in basso: L. Seculin pix / 1856
Ritratto femminile ovale di una giovane donna. Indossa un abito nero sopra una camicia bianca con pizzi. Porta i capelli raccolti. Al polso indossa bracciale con cammeo.
Definito da Giovanni Cossar «il più bello di tutti i lavori del Seculin» (G. Cossar I, inv. 16/10), il ritratto raffigura Barbara Weichselberger, moglie dell’artista, rappresentata a busto intero, il corpo girato di tre quarti ed il volto fisso all’osservatore. Il pizzo bianco della camicetta rischiara l’abito scuro, castigato al pari dell’acconciatura fissata sulla nuca da un grande nastro nero. Unici ornamenti della giovane sono il bracciale con vistoso cammeo ovale portato sul braccio destro e il rossore che ravviva il pallido incarnato del volto. Plasmata con solide volumetrie enfatizzate dai forti contrasti cromatici, la figura si staglia su un fondo uniforme e anonimo, interrotto solo dal drappo verde di una tenda appena percettibile sulla destra. L’opera è firmata in basso a sinistra “L. Seculin pix/1856” ed ha forma ovale, particolare che assieme alla precisa definizione dei dettagli, induce a ritenere che il ritratto sia stato eseguito sulla base di un prototipo fotografico. In questo caso l’espediente, utilizzato soprattutto dalla metà del secolo per ridurre i tempi di posa dell’effigiato e adottato dal Seculin anche per l’esecuzione del Ritratto di Lucia Maurovigh WIldenbrunn (cfr. inv. 316/06), si rivela particolarmente utile per delineare in modo efficace l’interiorità della donna. Accanto alla cura nell’esecuzione dei particolari, l’opera colpisce infatti per l‘equilibrio compositivo e cromatico ricercati dall’artista per meglio affiancare la verosimiglianza fisionomica alla rappresentazione di modestia e riservatezza, virtù che si propagano dalla donna all’ambiente spoglio in cui è inserita. Nonostante il carattere personale e la destinazione privata, il dipinto è frutto di una meditazione che coinvolge la parsimonia cromatica di certa ritrattistica rinascimentale e la precisione disegnativa appresa dal Seculin sia all’Accademia di Vienna da lui frequentata sia dagli esempi cronologicamente poco distanti del concittadino Giuseppe Tominz. Depurato da qualsiasi oggetto che possa distogliere dallo sguardo fisso e penetrante della donna, il ritratto risulta quindi la più lampante testimonianza di una vita semplice, improntata ad affetti familiari che sembrano scaldare lo sfondo spoglio su cui è profilata la protagonista. La riuscita sintesi fra introspezione psicologica ed elevate qualità pittoriche hanno permesso a quest’opera di rappresentare più volte la maniera dell’artista goriziano, definito ritrattista sensibile e di raffinata tecnica (Joos 1961, p. 49). Il Ritratto della moglie è stato infatti presentato alla “Mostra d’Arte Moderna” e alla “Mostra del collezionista isontino” tenutesi a Palazzo Attems rispettivamente nel 1948 e 1960. In entrambe le esposizioni compariva anche il Ritratto della madre affiancato, nel secondo dei due eventi, da una Palude e da un dipinto raffigurante una Cappella Votiva, testimonianti la produzione paesaggistica e di opere sacre che contribuì alla fama di Seculin. (MOGOROVICH 2007, p. 96)
Mogorovich E., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Bradaschia G., Andiamo insieme a visitare i Musei Provinciali di Gorizia, Gorizia 1980
Malni Pascoletti M., La pinacoteca di Palazzo Attems, in Studi Goriziani, Gorizia 1977, XLV
Mostra collezionista, Mostra del collezionista isontino, Gorizia 1960
Mostra d'arte, Mostra d'arte moderna, Gorizia 1948
Cossar R.M., Storia dell'arte e dell'artigianato in Gorizia, Pordenone 1948
Nostre incisioni, Le nostre incisioni, in Forum Julii, Cividale del Friuli (UD) 1910, I, n. 1, marzo