Il codice si compone di cc. 283. Scrittura gotica corale. Notazione musicale quadrata nera su tetragrammi rossi. Contenuto liturgico:antifone dal sabato avanti la prima domenica di Avvento alla settuagesima dopo Pentecoste.
Il codice è il primo di quattro tomi, ordinati secondo l'anno liturgico, di cui si compone l'Antifonario gemonese, cui vanno ad aggiungersi un altro antifonario e tre graduali che insieme costituiscono il corpus dei codici miniati del Duomo di Gemona. La critica ottocentesca li considerava un gruppo omogeneo, attribuendoli a un unico autore. Il primo a menzionarli fu il Barozzi, che ne attribuiva le miniature a un frate Franceschino da Padova, citato nei Quaderni dei Camerari, dove vengono annotate delle spese per codici acquistati a Padova, e da lui identificato con frate Francesco miniatore attivo a Padova nel 1344. Tale ipotesi venne accettata fino allo studio di Marchetti, il quale osservò che se la scrittura e la notazione musicale appaiono abbastanza uniformi nei vari codici, le miniature presentano invece sensibili differenze e vanno quindi attribuite a mani e a epoche diverse. Nel caso dell'Antifonario 1 egli propose una datazione tra la fine del 1200 e gli inizi del 1300, condivisa dalla Mirmina Ferroli anche in base alla rubrica che si legge all'inizio del codice, la quale precisa che esso è redatto secondo l'uso romano; tale consuetudine aveva soppiantato quella aquileiese a Padova appunto agli inizi del Trecento. La studiosa avvicina le miniature dell'Antifonario 1 a quelle del Graduale 1 e ritiene entrambi i codici affini alla maniera padovana del sec. XIII, in particolare all'Epistolario di Giovanni da Gaibana e all'Antifonario diurno della Biblioteca Capitolare di Padova. Sostanzialmente d'accordo con la Mirmina Ferroli è Bergamini, che riconosce nelle miniature "elementi padovani prevalenti su quelli bolognesi" e distingue la presenza di due artisti: uno, responsabile dell'iniziale A di c. 2v., "sensibile alla suggestione del mondo aulico veneziano", l'altro, autore delle restanti capitali, "dal fare più popolareggiante". Di diverso avviso Conti che riferisce tutti i corali gemonesi all'ambito bolognese di fine Duecento riconoscendovi l'intervento dei miniatori della Bibbia di Enrico de' Cerchi; in particolare nel nostro codice sono identificati i miniatori di Mosè. Ritornando a qualche anno di distanza sui codici gemonesi, Bergamini ha ribadito per l'Antifonario 1 le assonanze con Padova, anticipandone però di poco la datazione alla fine del secolo XIII-inizi del XIV. Drusin nel 1987 propone uno studio particolareggiato delle miniature, ritenendole opera di miniatori bolognesi attivi a Padova. Mariani Canova sottolinea i caratteri che legano i codici gemonesi all'ambito padovano e francescano e, riguardo all'Antifonario 1, riconosce nell'iniziale di c. 2v la mano del "miniatore svevo" individuato da Conti nella Bibbia Laurenziana, maestro che a sua volta "mostra di rifarsi direttamente all'Epistolario di Giovanni da Gaibana". Per Giovanna Valenzano invece le iniziali del codice si devono tutte alla stessa mano, come dimostrato da una serie di confronti tra particolari aspetti delle diverse lettere; la studiosa evidenzia anche le affinità con l'Epistolario di Giovanni da Gaibana, riproposte "entro un più maturo linguaggio pittorico aggiornato sul primo stile bolognese". Anche in base alle strette affinità con il Graduale del 1290 di Padova, il nostro codice viene riferito senz'altro all'ambito padovano, e precisamente allo scriptorium del Santo, e datato all'ultimo quarto del sec. XIII. La Valenzano ricorda che il passaggio dal rito patriarchino a quello romano non è argomento valido per una datazione posteriore in quanto, come altri studiosi hanno dimostrato, i libri liturgici prodotti per un convento francescano dovevano comunque attenersi alla consuetudine della curia romana.
Valenzano G., Scheda 12, in La miniatura a Padova dal Medioevo al Settecento, Modena 1999
Mariani Canova G., La miniatura degli ordini mendicanti nell’Alto Adriatico all’inizio del Trecento, in Arte e spiritualita negli ordini mendicanti. Gli Agostiniani e il Cappellone di San Nicola a Tolentino, Roma 1992
Mariani Canova G., La miniatura nei libri liturgici marciani, in Musica e liturgia a San Marco. Testi e melodie per la liturgia delle ore dal 12. al 17. secolo. Dal graduale tropato del Duecento ai graduali cinquecenteschi, Venezia 1990, I
Drusin N. / Merluzzi F. / Patat P., Catalogo delle opere, in Il duomo di Santa Maria Assunta di Gemona, Udine 1987
Bergamini G., Catalogo, in Miniatura in Friuli, Udine 1985
Conti A., La miniatura bolognese. Scuole e botteghe 1270-1340, Bologna 1981
Conti A., La miniatura in Friuli, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Pisa 1972, serie 3, v. II
Bergamini G., Catalogo dei codici miniati, in La miniatura in Friuli, Milano 1972
Mirmina Ferroli G., L' antifonario del tesoro del duomo di Gemona, Udine 1968
Marchetti G., Archivi gemonesi, in Glemone, Udine 1965
Marchetti G., Gemona e il suo mandamento, Udine 1958
Barozzi N., Gemona e il suo distretto, Venezia 1859