in basso a destra: Lucano
Un’atmosfera corrusca, appena illuminata dai riflessi rosseggianti del tramonto, avvolge un paesaggio devastato da un cataclisma. In primo piano si intravedono le macerie di alcuni edifici distrutti, mentre sul fondo compare, miracolosamente ancora integra, la massa architettonica di una chiesa con il suo campanile.
Insieme a Pioggia d’oro e a La prima ora, il dipinto fa parte di una serie di opere il cui soggetto richiama panorami di morte e distruzione che l’artista realizzò nei primi anni Trenta del secolo. La produzione di quegli anni evidenzia uno stile attento alla resa volumetrica delle masse e una stesura cromatica spessa e corposa. Artista ormai affermato, Lucano aveva iniziato il suo percorso formativo alla Scuola Industriale per Capi d’Arte di Trieste, allievo di Eugenio Scomparini, per proseguire poi i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Ettore Tito che lo avviò all’osservazione del vero. Tra le lagune però egli si era sentito attratto dalla vena intimistica delle vedute veneziane realizzate da Pietro Fragiacomo a cui si era accostato per affinità d’intenti. Verso la fine del XIX secolo, il pittore decise di recarsi a Monaco dove strinse amicizia con Ruggero Rovan e dove prese a frequentare lo studio del pittore boemo Anton Azbe. Rientrato nel capoluogo giuliano, a partire dal 1899, partecipò ad alcune edizioni della Biennale veneziana riscuotendo non pochi successi; in quel periodo si iscrisse alla Scuola di nudo del Circolo artistico di Trieste e iniziò a dedicarsi alla pittura del nudo femminile. Dagli anni Venti del Novecento andò affiancando alla sua produzione da cavalletto un’intensa attività nell’ambito della decorazione, all’interno e all’esterno di molti palazzi triestini. Il paesaggio e la veduta cittadina rimasero sempre i temi preferiti della sua pittura e furono particolarmente apprezzati dalla critica. Recensendo una mostra personale dell’artista svoltasi a Trieste nel 1936 Silvio Benco ebbe a scrivere: “Lucano è pittore essenzialmente lirico: nei suoi paesaggi, quando li ritrae dal vero, ci mette una nota di sentimento; quando li evoca dalla fantasia, ci mette una nota di sogno. Per certi aspetti è un pittore che si avvicina a Nathan, ancorché facciano una pittura molto diversa. Interprete del sentimento e del sogno è in Lucano una qualità squisitamente pittorica a lui propria e che riscontriamo in tutte le sue cose migliori: l’amore di certe tonalità d’una bellezza peregrina, sulle quali egli fa giocare morbidamente o misteriosamente la gradazione di luce. Tali tonalità si trovane anche nei suoi paesaggi dal vero; ma attingono la loro espressione più acuta, e diciamo pure più affascinante, quando l’autore ne fa elemento di visioni un po’ fantastiche, di scenri un po’ favolosi, nei quali la realtà assume aspetti illusori di cose sognate […]” (cfr, b. [Silvio Benco], Mostra di pittori – Piero Lucano, in «Il Piccolo», 15 gennaio 1836). (GRANSINIGH 2007, p. 178-179)
Gransinigh V., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Fasolato P., Piero Lucano, in Arte d’Europa tra due secoli: 1895-1914. Trieste, Venezia e le Biennali, Milano 1995
Tiddia A., Piero Lucano 1878 / 1972, in Il mito sottile. Pittura e scultura nella città di Svevo e Saba, Trieste 1992
Arte Gorizia, L’arte a Gorizia tra le due guerre opere dalla raccolta dei Musei Provinciali, Gradisca d'Isonzo (GO) 1991
Favetta B.M., Piero Lucano 1878-1972, Trieste 1982, n. 5