Ritratto ovale a mezzo busto di un uomo. Indossa una giacca e una cravatta nera. Porta i baffi e la barba. Ha gli occhi azzurri.
Se la fama artistica di Antonio Rotta rimane essenzialmente legata al quadro di genere, la sua abilità ebbe modo di manifestarsi anche nei non numerosi ritratti, di cui quello di Carlo Favetti (1819-1892) costituisce uno degli esempi migliori. Sul fondo scuro della tela si delinea la figura a mezzo busto dell’effigiato, volto appena di tre quarti alla sua destra e con lo sguardo indirizzato al di fuori dello spazio pittorico. La personalità di Carlo Favetti è nota soprattutto per i suoi legami con gli ambienti patriottici goriziani che, dopo gli avvenimenti insurrezionali del 1848, si impegnarono a sostenere pretese nazionali ben definite in contrasto con la politica cautamente riformistica messa in atto dal governo asburgico. Tra il 1850 e il 1851 Favetti diresse il «Giornale di Gorizia», quotidiano di indirizzo liberale, e in seguito alle elezioni del 1851 fu designato segretario del Comune, funzione che mantenne fino al 1861 quando, nominato Podestà di Gorizia, fu costretto a rinunciare all’incarico perché la sua elezione non venne ratificata dalle competenti autorità viennesi a cui era fortemente inviso per le sue posizioni antiaustriache. Nel 1866 fu incarcerato a causa dei suoi legami con gli ambienti dell’emigrazione politica veneta e istriana. Rilasciato nel 1867, continuò ad impegnarsi sul fronte del liberalismo filoitaliano tanto che, perseguitato dalla polizia, nel dicembre del 1868 fu costretto a rifugiarsi dapprima a Udine e poi a Venezia dove rimase sino al 1871 prima di rientrare defintivamente nel capoluogo isontino (S. CAVAZZA, Favetti, Carlo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol XLV, Roma 1995, pp. 458-461). Fu in occasione di questo forzato soggiorno lagunare che egli riallacciò rapporti di amicizia con Antonio Rotta il quale risiedeva in città già da parecchi anni, dopo aver concluso i propri studi alla locale Accademia di Belle Arti. Nel 1869 il pittore poteva così firmare e datare il ritratto dell’amico che appare raffigurato sulla tela goriziana in tutta la sua realistica vivezza. All’epoca il pittore aveva ormai consolidato la sua notorietà: poteva, infatti, vantare una nomina a socio dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e la sua presenza si faceva registrare, con costanza, alle mostre organizzate dalla Società Veneta Promotrice di Belle Arti. A partire dal 1871 egli estese la sua attività espositiva anche all’estero partecipando alla mostra del Kunst Verein a Vienna con i dipinti Cattiva compagnia, Due amici fedeli, L’età dell’oro e Il ciabattino (quest’ultimo esposto sempre nella capitale asburgica presso la Galleria Oelzelt nel 1878). In seguito, inviò le proprie opere all’Esposizione Universale di Vienna del 1873, ottenendo una medaglia al merito. I legami che egli aveva sempre mantenuto con la sua città natale gli permisero, inoltre, di partecipare alle mostre che vi si tennero nel 1887 e nel 1894 lasciando alcuni suoi dipinti in collezioni private cittadine. Particolarmente apprezzato fu, nel contesto della Prima Esposizione artistica goriziana (1887), il quadro dal titolo Stella di mare portata a termine dall’artista nello stesso anno e di cui non è nota l’attuale ubicazione. (GRANSINIGH 2007, p. 90)
Gransinigh V., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Di Colloredo Toppani B., Dipinti inediti dei Musei Provinciali di Gorizia, in Studi Goriziani, Gorizia 1977, vol. XLV, genn.-giugno
Cossar R.M., Storia dell'arte e dell'artigianato in Gorizia, Pordenone 1948