All'interno di scenografiche quadrature si collocano cinque scene bibliche sulla parete destra e tre sul soffitto. A queste si aggiungono le raffigurazioni delle sei Profetesse, due sul lato destro e quatto su quello sinistro, collocate entro finte nicchie architettoniche. La porta d'ingresso alla Galleria e la porta finestra sono delimitate da eleganti colonne tortili dipinte ad imitare una struttura architettonica che contribuisce ad ampliare visivamente lo spazio della stanza. Sulle sovrapporte capeggia lo stemma dei Dolfin.
La decorazione di questo ambiente appare appena successiva a quella che coinvolse Tiepolo nel soffitto dello scalone d'onore del medesimo palazzo. Collocabile dunque tra il 1726 ed il 1728, questo complesso decorativo si dimostra come il primo e più importante ciclo di affreschi della giovinezza dell'autore. Nell'affrontare questa complessa commessa il Tiepolo venne accompagnato da Mengozzi Colonna, col quale aveva già avuto modo di lavorare a Venezia. Il tema teologico, di grande complessità non solo religiosa, ma anche politica, venne abilmente messo in luce dal pennello di Tiepolo che in questo era guidato dal patriarca Dionisio Delfino e dai suoi teologi e iconografi tra cui l'udinese Nicolò Madrisio. La preparazione teologica di questa equipe del patriarca, unita alla bravura nella trascrizione pittorica propria di Tiepolo, produsse un complesso che risulta oggi, come allora agli ospiti del patriarca, gradevole visivamente e di profondo impatto morale. Fine ultimo del Patriarca era infatti quello di trasmettere l'integrità e la fermezza morale di quelli che egli considerava i primi patriarchi della Chiesa: Abramo, Isacco e Giacobbe. Nello spazio della Galleria vengono dunque narrati passi della vita di questi personaggi, intercalandoli con le raffigurazioni delle Profetesse, consigliatrici per antonomasia e dunque pronte e guidare l'osservatore nella via della riflessione. Quest'ultima doveva infine portare alla Fede, elemento che accomuna tutte le scene rappresentate in questo luogo. L'esecuzione del complesso pittorico deve essere probabilmente cominciata dal soffitto, per poi scendere lungo le pareti. Questa ipotesi è supportata dalla diversa trattazione della pellicola pittorica e dalla scelta della tavolozza: ancora molto "giovane" e legata agli schemi tenebrosi nel soffitto, più matura con l'uso più cosciente degli effetti di trasparenza, nel caso dei riquadri della parete. La lettura narrativa del complesso risulta molto articolata partendo dalla parete destra con "l'incontro di Sara con l'angelo" a cui corrisponde nella sequenza "l'incontro tra Abramo e gli angeli" dalla parte opposta. Si prosegue poi sul soffitto con "Agar e Ismaele nel deserto", "Il sacrificio di Isacco" e "Il sogno della scala dorata" che ha per protagonista Giacobbe. Quest'ultimo viene ripreso al centro del grande affresco della parete in cui è raffigurato l'incontro di Labano con Rachele e Giacobbe. L'intera narrazione trova conclusione nei due monocromi sempre sulla parete destra raffiguranti la lotta di Giacobbe con l'angelo e l'abbraccio tra Giacobbe ed Esaù. Tradizione narra che Tiepolo abbia voluto autocelebrarsi in questo affresco introducendo un autoritratto, nel giovane Giacobbe, un ritratto della moglie Cecilia, nelle vesti di Rachele e il piccolo Giandomenico in quelle del pargolo accanto alla donna.
Patriarca Tiepolo, Il Patriarca e il Tiepolo. Guida breve al Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo nel Palazzo Patriarcale di Udine, Udine 2004
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