Noi usiamo i cookies
Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Le informazioni raccolte attraverso i cookies di tracciamento e performance non identificano alcun visitatore individuale. Se vuoi aiutarci a garantire un servizio migliore premi il pulsante [Accetta], altrimenti scegli [Rifiuta]. Per maggiori informazioni leggi l'informativa estesa sull'uso dei cookie.
San Pietro al Natisone mostra una continuità di frequentazione e stanziamento che dal Paleolitico giunge, stando ai ritrovamenti sporadici avvenuti nel 1985 in località San Quirino, chiesa di San Quirino (vedi SI 748), alla cultura di Koettlach. I manufatti che detengono la priorità cronologica provengono da Biarzo, in una grotta naturale in prossimità del Natisone, vicino al vecchio mulino, rinvenuti in indagini del 1982-1984 (Guerreschi A., Il sito preistorico del Riparo di Biarzo, Valle del Natisone, Friuli, Comune di Udine, Pubblicazioni, 39, Udine 1996) e da Duola ( Rupel L., Contributi alla carta archeologica delle valli del Natisone, in Forum Iulii, 29, 2005, p. 76). Passando al periodo protostorico, va notato come l'area segnata nelle carte dell'Ottocento come San Quirino rappresenti solo una parte di quella che si intende oggi. Il settore settentrionale, ad esempio, era noto come Sèdla: è probabilmente qui che nel 1818-1819 si ebbero i primi ritrovamenti da parte di monsignor Michele della Torre e Valvassina e di Carlo de Marchesetti, che vi scoperse 14 sepolture. Nel settore più meridionale di San Quirino ancora il Marchesetti e poi il Museo di Cividale riportarono in luce una settantina di tombe protostoriche. Altro punto interessato da scoperte fin dal 1897 è stato la località Sottovigna, ai piedi del Monte Roba, mentre le propaggini del monte Barda disegnano la presenza di siti funerari collegabili a un abitato di altura dell'età del ferro. Per una visione d'insieme ragionata dei ritrovamenti afferenti alla protostoria avvenuti sino al 2003 si rimanda senz'altro alla tavola compilata da Silvia Pettarin nel 2007 (Pettarin S., Necropoli dell'età del ferro a San Pietro al Natisone, in Terre d'incontro. Contatti e scambi lungo le Valli del Natisone e dell'Isonzo dall'antichità al medioevo, Atti della giornata internazionale di studi, S. Pietro al Natisone, 26 novembre 2005, a cura di G. Banchig, S. Magnani e A. Pessina, Cividale del Friuli 2007, pp. 68-85 figg. 2-3). Prospezioni di superficie del 1973-1974 hanno evidenziato la presenza a Ponte San Quirino di un castelliere già supposto nell'Ottocento: situato su un terrazzo alla confluenza tra Alberone e Natisone, era difeso naturalmente su tutti i lati, tranne che a nord, dove era stato creato un vallo. Risulta databile al Bronzo recente-medio (Rupel L., cit., pp. 77-78). Ha suscitato molto interesse il ritrovamento fortuito nel 2003 di un insieme di materiali metallici lateniani (due cuspidi di lancia in ferro, due fibule una in ferro l'altra in bronzo, un elemento di catena in ferro facente parte di una cintura reggi-spada), sulle pendici occidentali del monte Roba, tra le radici di un albero sradicato da eventi atmosferici (Righi G., Armi celtiche da monte Roba presso S. Pietro al Natisone, in Forum Iulii, 28, 2004, pp. 9-23; Magnani S., Le vie di comunicazione in epoca romana, in Terre d'incontro. Contatti e scambi lungo le Valli del Natisone e dell'Isonzo dall'antichità al medioevo, Atti della giornata internazionale di studi, S. Pietro al Natisone, 26 novembre 2005, a cura di G. Banchig, S. Magnani e A. Pessina, Cividale del Friuli 2007, p. 133). Il sondaggio stratigrafico fatto nel punto dell'affioramento mise in luce una spada lateniana in fodero, ritualmente piegata, un puntale di fodero, un frammento di lamina, con attribuzioni che vanno dal deposito sacrale ad ambiti funerari. L'indagine evidenziò anche materiale sporadico di età romana, tra cui significativo un asse con Giano bifronte e ghiande missili, visto come segni da ricondurre a presenze di militari romani legate a necessità belliche o di controllo. A un livello inferiore, resti di strutture murarie a secco, connesse a livelli con materiali della romanizzazione. Per quanto concerne l'età romana, i ritrovamenti riguardano specialmente il sistema viario: nel 1895, a lato della chiesa di San Quirino venne rilevata la presenza di un tratto stradale in acciottolato; nel 1957, subito dopo il passaggio del fiume Cosizza emersero resti di tracciato lastricato con profondi solchi carrai, relazionato con le ipotesi di Sandro Stucchi sulla presenza di un ponte; nel 1963, altre tracce, riferibili tutte a un asse che si distaccava dalla direttrice Aquileia-Cividale all'altezza di San Giorgio al Vado e che costeggiava la riva sinistra del Natisone (Tagliaferri A., Coloni e legionari nel Friuli celtico, Pordenone 1986, pp. 157-158; Rupel L., cit., p. 78). Tracce funerarie si hanno forse dalla località Vina, tra il cimitero di S. Pietro al Natisone e le pendici del Barda, con il ritrovamento di un'urna lapidea (Rupel L., cit., p. 73). Per l'età altomedievale, spiccano senz'altro i ritrovamenti fatti tra 2003 e 2004 all'inizio della strada che porta ad Azzida, in seguito a lavori di edilizia civile, di un sepolcreto longobardo databile tra la seconda metà del VI e gli inizi del VII d.C., con corpi caratteristicamente deposti con le braccia distese sotto il bacino e corredi costituiti per lo più dall'associazione pettine-coltello [Borzacconi A., La necropoli di San Pietro: un contributo alla storia del popolamento delle valli del Natisone, Età altomedievale, in Terre d'incontro. Contatti e scambi lungo le Valli del Natisone e dell'Isonzo dall'antichità al medioevo, Atti della giornata internazionale di studi (S. Pietro al Natisone, 26 novembre 2205), a cura di G. Banchig, S. Magnani e A. Pessina, Cividale del Friuli 2007, pp. 250-295]. Concentrando l'attenzione sulla località di San Quirino/chiesa di S. Quirino quale sede delle testimonianze finora più tarde, nel 1985 lavori di ristrutturazione dell'edificio portarono al rinvenimento, sia all'interno che al suo esterno, di numerosi manufatti riferibili a tombe già sconvolte in precedenza, appartenenti a fasi culturali diverse e segno di una utilizzazione a sito cimiteriale protratta nel tempo per almeno quattro secoli. Tra di essi, oltre a quelli (pettine, fibula a braccia uguali) assegnabili al VI-VII d.C., undici cerchietti temporali "finger-ring type", recuperati all'interno, a destra dell'entrata (Rupel L., cit., p. 72).
L'area gravitante sulla chiesa di San Quirino mostra di essere stata punto di transito obbligato nel passaggio del fiume, nonché sede di un cimitero, a sua volta indizio della stanziamento in loco di una comunità medio-piccola di persone culturalmente riferibili all'ambito culturale koettlacchiano, segno della presenza nell'area di un insediamento deputato prevalentemente allo sfruttamento agricolo
Rupel L., Contributi alla carta archeologica delle valli del Natisone, II, in Forum lulii, Cividale del Friuli (UD) 2005, XXIX
Tagliaferri A., Coloni e legionari romani nel Friuli celtico. Una ricerca archeologica per la storia, Pordenone 1986, 3