in alto a destra: HE 1860 (monogramma sormontato da simbolo)
Il dipinto raffigura Nettuno, paludato all'antica, trainato da quattro cavalli marini. Un putto alato e una figura maschile tentano di governare i cavalli mentre una figura femminile alata porge al dio del mare un vassoio di conchiglie, perle e coralli.
Il dipinto fu commissionato dall'arciduca Massimiliano per la residenza di Miramare come afferma Nicolò Bottacin in una nota manoscritta riportata in una lettera dell'Heinrich rivoltosi al collezionista vicentino per un prestito. In cambio di tale prestito, il pittore ungherese inviò in data 2 dicembre 1860 uno schizzo a olio su cartoncino . Tale schizzo è il bozzetto preparatorio dell'opera di Miramare e oggi è conservato nel Museo d'Arte Medioevale e Moderna di Padova. Il dipinto di Heinrich conservato nei depositi del castello è pertanto la redazione finale dell'opera commissionata dall'arciduca nel 1860 e fu conclusa entro il 27 dicembre 1860, data riportata sulla quietanza nella quale il pittore dichiara di aver ricevuto 300 fiorini per l'esecuzione del dipinto "Nettuno". Tale tela che non figurava ancora fra le opere allogate da Ferdinando massimiliano nell'ottobre del 1860 riportate dall'Osservatore Triestino del 17 ottobre 1860, rappresenta l'ennesima conferma dell'interesse dell'arciduca nei confronti del pittore ungherese che secondo alcuni studiosi si trovava a trieste già dal 1853. Sicuramente l'artista figurava in città nel 1859 quale residente in Casa Fabris, al n. 1244 della Piazza della Caserma Grande. Varie ipotesi sono state fatte sull'incontro fra il pittore e l'arciduca, sicuramente si può dire che il loro rapporto dal punto di vista archivistico risale al 30 ottobre 1858 quando Heinrich viene menzionato nei giornali di cassa per un acconto su un dipinto commissionato da Massimiliano. In seguito all'artista ungherese verranno allogate molte opere tuttora presenti nel Castello. Il dipinto conservato nei depositi dimostra in questo caso le qualità di colorista e valente esecutore di scene profane del pittore oltre ad anticipare le sue capacità nel definire i personaggi e la sua sapienza nel comporre scene affollate e ardite impaginazioni visibili pienamente in altre opere quali il dipinto "Albero genealogico della famiglia Asburgo-Lorena".
De Bei F., Schede, in Il Museo Storico del Castello di Miramare, Vicenza 2005