in basso a destra: Appel
Su un fondo reso con brevi e dense pennellate sovrapposte e direzionate con andamento obliquo, si staglia al centro della composizione, come a evocare una testa e un collo, una forma ovoidale impostata su un elemento in basso a sinistra di forma quasi rettangolare. Il diverso utilizzo di cromie, azzurre, bianche e nere per la testa e il collo, rispetto allo sfondo dato con toni più scuri, ovvero grigio e nero, porta in primo piano la forma ovoidale nonostante i tratti di pennello, spessi e sovrapposti, abbiano lo stesso andamento di quello del fondale.
Quest’opera, acquistata da De Martiis alla Galleria Ulysses di Vienna nel 2016, si presenta come una composizione abbastanza inconsueta rispetto alla produzione più nota di Appel. Ciò che la rende originale è soprattutto la tavolozza cromatica orchestrata sui toni freddi dei blu e dei grigi senza alcun tipo di variazione di colore. Generalmente nella produzione pittorica dell’artista olandese troviamo quasi sempre accostamenti cromatici violenti e accesi, sia quando compone con campiture più distese, sia quando realizza opere dalle pennellate gestuali e corpose. Il soggetto, identificato come un “Ritratto”, differisce dalla serie di ritratti che Appel eseguì alla metà degli anni Cinquanta a Parigi esposti alla Galerie Rive Droite, come ad esempio le tele ritraenti Wihhelm Sandberg, il Dr. Rouméguère ed Etienne Martin, dove i tratti somatici, se pur distorti e grotteschi, hanno una resa figurativa, come del resto quelli eseguiti qualche mese dopo e a New York che ritraevano alcuni dei principali suonatori di jazz, tra cui Miles Davis (P. Bellew, Karel Appel, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1968, p. 9). L’opera, che originariamente si trovava presso l’atelier dell’artista, è stata siglata con un codice che ne identifica la datazione al 1980 (codice X80-099). La fredda tavolozza cromatica impiegata nel “Ritratto” di Cividale, Appel la riprende intorno agli anni Novanta come si può notare nella tela di collezione privata “Eternal Space of Being n. 23” del 1990 esposta alla mostra "Karel Appel. Paintings from Six Decades 'della Galerie Ulysses di Vienna, del 2016, cat. no. 9, anno e luogo dove tra l’altro venne acquistata l’opera della Collezione famiglia De Martiis. La tecnica delle brevi pennellate rettangolari accostate le une alle altre la ritroviamo sempre in produzioni dell’inizio degli anni Novanta, proprio in alcuni ritratti di collezione privata come ad esempio “Face no.2” del 1990 esposto alla mostra “Maestri Contemporanei. Antologia scelta” del 1991 a Firenze. L’opera della collezione De Martiis tuttavia si distingue da questi esempi per il soggetto decisamente non figurativo e per gli impasti cromatici molto più densi, al punto che la firma del pittore pare sprofondare nella materia. Come sottolinea Cristina Beltrami la tela si caratterizza per il “forte carattere espressionista […] quello di una pittura fatta di materia” (La Collezione famiglia De Martiis a Cividale del Friuli, scheda, catalogo a cura di S. Cecchetto – C. Beltrami, Cividale del Friuli 2020, p. 160), anche in virtù della definizione che fece Renato Barilli sulla pittura gestuale degli anni Ottanta di Appel fatta di “figure ridotte all’osso, brevi intrecci di segni, stenogrammi vergati rapidamente, che potrebbero essere graffiti altrettanto bene, o forse meglio, sui muri delle strade” (Karel Appel, catalogo della mostra a cura di M.J. Jitta, Firenze 1985, p. 13).
Collezione Famiglia De Martiis Cividale, La collezione famiglia De Martiis a Cividale del Friuli, Cividale del Friuli (UD) 2020
Beltrami C., Tempi e modi di una collezione: le scelte di Giancarlo De Martiis, in La collezione famiglia de Martiis a Cividale del Friuli, Cividale del Friuli (UD) 2020
Karel Appel, Karel Appel, Firenze 1985
Bellew P., Karel Appel, Milano 1968