Gli archivi fotografici familiari e l’indagine attraverso l’intervista
Un archivio familiare è interessante quanto più i proprietari hanno memoria delle vicende della propria famiglia, grazie alla trasmissione orale di tante informazioni preziose. Ascoltare i racconti dei proprietari, il cui ricordo è sollecitato dalla visione della fotografia, significa non solo recuperare informazioni utili nella descrizione dell’immagine – datazione, autore, soggetto – ma soprattutto ricongiungere i fili della storia personale a quelli della Comunità locale e di un territorio condiviso.
Emblematico è il caso occorso durante il lavoro sull’archivio della famiglia Piccoli: la perfetta conoscenza della data di nascita di un loro avo ha permesso ad esempio di datare con estrema precisione una fotografia di Mimmo Zanutto (1840-1913), che si è scoperto essere una delle prime fotografie eseguite dallo studio cividalese.
L’incontro fra Nicolò Piccoli e il fotografo fu anche un incontro umano: entrambi avevano militato nelle fila garibaldine, entrambi erano soci della SOMSI di Cividale del Friuli. Il dialogo con l’intervistato consenti di identificazione il soggetto e di riconoscere le persone fotografate, le occasioni, i luoghi.
Un gruppo in posa di fronte ad un edificio è riconosciuto come i lavoratori della Latteria Sociale; un reportage di guerra diventa particolarmente significativo se correttamente identificato nella campagna di Grecia; quella signora un po’ robusta e accigliata, che compare in qualche fotografia di gruppo familiare, è riconosciuta come un personaggio della memoria collettiva cividalese: la comare Breonassa, al cui ricordo molti sono ancora affezionati.