in basso al centro: MUSIC/ 1952
Figure di cinque cavalli ripresi posteriormente sormontati da cinque figure femminili di spalle. Si tratta di contadine avvolte da scialli, di cui due sorreggono due ombrellini neri aperti. Il paesaggio è caratterizzato da fasce orizzontali dai toni marrone, blu, viola.
Il ritorno a Venezia nel 1946 segnava l’inizio della prima splendida stagione di Music, un ritorno alla vita scandito dall’atmosfera mutevole della laguna i cui riflessi venivano catturati nei toni incantati e sommessi dei primi cavallini dalmati, dei nudini, degli autoritratti, dei ritratti di Ida e dalle sospese vedute di Venezia. Nel 1949 l’artista esponeva alla Galleria del Naviglio a Milano e, presentandolo nel catalogo, Quarantotti Gambini coglieva nei motivi dalmati trasposti a distanza dalla memoria la poetica più personale di Music: “Gli asinelli di Music – azzurrini, argentei, perlacei e lisci, quasi levigati dall’aria marina – sono gli stessi della nostra infanzia. Istria e Dalmazia: Music ci stupisce evocando – forme, luce, colori – cose ch’erano in noi da sempre e che ci sembra di vedere per la prima volta. E non vi è, nella sua quieta singolarità, alcun inganno della memoria; basta l’aria dell’Adriatico, viva in tutto ciò che egli dipinge, a farci respirare nel mito”. Il dipinto qui considerato è una delle ultime opere dello splendido ciclo dedicato ai motivi dalmati: vi campeggiano le sagome colorate dei cavallini visti di schiena, le contadine avvolte negli scialli, le cupole degli ombrelli. Icone che si stagliano come figure ancora ben definite nello spazio bidimensionale del fondo percorso da fasce colorate, rese vibranti da striature trasparenti e raccordate da tonalità sommesse, che passano dal bruno tortora al blu indaco, dall’azzurro al violetto rosato, creando la spazialità virtuale di un racconto onirico. Questi cavallini sono tra gli ultimi piccoli dipinti che Jean Leymarie definiva “silenziosi e sognanti” (Introduzione, in Music, opere 1946-1985, catalogo della mostra al Museo Correr di Venezia, Milano 1985) poiché, come ricordava lo studioso francese, dopo il trasferimento a Parigi (1952) “Music si lascia trascinare verso la stilizzazione. I suoi motivi reiterati, colline, cavalli, asini con panieri, contadine con il parasole, s’irrigidiscono in rotondità riassuntive […] Questa schematizzazione un po’ decorativa della forma segna l’esaurirsi di un ciclo”. (DELNERI 2007, p. 190)
Delneri A., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007
Music, Music, Conegliano Veneto (TV) 2003
Arti Gorizia, Le arti a Gorizia nel secondo 900, Udine/ Gorizia 1987
Arte Friuli, Arte nel Friuli Venezia Giulia: 1900-1950, Pordenone 1982
Bradaschia G., Andiamo insieme a visitare i Musei Provinciali di Gorizia, Gorizia 1980