in basso a destra: Eug. Scomparini
Composizione di forma rettangolare. Vi sono due lacune a destra e a sinistra. Al centro troviamo raffigurata l'allegoria della Musica che sorregge con la mano destra una lira. Indossa una veste bianca e un manto broccato dorato. Più in basso, lungo la scalinata, è colto di spalle un giovinetto nudo che si appoggia su una lira. Ai piedi dell'allegoria della Musica è ritratto frontalmente un putto seduto. La scalinata è coperta da un drappo rosso ed è percorsa da una ghirlanda. In secondo piano si intravedono due figure femminili. Il cielo che fa da sfondo è azzurro solcato da nuvole bianche.
La fine del secolo veniva festeggiata a Gorizia con la riapertura del Teatro di Società (novembre 1899), radicalmente ristrutturato negli esterni da Ruggero Berlam, che intervenne anche nella decorazione dei palchi e che affidò a Eugenio Scomparini la grande tela soffittuale [di cui rimangono tre frammenti inv. 761/06, inv. 364/06, inv. 365/06]. Il progetto di Berlam, datato 1897, includeva precise indicazioni rispetto alla decorazione degli interni: «II quadro centrale che sarebbe affidato al valente pittore Eugenio Scomparini sarebbe dipinto ad olio e rappresenta il Genio che incorona la Musica, putti con allegorie analoghe come richiede lo stile adottato, che arieggia il veneziano di sapore sansovinesco, la parte in rilievo d'incorniciature sarebbe ricca di dorature il che accrescerebbe effetto nel punto più interessante per il quadro che campeggia nel mezzo» (brano riportato in Eugenio Scomparini 1984, p. 54). Erede della grande tradizione decorativa veneta, Scomparini realizzò la tela soffittuale del teatro goriziano all'apice della carriera artistica e il modello qui considerato - da valutare più come opera "finita" che non come iniziale e rapida elaborazione del soggetto - restituisce compiutamente la poetica neosettecentesca dell'artista. La scena, costruita con abilità compositiva e gestualità teatrale in un crescendo dal basso verso l'alto, celebra la Musica mentre sta per essere incoronata dal Genio alato che si libra nello spazio vasto e aperto del cielo tra puttini, tra cui quello con la tromba alludente alla Fama, che si staccano e si aggregano tra il fluttuare di serici drappi, come seguissero l'andamento fratto e sinuoso di una rocaille. Sulla scalinata marmorea danzano altri puttini e giovanetti connotati da una sensualità efebica: un inno alla creatività e alla giovinezza immerso nella luce mattinale e cristallina. In quest'opera, Scomparini si rivela un originale interprete dell'allegorismo tiepolesco volto nel sorridente e ottimistico linguaggio della Belle Époque. Allievo di Grigoletti e Molmenti all'Accademia di Venezia, Scomparini ottenne nel 1874 dal Consiglio municipale della città natale un pensionato di tre anni a Roma. Rientrato a Trieste, d'intesa con il compagno di studi Antonio Lonza, divenne promotore di un "movimento coloristico" ispirato a Fortuny. Scomparini svolse un ruolo determinante nella formazione delle nuove generazioni di artisti come professore di disegno presso la neocostituita Scuola Industriale dove insegnò dal 1887 al 1911. Dal 1885, per un decennio, fu anche energico e autorevole presidente del Circolo Artistico. La parte più significativa della sua opera è riferibile alle grandi decorazioni, tra cui il sipario del Politeama Rossetti, il soffitto per il Teatro Fenice di Trieste, per il Teatro di Società di Gorizia, Treviso, Fiume e Spalato in Croazia (opere in gran parte perdute); per il Caffè della Stazione di Trieste (dal 1972 in una sala della galleria d'Arte Antica di Trieste), per il palazzo Scuglievich, per il palazzo Artelli e per la sede della Cassa di Risparmio. (DELNERI 2007, p. 92) Restaurato da Leopoldo Perco di Lucinico dopo i danni subiti nella I Guerra Mondiale tra il 1919 e il 1926. Recuperato da G. Cossar per mezzo del Comando di Piazza di Gorizia nel 1918.
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