dipinto, Heinrich Eduard, XIX

Ritratto ovale a mezzo busto di uomo colto di tre quarti verso destra. Ha capelli, barba e baffi neri. Indossa un paio di occhialini ovali con montatura in ferro. Sotto la giacca nera, indossa una panciotto di velluto marrone e una camicia bianca con collo sparato chiuso da un cravattino a farfalla. Sulla camicia spicca un bottone di metallo. Lo sfondo è indefinito ma omogeneo di colore grigio-verde.

L’ovale è giunto nelle collezioni pubbliche goriziane nel 1980 come legato da parte della discendente Flora de Bosizio Lippi. Vi è rappresentato all’età di circa quarantanove anni, quasi di profilo, il busto del cavalier Johann Baptist Franz Leopold de Bosizio-Thurnberg (detto anche “Tita”), capitano distrettuale (come si legge sull’etichetta apposta sulla cornice). Nato a Gorizia nel 1807 e ivi longevamente deceduto nel 1904, aveva ricoperto l’incarico di Imperial Regio consigliere aulico dell’impero, venendo però ricordato anche per essere stato verseggiatore e traduttore. Tra il 1801 e l’anno successivo, infatti, vennero date alle stampe le traduzioni in vernacolo goriziano di tre componimenti originariamente in lingua tedesca: la poesia Il Litoral austriac e il canto Il nestri Imperator di Carlo Coronini, come Il chiant della chiampana di Fredrich de Schiller, la cui pubblicazione risulta anche edita a suo nome. Sullo sfondo omogeneo, sopra la spalla destra appare una sigla composta che sormonta la data di esecuzione del dipinto: 1856. Delle tre cifre legate, chiaramente riferite all’autore, solo lo centrale sembra poter essere chiaramente identificabile in una “E”, mentre le due ai lati appaiono come la stessa speculare. L’alta qualità della pittura, l’intensa indagine psicologica e la precisa stesura pittorica spingerebbero a identificare l’autore in Franz Eybl, allievo a Vienna di Giovan Battista Lampi e del goriziano Francesco Caucig, il quale immortalò a Trieste negli anni successivi al 1840 alcuni dei personaggi più in vista della società mercantile e «dimostrò nei ritratti un’adesione allo stile del Waldmüller» (Ruaro Loseri, 1993, p. 42). Un valido accostamento per avvalorare l’ipotesi che il monogramma possa essere letto come “f-E-f” e sciolto come “Franz Eybl fecit”, potendo così nel catalogo del pittore austriaco l’olio, sembrerebbe quello con il ritratto del Conte Miklós Wesselényi il Giovane conservato presso il Magyar Nemzeti Múzeum di Budapest. Con il quadro ungherese, infatti, il ritratto De Bosizio condivide l’impostazione della figura, la scala cromatica, la stesura pittorica e la scelta dello sfondo. Inoltre, come è ben visibile sullo sfondo del ritratto del Chirurgo Josef Walz del Liechtenstein Museum, il pittore viennese usava apporre vistose firme sulle sue opere. (DE FEO 2007, p. 76) Rispetto di quanto ipotizzato da Roberto De Feo nella scheda del catalogo della pinacoteca sopra riportata, Alessandro Quinzi (2015, pp. 162-167) ha proposto di sciogliere diversamente il monogramma presente sull'opera. Lo studioso ha rilevato la medesima siglatura HE nel Ritratto dei fratellini Steininger (1855) esposto nel Salotto degli antenati del Museo Sartorio, nel Ritratto della famiglia Hortis (1856) dei Civici Musei di Storia e Arte e nel Ritratto di famiglia (1855) del Museo Revoltella. Si tratta delle iniziali del pittore ungherese Eduard Heinrich che, formatosi presso l'Accademia di Vienna e trasferitosi in seguito a Roma, giunse a Trieste intorno al 1853.