Nudo femminile, dipinto, Sironi Mario, XX

L'opera proviene dalla Galleria Milano e prima di entrare nella collezione Astaldi apparteneva alla collezione Barbaroux. E' stata datata al 1928 nel catalogo della mostra sull'artista tenutasi a Firenze nel 1969 (cfr. Cagli - Gatto 1969). Nella seconda metà degli anni Venti la presenza di Sironi nel gruppo Novecento, costituitosi nel 1922 a Milano per iniziativa di Margherita Sarfatti, assume un rilievo sempre maggiore quale interprete ideale dei principi di solidità costruttiva, solennità classica, essenzialità che caratterizzano il movimento inteso come rinascita di un'arte moderna nazionale, nell'alveo della grande tradizione italiana. Tra i temi che contraddistinguono la produzione di questi anni, oltre ai paesaggi urbani e alle periferie, eredità iconografica mutuata dalla giovanile militanza nel Futurismo, è proprio il nudo femminile che misura la sua rilettura del passato, tradotto da Sironi in un tono monumentale, di ascendenza masaccesca, e caricato di significati esistenziali. I suoi Nudi femminili sono personificazioni cupe, drammatiche e fortemente chiaroscurate, identificabili con l'elemento terrestre, con la materia primigenia. Nel dipinto di Udine la donna è colta nella propria intimità, accanto al letto, giganteggia ed occupa quasi tutto lo spazio della tela, costretta in uno spazio ristretto per il particolare taglio compositivo. La figura emerge dall'ombra ed è costruita con un impasto corposo dai toni bruni. Fa parte di quella umanità che Sironi plasma con toni eroici e tragici, senza retorica celebrativa.