Livia, busto, Sartori Mario, XX

Ritratto femminile. Oltre il volto è descritto anche il collo e lo scollo circolare della veste Testa bronzea montata su un basamento quadrangolare in marmo su cui è attaccata una targhetta metallica

Il ritratto venne offerto da Sartori alle costituende sale d'arte moderna intitolate a Sofronio Pocarini presso il Museo della Redenzione di Gorizia nel 1935, data che permette dunque di fissare un limite cronologico alla realizzazione. La testa femminile presenta una particolare affinità con l'opera di Libero Andreotti. Lo scultore toscano era stato insegnante di Sartori presso il Regio Istituto Artistico di Firenze e all'inizio degli anni Trenta era considerato uno dei principali esponenti della scultura nazionale. Nel 1934 inoltre alla Biennale di Venezia era stata allestita una mostra retrospettiva all'artista dove erano esposti diversi ritratti che costituivano dei modelli a cui Sartori potè guardare. Nella "Livia" si individuano dati stilistici e formali vicini alle soluzioni di Andreotti: il volto affilato, le labbra a cuore profilate con una linea nitida, l'attaccatura frastagliata dei capelli, il mento tondeggiante e la descrizione del collo che termina con un breve accenno alla scollatura della veste. Simile è anche il modo di incidere la superficie: nel rendere il volume della capigliatura e nel disegnare le sopracciglia con fitte incisioni. Sartori nel 1935 era già avvezzo al genere del ritratto, tanto da ricevere lodi dalla critica locale per la capacità di conciliare una ricerca espressiva personale e l'attenzione al dato fisionomico necessario nei ritratti. Nella Terza Mostra Provinciale di Gorizia del 1933 aveva presentato un non meglio specificato "Ritratto" e nei successivi tre anni alle rassegne goriziane e triestine esporrà esclusivamente ritratti: difficile sapere se una di queste opere sia in realtà la "Livia".