sul retro in alto al centro: Aita/ 1991/ N° 4
Dittico astratto con rilievi bianco/nero
L’opera è un dittico composto da due pannelli di uguale grandezza che dimostrano la ricerca da parte di Aita di un rapporto fra spazio virtuale e spazio concreto, ricorrendo a forme archetipiche. Il trattamento epidermico, per così dire, della superficie, fatta di protuberanze, sfregi, coppie di crateri simili a bocche urlanti, ricordano vagamente i famosi Sacchi di Burri. Il colore nero dei pannelli sembra formato da materia vischiosa, oscura e informe, tossica; sono come corpi ricoperti da bitume, offrendo un’immagine che evoca gli effetti disastrosi delle coste invase dalle maree nere di petrolio. Questo aspetto si lega con la sensibilità ecologista propria di molte opere pittoriche dell’artista, come la serie dei Boschi e delle Cabine senz’aria e dei Tubi d’aria (di quest’ultima serie fa parte della collezione universitaria un disegno su carta) dove però la sensazione di avvelenamento riguarda l’inquinamento atmosferico. (continua su annotazioni)
Bruno Aita, Bruno Aita, Buja (UD) 1992