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in alto a destra: P. Marussig
Ritratto maschile in primo piano frontale. L'uomo ha capelli corti neri e baffi. La bocca è leggermente socchiusa.
Una importante testimonianza della vita dell’artista è data dalla serie di autoritratti che, quasi come le pagine di un diario tenuto scrupolosamente, vanno dai tempi della giovinezza, quando il pittore guardava con piglio deciso alla vita, agli anni trenta, nel tempo in cui, sebbene fosse divenuto un maestro affermato, Marussig non evitava di affrontare il proprio volto sottoponendolo, come in un impietoso esame davanti allo specchio, alla cruda verifica di un bilancio esistenziale. La recentissima pubblicazione del catalogo generale delle opere di Marussig (N. Colombo, C. Gian Ferrari, E. Pontiggia, Piero Marussig (1879 – 1937). Catalogo generale, Cinisello Balsamo, Milano 2006) offre l’occasione di enucleare nell’ampia opera dell’artista la consistenza del “genere” autoritratto che, sviluppandosi lungo il corso dell’intera attività, scandisce negli anni l’evolversi dell’arte di questo pittore dalla personalità schiva e riservata. Seguendo la chiara traccia del suo profilo artistico tratteggiata da Elena Pontiggia (Piero Marussig. Una musica da camera, in Piero Marussig […] 2006, p. 14 e segg.), di cui in questa sede si considera solo la parte inerente gli autoritratti fino al 1918 – data del dipinto qui considerato -, si rileva che le opere eseguite dall’artista nella stagione giovanile, fra il 1898 e il 1903, “sono esclusivamente ritratti, in genere di familiari, e autoritratti […] e non è nemmeno insolito che un pittore trovi i primi modelli nella sua cerchia di legami e di amicizie. Tuttavia questa univocità tematica è anche il sintomo, nel caso di Marussig, di una sensibilità introversa, raccolta nel proprio mondo interiore e nella propria geografia di affetti, che sarà sempre una caratteristica dell’artista”. La studiosa considerava che, mentre negli autoritratti del 1898 (2006, nn. 5-6) si ritrovano motivi di sapore tardo-romantico, nei volti immersi nella penombra dipinti fra il 1901 ed il 1903 (2006, nn. 8-12) si scoprono invece “accenti più distesi, segnati da una certa ritrattistica monacense” particolarmente evidenti nel bellissimo olio del Civico Museo Revoltella del 1902-1903 (2006, n. 10). Dopo le importanti esperienze di Vienna (1899) e Monaco (1900-1901) e dopo il matrimonio con Dina Drenik, Marussig si trasferì a Roma ed il periodo è testimoniato soprattutto dai numerosi autoritratti (2006, nn. 20-23) tra cui quello a medaglione “dove l’artista mescola elementi antichi e moderni: la sigaretta, ostentata allegramente tra le dita, e la corona di uve e di pampini, che incornicia classicamente la sua figura”. Nel 1905 l’artista si recò a Parigi dove soggiornò per oltre un anno rientrando a Trieste nel 1906. Le esperienze trascorse nell’intenso settennato di viaggi venivano riassunte da Marussig stesso nell’intervista concessa nel 1928 a Titta Rosa (Visite ad artisti. Marussig, in “La Fiera Letteraria”, Milano - Roma, 8 aprile 1928, qui tratto da Pontiggia, 2006, p. 14 e segg.): “A Parigi sono stato un anno e mezzo, poi me ne sono tornato a Trieste, nella mia casa di campagna [villa Chiadino, in cima al vicolo degli Scaglioni, acquistata nel 1906]: E lì ho cominciato a riflettere, a controllarmi sulla natura. A Parigi dipingevo in una sorta di post-impressionismo a modo mio. A Trieste facevo dei paesaggi nei quali mi importava di rendere soprattutto le unità del colore. Non andavo cercando il colore degli oggetti: la realtà m’appariva dominata da un’irradiazione luminosa, della quale mi studiavo di cogliere il senso tonale”. Pontiggia citava l’Autoritratto del 1910 (2006, n. 56) quale opera esemplarmente riassuntiva dei mutamenti intervenuti nella pittura di Marussig: “Al pittoricismo e alla campitura a tutto impasto delle figure dei primi anni del secolo, alla rapidità corsiva delle figure dipinte a Parigi, subentra ora un’immagine nitida, articolata in parti precise (il colletto, le ciocche di capelli) accuratamente ribadite dai contorni. Perfino baffi e sopracciglia sono innervati da linee geometriche”. Il “periodo tonale” di Marussig (1906-1911) si concludeva con lo splendido Autoritratto con la moglie firmato e datato 1911 (2006, n. 59). Gli autoritratti del successivo “periodo espressionista” (1912-1919) si concentrano soprattutto nel 1914 (2006, nn. 114-119) e si caratterizzano per la diversità della conduzione pittorica, quasi l’autore si servisse della propria immagine per sperimentare diverse possibilità espressive in una ricerca stilistica in cui la pennellata – sempre materica - si fa, di volta in volta, arruffata, rapidamente corsiva o pacatamente distesa. In questi dipinti muta anche l’inquadratura che, procedendo per zoomate, avvicina o allontana la figura in uno studio in cui si modifica anche la postura, ruotata da obliqua a quasi frontale, fino a giungere all’autoritratto di spalle (2006, n 118). Nel 1916 l’artista ci restituisce un’immagine di sé molto provata (2006, nn. 174-176), quasi a documentare la contaminazione degli eventi bellici, una tragedia che nemmeno l’isolamento del suo rifugio al termine del vicolo degli Scaglioni consentiva di ignorare. Del 1917 è il bellissimo ed ancora sofferto autoritratto del Museo Revoltella (2006, n. 211) proveniente dalla collezione dello scultore Ruggero Rovan, uno dei pochissimi amici triestini di Marussig. Nei tre dipinti assegnati dal catalogo generale a Marussig al 1918 (2006, nn. 251-253), tra i quali è compresa l’opera qui considerata, il volto dell’artista sembra aver ritrovato le fattezze del 1914 e, soprattutto, in queste prove Marussig fa mostra di una rinnovata volontà sperimentale che si confronta direttamente con i ritratti del 1914. Ciò è particolarmente evidente tanto nel pastello di collezione privata di Belluno (2006, n. 252) interpretabile come consequenziale elaborazione dell’olio già della Galleria Genova di Genova (2006, n. 115), quanto nel dipinto qui considerato che, pur nel capovolgimento dell’immagine da destra a sinistra e nonostante l’inquadratura più ravvicinata, dipende - pittoricamente e come attitudine psicologica - dall’autoritratto firmato e datato 1914 del Museo Revoltella di Trieste (2006, n. 116). (DELNERI 2007, p. 184)
Delneri A., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Colombo N./ Gian Ferrari C./ Pontiggia E., Piero Marussig (1879 – 1937). Catalogo generale, Cinisello Balsamo (MI) 2006
Novecento Gorizia, Il Novecento a Gorizia. Ricerca di una identità. Arti figurative, Venezia 2000, Arti figurative
Arte Stato, Arte e Stato. Le esposizioni sindacali nelle Tre Venezie (1927-1944), Milano 1997
Barilli R., Piero Marussig, una raccolta privata: opere dal 1904 al 1937, Milano 1991
Marussi G., Piero Marussig, periodo triestino, Trieste 1972