A nord-ovest dell'odierno paese di Pozzuolo del Friuli sulla sinistra idrografica del torrente Cormôr, si innalzano due rilievi conosciuti con i nomi dei “Cjastiei” e “La Culine”. Questi modesti rialzi di origine tettonica assieme ai terrazzi e alle aree pianeggianti che li circondano furono sede di un sito pluristratificato del quale sono note, oltre all'abitato fortificato, anche zone adibite ad attività produttive secondarie e quattro aree funerarie. Il complesso fu oggetto di sistematiche indagini a partire dal 1979 quando fu aperto il primo saggio esplorativo in località Braida Roggia a seguito del rinvenimento di una tomba a cremazione del VII-VI sec. a.C. Nonostante le colline e le aree contermini siano state profondamente rimaneggiate a partire già dall'epoca romana, i resti che si sono preservati dagli intacchi, dagli spianamenti e dagli spostamenti di terra susseguitesi lungo i secoli consentono comunque di tracciare in modo abbastanza lineare la storia dell'occupazione umana del sito. Le più antiche evidenze di una episodica frequentazione dell'area (località Braida Roggia -?-, Bosc e Pietra) risalgono al Neolitico e all'Eneolitico e sono legate al rinvenimento di asce-martello in pietra verde e strumenti litici su lama e scheggia. A partire da una fase piena del Bronzo Recente (XIII-XII sec. a.C.) il rilievo dei Cjastiei fu occupato da un insediamento stabile; a quest'epoca si datano un discreto nucleo di frammenti fittili decontestualizzati e i resti di una abitazione (parete a canniccio, piano di cottura e vasi in situ). I dati attualmente disponibili non permettono di comprendere se il villaggio si estendesse alla vicina altura di La Culine. Si può invece ragionevolmente supporre, tenendo conto dei risultati ottenuti nel corso degli scavi effettuati negli altri castellieri dell'alta pianura, che già a quest'epoca possa risalire la costruzione di una prima modesta cinta difensiva. Annessa all'abitato collocato sui Cjastiei era la zona di Braida Roggia, sottostante la collinetta e posta sulla riva destra del Cormôr. Le strutture e i manufatti qui rinvenuti sono in parte coevi a quelli dell'insediamento principale. In quest'area, che restò in uso fino all'XI sec. a.C., si trovavano recinti e spazi aperti protetti da tettoie sotto le quali veniva preparato il cibo. La vita sui Cjastiei proseguì anche nel corso del Bronzo Finale come dimostrano i lacerti di strutture (buche di palo, fossette, piani pavimentali) e i materiali, risalenti a tale epoca, recuperati in diverse zone del rilievo. Meglio documentate restano le fasi successive che coincidono con due diversi interventi di rimaneggiamento del piano del colle e di ampliamento del terrapieno. Un primo potenziamento della scarpata interna fu compiuto tramite l'apporto di falde di ferretto ricavato da fossati scavati lungo il margine dell'altura. Nel settore meridionale del castelliere una di queste cave fu progressivamente colmata di scarichi di manufatti, resti di pasto e materiali derivanti dalla pulizia dei piani d'uso delle case, delle officine metallurgiche e delle botteghe che si trovavano nei pressi della sua sponda nonché dal crollo delle medesime -le strutture furono distrutte da un devastante incendio in seguito al quale le attività artigianali furono spostate altrove. Si presume che tra il X-VIII sec. a.C. anche su La Culine sorgesse un abitato, complementare a quello dei Cjastiei; la frequentazione di questo settore del villaggio appare meno stabile e continua. La seconda ristrutturazione dell'aggere, che coincide con il momento di massima espansione dell'insediamento, si colloca nel corso del VII sec. a.C. quando pure i terrazzi a sud-ovest e a sud delle colline furono dotati di una cinta difensiva e di un fossato esterno. A questo periodo risale l'occupazione del terrazzo di Campo Cuppari dove vennero costruiti, come sulla piana dei Cjastiei, vani interrati (cantine) annessi ad abitazioni e fosse che furono utilizzate per diverse attività produttive. Al medesimo orizzonte cronologico risalgono la maggior parte delle tombe a cremazione rinvenute nelle aree sepolcrali poste a ovest e a nord delle alture (Braida dell'Istituto, Le Selve, Le Fontane, istituto Agrario I.P.S.A.A.). Dopo i primi decenni del V sec. a.C. il castelliere è coinvolto nella crisi generalizzata che colpisce tutti gli abitati fortificati friulani fino ad allora sopravvissuti. La fase di forte recessione, durante la quale solo sporadici manufatti attestano la frequentazione occasionale dell'area, terminerà con l'avvento dei Romani e con la trasformazione del sito in Castellum.
Il castelliere di Pozzuolo del Friuli si annovera tra i pochi insediamenti fortificati di lunga durata della Media pianura friulana. Fondato nel Bronzo Recente, il villaggio occupò inizialmente il solo rialzo dei Cjastiei (con annessa area di servizio in località Braida Roggia). L'insediamento si estese tra il X e l'VIII sec. a.C. sul vicino rilievo di La Culine e nella seconda età del ferro sul terrazzo di Campo Cuppari. Due sono le fasi di potenziamento della cinta difensiva della quale non è noto il periodo di primo impianto: una, collocata tra il X e l'VIII sec. a.C., con ripristino della scarpata interna tramite falde di ferretto, l'altra datata nel corso del VII sec. a.C. quando furono muniti di un aggere e di un fossato anche i terrazzi a sud e a sud-ovest dei colli. Al VII sec. a.C. risale anche il nucleo più consistente di tombe della necropoli a cremazione di Braida dell'Istituto che fu in uso tra la metà dell'VIII sec. a.C. e gli inizi del V sec. a.C. A partire dalla prima metà del V sec. a.C. comincia per il castelliere una fase di forte recessione che portò al suo completo e definitivo abbandono.
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