Il Crocifisso in piombo, cavo sul retro, si mostrava con braccia perfettamente distese sulla croce, capo reclinato sulla spalla destra, fianchi cinti da perizoma, piedi sovrapposti. Il volto è contraddistinto da barba e folti baffi minutamente incisi, bocca semiaperta, grande naso adunco, orbite infossate con occhi semichiusi. Attualmente è quasi illegibile il corpo, tutto accartocciato, mentre la testa è ancora discretamente conservata. Su ciascuna delle estremità superiori della croce erano presenti tre sfere, in basso era invece sollocato un teschio; un vessillo era posto al di sopra del montante.
Il Crocifisso in piombo fu eseguito in occasione del restauro ottocentesco della facciata e posto a coronamento del frontone. Lo stesso materiale era stato utilizzato anche per la realizzazione dei due Crocifissi precedenti quello in esame, documentati al 1651 ed al 1407-1408. Dopo il terremoto del 1976 furono recuperati, a cura del signor Luigi Pittini di Gemona, due frammenti dell'opera: la testa, ancora abbastanza leggibile, che entra a far parte delle collezioni del Museo alla sua apertura, senza restauro, a testimonianza del sisma del 1976 e della ricostruzione del Duomo, e il corpo tutto accartocciato, conservato invece nei depositi.
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