La Vergine, effigiata a mezza figura, tiene tra le braccia Gesù Bambino. Questi si stringe teneramente con la mano destra al collo della madre che piega il capo verso di lui. Il Bambino regge con la mano sinistra un oggetto di forma sferica, riconoscibile come una mela o un'arancia. Le due figure sono rappresentate a bassorilievo entro un tondo con cornice modanata.
Nonostante i riferimenti a modelli alti, come quelli dei fiorentini Della Robbia, la resa del soggetto da parte dell'ignoto lapicida non è priva di incertezze, che ne palesano l'origine periferica. In questo giudizio ci conforta i confronti con gli analoghi tondi di via Gemona e piazza San Giacomo a Udine, dove, rispetto all’opera della collezione Ciceri, più evidente appare l’adesione al gusto rinascimentale nella ricca decorazione della cornice dei tondi, nelle forme eleganti e nella morbidezza dei panneggi. Analoghe considerazioni si possono dedurre dal confronto con il tondo di Carlo da Corona inserito nella facciata di Palazzo Mantica in via Manin (anni 20 del '500), che presenta una più decisa plasticità ma anche una fredda ieraticità, lontana dai caldi gesti di affetto tra madre e figlio del tondo Ciceri. La profondità dello zoccolo posteriore suggerisce che probabilmente in origine l’oggetto dovesse avere funzione di chiave di volta (Ribezzi, 2005). Quanto all'iconografia della mela va ricordato che essa, in antitesi al frutto del peccato originale e alle nature morte che alludono alla ineluttabile fine della vita, simboleggia la salvezza e la redenzione. L'arancia oltre a detenere i medesimi significati della mela, simboleggia, per la caratteristica della pianta che è un sempreverde, l'incorruttibilità e l'immortalità.
Ribezzi T., Schede, in Segni della devozione. Materiali dalla collezione Ciceri, Udine 2005