Montparnasse, dipinto, Battig Melius Rodolfo, XX

Oggetto
dipinto
Soggetto
veduta di Parigi: Montparnasse
Autore
Battig Melius Rodolfo (1894/ 1937)
Cronologia
1933
Misure
cm - altezza 54, larghezza 73
Codice scheda
OA_7828
Collocazione
Gorizia (GO)
Palazzo Attems Petzenstein
Musei Provinciali. Pinacoteca

Veduta di una strada percorsa da automobili e passanti sotto la pioggia.

Il dipinto qui considerato è una delle migliori prove del soggiorno parigino di Melius. Quasi rievocando la città grigia e azzurra degli impressionisti, l’artista si avvale del velo madreperlaceo della pioggia per fermare un attimo del caleidoscopico universo della vita quotidiana della metropoli. Un istante colto come sedimento nel perpetuum mobile di una costellazione sgargiante, transitoria, irripetibile ed irraggiungibile per un pittore della misera bohème, che viveva in modo affatto precario, al di fuori della società garantita. Il difficile percorso artistico di Melius era iniziato agli inizi degli anni venti, ma fu soltanto nel 1929 che Sofronio Pocarini gli offrì la prima occasione espositiva organizzandogli una personale nella Galleria della Sala del Littorio del Dopolavoro provinciale di Gorizia (“L’Isonzo”, 8 luglio 1929). Nei mesi successivi l’artista partecipò attivamente alla vita culturale isontina, tanto che nel dicembre dello stesso anno fu invitato a far parte – assieme a Max Fabiani, Giovanni Novelli e Veno Pilon - della giuria della II Esposizione Goriziana di Belle Arti presieduta da Sofronio Pocarini (“L’Isonzo”, 7 dicembre 1929). Alla mostra Melius era presente con otto opere, alcune delle quali venivano definite da Alfonso Panini Finotti (pur molto critico rispetto all’esposizione nel suo complesso) “pregevoli […] per la efficacia della coloritura e del disegno” (“L’Isonzo”12 dicembre 1929). L’ambiente provinciale di Gorizia e gli scarsi sbocchi professionali facevano però ripartire l’irrequieto Battig per Parigi da dove, il 25 ottobre 1930, scriveva a Sofronio Pocarini “Comprendo bene quale vita si fa a Gorizia, tanto che io non ci potevo più; si vede tutto, si sa tutto, per comprendere poco, è bene venire per 2 mesi e poi ripartire […] a dire il vero verrei a Gorizia molto volentieri […] e ci starei bene anche per fare diversi quadri, che in verità quelli che ho fatto l’anno scorso sono riusciti bene, è un gran bel paesaggio la nostra provincia, dove tutto artisticamente è da imparare” (E. Pocar, Mio fratello Sofronio, Gorizia 1976, p. 201). Allo scadere degli anni venti Melius, come riconosceva lui stesso nella missiva a Pocarini, aveva trovato una propria dimensione che si esprimeva con particolare felicità soprattutto nel paesaggio, che incominciava a vedere come una bella combinazione di toni, una configurazione di forme e di colori, un’impressione da trasferire sulla tela. Erano i paesaggi di Gorizia che Max Fabiani aveva apprezzato per la composizione coloristica e “l’aria fresca, luminosa” (“L’Isonzo”, 19 dicembre 1929), le vedute di Parigi con i boulevard e le piazze animate dalla folla. Melius tuttavia non era pittore da fermarsi alla superficie e, agli inizi degli anni trenta, lo scintillante paesaggio urbano cedeva il passo alla periferia, allo squallore dei sobborghi dove pur pulsava la vita (Partita al pallone, Fabbriche e campo sportivo, 1932), alla cupa atmosfera dei centri industriali della provincia tedesca (Vedute di Luetgendortmund). Nel 1933 Melius presentava alla III Esposizione Goriziana di Belle Arti cinque dipinti e tre disegni che consentivano a Max Fabiani (“L’Eco dell’Isonzo”, 16 dicembre 1933) di tracciare un equilibrato profilo dell’artista che si concludeva osservando: “L’artista appare in una nuova veste; una nota quasi nordica si intravede nei giardini; un’altra quasi franco-spagnola nei ritratti. La bella nuova veste, che si presenta originale e splendida, non può nascondere del tutto piccole mancanze di coltura […]. Sotto molti riguardi si presentano le sue tele ad esempio istruttivo, per disinvoltura di concetto e sono lavori molto lodevoli e proprii, per la nota prettamente personale dell’artista”. La mostra goriziana fu un trionfo per Melius, che otteneva l’ambito riconoscimento dell’acquisto di un suo dipinto (Autoritratto) da parte del re ed il conferimento della megaglia d’oro, evento che fu annunciato a Parigi il 3 marzo 1934 in occasione di un incontro tra la stampa e gli artisti presenti nella capitale francese (“L’Eco dell’Isonzo”, 9 marzo 1934). (DELNERI 2007, p. 130)

BIBLIOGRAFIA

Pinacoteca estate, Pinacoteca d'estate. Viaggio nel primo '900. Opere della Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, s.l. 2010

Delneri A., Schede, in La Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia, Vicenza 2007

Delneri A., Catalogo delle opere: schede relative a Rodolfo Battig-Melius, in Il Novecento a Gorizia. Ricerca di una identità. Arti figurative, Venezia 2000

Bradaschia G., Andiamo insieme a visitare i Musei Provinciali di Gorizia, Gorizia 1980

Damiani L., Arte del Novecento in Friuli. Il liberty e gli anni Venti, Udine 1978, I

Monai F., Artisti goriziani negli anni Venti, in Iniziativa Isontina, Gorizia 1973