SITO PLURISTRATIFICATO, periodo pre-protostorico

Oggetto
SITO PLURISTRATIFICATO
Denominazione
Grotta del Mitreo
Localizzazione
Duino Aurisina (TS) San Giovanni
Cronologia
Neolitico - età del Ferro; secc. I-V d.C.
Ambito Culturale
periodo pre-protostorico, periodo romano
Indagini di scavo
Società Alpina delle Giulie - Commissione Grotte “E. Boegan", Commissione Grotte “E. Boegan"- Sezione Scavi e Studi di Preistoria Carsica "R. Battaglia" - 1965/00/00
Soprintendenza alle Antichità del Veneto - 1967/00/00-1968/00/00
Centro di Antichità Altoadriatiche - Sezione di Studi Carsici, Università di Trieste - 1971/00/00-1972/00/00
Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie di Trieste - 1974/00/00
Codice scheda
SI_384

La grotta naturale detta "del mitreo" si apre sulle prime falde dei rilievi che culminano con la vetta del Monte Ermada, a una quota di m 50 slm. Si tratta di una cavità apparentemente non molto estesa e di forma irregolare, fortemente alterata nel suo aspetto originale dai cedimenti delle volte e delle pareti, oltre che dai moderni lavori di messa in sicurezza. Gli scavi condotti dal 1965 hanno permesso di accertare che la grotta conobbe la presenza umana, sia come insediamento stabile che come rifugio temporaneo, dal neolitico fino almeno all'età del ferro, per poi ospitare, in età imperiale romana, un tempietto dedicato a Mithra. Riguardo le fasi preistoriche e protostoriche, le indagini, limitate a un'area presso il margine SW della sala, hanno evidenziato resti ceramici, attestazioni di industria litica e su osso, resti di fauna e di carboni(STACUL 1971-1972; MONTAGNARI KOKELJ-CRISMANI 1996). L'impianto romano previde un livellamento del piano di calpestio con materiali di risulta. L'ambiente destinato alle cerimonie sacre (lo "spaeleum") fu ricavato nel settore orientale della grotta; secondo la tipica strutturazione dei mitrei, presenta due banconi paralleli (i "podia", lunghi m 5,10 ca., distanti m 2,60 tra loro, per un'altezza di cm 47 e una larghezza di cm 70), sui quali si disponevano i fedeli. Sul fondo dell'ambiente, un sostegno in muratura sorreggeva in origine un simulacro del dio Mithra, probabilmente uno dei due rilievi con tauroctonia e dedica epigrafica al dio rinvenuti nella grotta, grazie ai quali è stata accertata la natura del santuario (vedi infra, paragrafo NSC). L'ambiente era illuminato dall'alto tramite un pozzo di luce; un "impluvium" consentiva di raccogliere e convogliare le acque, funzionali allo svolgimento di riti e sacrifici, come pure un inghiottitoio naturale presente sul fondo della grotta, verso est (PROSS GABRIELLI 1975). Numerosi i materiali archeologici riportati alla luce nel corso degli scavi: oltre ai manufatti di cui si è detto, anche anfore, contenitori in ceramica nord-italica (piatti, patere, coppe, coppette), lucerne, coltelli, materiali da costruzione e da carpenteria (tegole, chiodi), e oltre 500 monete. In attesa di uno studio complessivo del santuario, che consenta di precisarne puntualmente le fasi di impianto, di vita e di abbandono, in via generale il mitreo è inquadrabile tra la fine del I/inizi II secolo d.C. e gli inizi del V secolo. Dalla recentissima classificazione dei ritrovamenti monetali si evince una frequentazione del luogo - non necessariamente di tipo cultuale - ancora fino alla metà del V secolo

Nel periodo pre-protostorico risultano documentati, con soluzione di continuità e con incidenza diversificata, tutti i periodo dal Neolitico all'età del Ferro, durante i quali la grotta fu utilizzata sia come insediamento abitativo stabile che come rifugio temporaneo (MONTAGNARI KOKELJ-CRISMANI 1996). Il santuario romano, che attende uno studio complessivo, rappresenta un raro esempio di mitreo inserito in una grotta naturale, come il culto mitraico imporrebbe. Si configura come una "grotta sacra", un tipo di insediamento cultuale caratterizzato (come nel caso delle vicine "caverna di Mosci", oggi perduta, e della "grotta Alessandra") dal culto di una divinità estranea al pantheon romano, alla quale veniva tradizionalmente tributato un culto catactonio. Dal momento che la diffusione del mithraismo nelle regioni occidentali dell'Impero avveniva tramite le componenti orientali dell'esercito, la presenza del mitreo in questa area è stata messa in relazione, anche per considerazioni cronologiche, con l'insediamento militare del "castellum Pucinum" (Plinio, NH III, 127), identificato presso l'attuale Villaggio del Pescatore, senza dimenticare come l'approdo del Lacus Timavi costituisse un importante luogo di scambi commerciali e culturali. La localizzazione del santuario presso le fonti del Timavo va letto nel quadro della sacralità che il luogo possiede da sempre per le sue caratteristiche naturali, quali lo sgorgare di un fiume sotterraneo e la presenza di un bacino di acque dolci. Questa "area sacra" ospitò diverse manifestazioni cultuali già in epoca protostorica e poi romana (per culminare, in età tardoantica, con la consacrazione della chiesa paleocristiana di San Giovanni "in Tuba": vd. scheda SI 74), sebbene le attestazioni letterarie ed epigrafiche di questi culti abbiano trovato finora scarsi riscontri archeologici (cfr. FONTANA 2001). L'abbandono del mitreo entro la prima metà del V secolo coincide con l'epoca della soppressione dei culti pagani in seguito all'editto di Teodosio del 391.

BIBLIOGRAFIA

Ritrovamenti monetali, Ritrovamenti monetali di età romana nel Friuli Venezia Giulia. III-IV, Province di Gorizia e Trieste, Trieste 2010

Maselli Scotti F., Presenze di culto mitraico nell'alto Adriatico, in Le regioni di Aquileia e Spalato in epoca romana (Atti del Convegno, Castello di Udine, 6 aprile 2006), Treviso 2007

Maselli Scotti F., Riflessioni sul culto di Mitra ad Aquileia, in Orizzonti del sacro. Culti e santuari antichi in Altino e nel Veneto orientale (Atti del Convegno, Venezia, 1-2 dicembre 1999) (Studi e ricerche sulla Gallia Cisalpina, 14), Roma 2001

Fontana F., L'area sacra presso il Timavo, in Tempus edax rerum."Il tempo divora ogni cosa", Ovidio, Metamorfosi, 15, 234. Roma e il Timavo. Appunti di una ricerca, 2001

Durigon M., Le grotte del Carso in età romana, in Archeografo Triestino, 1999, s. IV, 59

Petrucci G., Resti di fauna dai livelli neolitici e post-neolitici della grotta del Mitreo nel Carso di Trieste (scavi 1967), in Atti della Società per la Preistoria e Protostoria del Friuli-Venezia Giulia, 1996, X

Montagnari Kokelj E./ Crismani A., La Grotta del Mitreo nel Carso Triestino, in Atti della Società per la Preistoria e Protostoria del Friuli-Venezia Giulia, 1996, X

Cuscito G., Il “Lacus Timavi” dall’antichità al Medioevo, in Il Timavo, immagini, storia, ecologia di un fiume carsico, Trieste 1989

Pross Gabrielli G., Il tempietto ipogeo del dio Mitra al Timavo, in Archeografo Triestino, 1975, 35

Cannarella D., Guida del Carso triestino. Preistoria - Storia - Natura, Trieste 1975

Stacul G., Scavo nella grotta del mitreo presso San Giovanni al Timavo, in Atti dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, 1971-1972, 7

Andreolotti S./ Duda S./ Faraone E., Relazione sul rinvenimento dei resti di un Mitreo durante la disostruzione della cavità n. 4202 presso le risorgive del Timavo, in Atti e Memorie della Commissione Grotte " Eugenio Boegan", 1966, 5