Il Museo Civico di Gemona del Friuli, uno dei comuni più colpiti dal terremoto del 1976, evento traumatico che ha segnato la nostra regione, riflette nelle opere esposte non solo la volontà di documentare la storia e le tradizioni della città e i legami con il territorio, ma anche i danni subiti dal suo patrimonio artistico e soprattutto l’ingente sforzo, l’impegno e la determinazione volta al suo recupero, nell’intento di offrire una ricca e variegata esposizione rivolta alla Comunità e ai visitatori della cittadina, divenuta uno dei simboli della ricostruzione. Il Museo svolge dunque la funzione di mantenere vivo il legame tra il prima e il dopo, tra l’antica città e la sua rinascita. Due sono infatti i temi che hanno guidato l’ideazione del percorso espositivo: il recupero delle opere d’arte salvate da edifici distrutti e la presentazione dei beni pervenuti al Comune secondo varie modalità. Il Museo Civico, istituito nel 1991 e inaugurato il 25 ottobre del 2003, è ospitato in Palazzo Elti, uno degli edifici storici ricostruiti filologicamente secondo il principio “dov’era, com’era” lungo via Bini, strada principale del centro cittadino. Il percorso ha inizio nel salone d’ingresso, dedicato alla presentazione del museo e della sua sede, e prosegue al primo e secondo piano in sezioni distinte, dove sono esposte in sequenza cronologica oltre che opere di proprietà pubblica, anche alcune pezzi di proprietà privata, concessi in comodato d’uso o donati, posti in relazione per scuole d’appartenenza, autori e tecniche d’esecuzione.
Il Centro regionale ha svolto un ruolo fondamentale nel processo di genesi di questa realtà museale, portando avanti nel corso di un decennio, a partire dagli anni Novanta, l’attività di catalogazione, che ha costituito l’antecedente importante nella fase di conoscenza del patrimonio pubblico prima e in quella della sua valorizzazione poi. Attraverso uno specifico progetto di schedatura dei beni a carattere artistico di proprietà del Comune, è stato possibile infatti ridefinire i nuclei di opere con caratteristiche comuni, in particolare per quel che concerne la formazione e provenienza. Sono stati così individuati dipinti e sculture provenienti da edifici di culto distrutti dal terremoto e non più riedificati (Piano I), due eterogenee piccole collezioni precedentemente conservate nel Palazzo comunale e nella Biblioteca (Piano II) e la serie dei ritratti dei nobili Elti, già presenti nell’omonimo palazzo (scalone d’onore). Prevalgono pertanto le schede OA relative a opere d’arte, come dipinti, sculture, suppellettili ecclesiastiche, affreschi staccati e oreficerie. Tra le opere di maggiore pregio si segnalano la Madonna con Bambino di Cima da Conegliano, firmata e datata 1496, posta a fianco di una copia cinquecentesca tratta dal pittore udinese Secante Secanti; la Madonna in trono con il Bambino, San Giuseppe e Santa Elisabetta d’Ungheria, opera dell’inizio del XVI secolo, attribuita a Pellegrino da San Daniele e la cosiddetta pala di Sant’Anna, datata 1505, di scuola salisburghese, tutte provenienti dalla ricco patrimonio artistico della Chiesa della Beata Vergine delle Grazie; seguono alcuni bellissimi lacunari del soffitto a cassettoni della Chiesa di San Giovanni Battista, dipinti da Pomponio Amalteo nel 1533, ad accezione di 5 realizzati nel 1521 da Gaspare Negro, la Crocifissione di Palma il Giovane, seconda metà del XVI secolo e alcuni dipinti dei Secanti, di metà-fine XVI secolo, provenienti da entrambe le chiese.
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