e nel 1891, ma gli esiti dello scavo furono pubblicati solo in parte. Nel medesimo periodo, anche Rudolf Seemann vi effettuò degli scavi. Dal 1950 sino al 1959 si svolsero le indagini di Benedetto Lonza, della Sezione Antichità della Soprintendenza ai Monumenti, Gallerie e Antichità di Trieste, con la collaborazione dell’Università di Pisa. Questi scavi, ripresi in esame di recente, manifestano una carenza di documentazione stratigrafica: le trincee aperte sotto parete ebbero gli strati indicati solo da alcuni disegni abbozzati. Anche i diari di scavo non forniscono dati precisi. Le due trincee aperte nel 1973 (settore A, settore B) furono pubblicate troppo sinteticamente per dare indicazioni su questi interventi. In ogni caso, nella dolina antistante la grotta venne individuato un deposito a breccia, contenente un livello ad industria litica di tipo musteriano, non di tecnica Levallois e con una grande quantità di raschiatoi (ANDREOLOTTI, GERDOL 1974). Pochi risultano i materiali attribuibili al Neolitico, soprattutto nella sua facies locale nota come Gruppo dei Vasi a Coppa, se non per un piccolo nucleo, che pure presenta una certa problematicità. La combinazione tipologica di forme convesse più o meno aperte, profonde e con orlo distinto, hanno portato infatti ad individuare una connessione fra Carso triestino e l’area della Cultura di Hvar del tardo Neolitico, sebbene in questa grotta il marcatore più comune, la ceramica dipinta, sia assente. Importanti sono alcuni elementi che mettono in relazione la grotta Cotariova con le regioni slovene interne, come la Cultura di Lasinja: impressioni sulla carena di una parete, forse riconducibile ad un vaso biconico, e recipienti con una o più sequenze di impressioni sotto l’orlo. Nel periodo successivo, fra l’Eneolitico e il Bronzo antico, la Cultura di Lubiana assume il ruolo di centro diffusore di influssi, che toccano anche il Carso e la Cotariova, ove sono stati trovati tipici elementi di tale Cultura: una coppa decorata su piede, alcuni vasi a collo e un piatto cilindrico con costolature verticali. Scarsissimi gli elementi attribuibili a fasi posteriori al Bronzo antico, il che riflette un generale abbandono della grotta in questo periodo. Benedetto Lonza rinvenne poca ceramica romana (tre frammenti di anfore di produzione italica, quattro di produzione orientale di IV-VI sec. d.C. e altre quattro di produzione africana) e alcuni frammenti di olle in ceramica grezza, con tracce di decorazione a linee orizzontali e oblique di età tardoantica. Questi ritrovamenti testimoniano in modo generico una frequentazione sporadica del luogo in età romana.

La grotta Cotariova è un sito pluristratificato, come molti nel Carso, e condivide con questi i limiti delle ricerche, stante la limitatezza delle aree indagate limitate e i rapporti stratigrafici poco comprensibili. Tali siti sono ancora più complessi per la natura della frequentazione, che crea contesti difficilmente isolabili. Uno degli usi delle grotte che più si è affermato nelle tesi correnti è quello a scopo pastorale, come stazione momentanea o prolungata di pastori. Si parla perciò di un utilizzo che poteva essere periodico, anche relativamente frequente, ma non stabile. Il che, a livello di ipotesi, spiegherebbe la presenza di elementi esterni, che tramite questi movimenti verrebbero più facilmente introdotti, pur rendendo l’esame tipologico, già di suo complesso, ancora più difficoltoso. Il recente riesame dei reperti, che ha riguardato ben 331 pezzi, ha permesso l’inquadramento di molti materiali, che pure presentano un’alta frammentarietà, rendendo, soprattutto nel caso di elementi atipici, quasi inattuabile ogni ipotesi di datazione, che comunque, nell’area, è ancora al livello di cronologia relativa, per la scarsità di datazioni radiometriche (MONTAGNARI, GRIEF, PRESELLO 2002). Quasi assenti sono i reperti attribuibili al Neolitico (BARFIELD 1997-1998), mentre l’orizzonte cronologico sembra orientarsi per una frequentazione più intensiva dal Neolitico tardo, che vede emergere connessioni forti con l’area adriatica, ossia con la Cultura di Hvar. Il Carso si riconferma, così, non solo recettore di influssi esterni, ma anche area di passaggio, che veicolava questi influssi - ad esempio -dall’area dalmata verso l’area interna slovena. Di questo sarebbe testimonianza la presenza nella grotta di elementi riconducibili alla Cultura di Lasinja della Slovenia interna, inquadrabile tra tardo Neolitico e Eneolitico. I materiali ceramici fanno anche emergere la possibilità che il Carso abbia svolto un ruolo di ponte per influssi anche dall’Italia settentrionale verso la Slovenia interna, come farebbero supporre alcuni accostamenti fra elementi Lagozza e Maharski. Durante il periodo della Cultura di Lubiana continuarono i contatti con quell’area, ma, se escludiamo gli elementi più caratterizzanti, i materiali ceramici che evidenziano questa influenza non sono numerosi. A guardare il complesso, si tratta di componenti eterogenee, però spesso singole, la cui comprensione, cronologica e culturale, non è ancora a uno stadio di maturità.

BIBLIOGRAFIA

Grief T./ Montagnari Kokelj E./ Presello E., La Grotta Cotariova nel Carso triestino (Italia nord-orientale). Materiali ceramici degli scavi 1950-70, in Aquileia Nostra, Trieste 2002, LXXIII

Barfield L.H., The Moser collection in the Naturhistorisches Museum, Vienna, in Atti della Società per la Preistoria e Protostoria del Friuli-Venezia Giulia, Trieste 1997-1998, XI

Andreolotti S./ Gerdol R., La ripresa degli scavi nella grotta Cotariova sul Carso triestino, in Atti e Memorie della Commissione Grotte Eugenio Boegan, Trieste 1973-1974, XIII

Cannarella D., La ripresa degli scavi nella grotta Cotariova sul Carso triestino, in Atti della Società per la Preistoria e Protostoria della Regione Friuli Venezia Giulia, Trieste 1973-1974, II

Lonza B., Relazione sugli scavi nella grotta Cotariova, in Atti della Società per la Preistoria e Protostoria della Regione Friuli Venezia Giulia, Trieste 1973-1974, II