Lungo la Senna, dipinto, Fonda Enrico, XX

Oggetto
dipinto
Soggetto
veduta di Parigi: Senna
Autore
Fonda Enrico (1892/ 1929)
Cronologia
1928
Misure
cm - altezza 52, larghezza 72
Codice scheda
OA_131715
Collocazione
Trieste (TS)
Palazzo Revoltella
Civico museo Revoltella
Iscrizioni

Veduta di un lungosenna parigino percorso da numerose piccole figurette appena abbozzate.

La veduta della Senna fu donata al Museo Revoltella dalla figlia dell'artista fiumano, Bianca Fonda, assieme ad altri tre olii (Il piroscafo Laura, La Senna e Una strada di Parigi) che, con altre quattro opere (tutti paesaggi tranne il noto Ritratto con la moglie) ben rappresentano al Museo Revoltella, l'attività artistica di Enrico Fonda. Abbandonati gli studi architettonici, inizialmente intrapresi a Budapest per volontà dei genitori, Fonda si sposta frequentemente di città. Oltre a Venezia, dove è attratto dai maestri della tradizione coloristica veneta, e a Firenze, dove la lezione dei macchiaioli e di Fattori in particolare, contribuisce a sviluppare le sue "doti pittorico-costruttive latenti nell'antico studente d'architettura" (Malabotta 1929), Fonda espone a Milano alla prima mostra del Novecento Italiano (1926). Imparentato con Italo Svevo, in quanto cugino di Antonio Fonda Savio, genero dello scrittore, Fonda gli trasmette in alcune lettere datate marzo e luglio 1927 il suo desiderio di recarsi a Parigi per maturare ulteriormente il proprio linguaggio artistico - "ormai non vedo l'ora di essere a posto a Parigi per mettermi a lavorare" (Fonda a Svevo, 29 luglio '27, in Mostra antologica, nota 25, s.p.). Nel gennaio del 1928 il pittore fiumano, che come altri artisti italiani e suoi concittadini era stato attratto, per l'affinamento e la maturazione della propria espressione artistica, dalla vivacità e dal nuovo fervore culturale della capitale francese, scrive nuovamente a Svevo, annunciandogli la mostra personale presso la Galleria Dru. La veduta parigina del Museo Revoltella appartiene al promettente periodo parigino di Fonda che, iniziato alla fine del 1927, terminerà precocemente nel febbraio del 1929. Dimenticato il linguaggio novecentista, a cui mai realmente si accosta il pittore fiumano, egli elabora in questa particolare fase un’espressione artistica che, partendo dallo spunto cezanniano che non gli fa perdere consistenza di forma e gusto per il colore, giunge ad un linguaggio artistico di estrema sintesi e liricità, come osserva Carrà nell'anno della scomparsa del pittore: "la realtà si faceva intima in una lenta trasformazione organica, che è il modo pur sempre più sicuro per un pittore di riuscire lirico e persuasivo. Ridare gli aspetti complessivi del vero in simultaneità di colore, luce e volumi, era il credo artistico che in questi ultimi tempi si era forgiato" (Carlo Carrà, in L'Ambrosiano, Milano 7 febbraio 1929, cit. in cat. mostra 1979, s.p.).

BIBLIOGRAFIA

Gregorat S., Schede, in Il Museo Revoltella di Trieste, Vicenza 2004