in basso a sinistra: A. Родченко
Su fondo monocromo sono rappresentate due figure stilizzate formate da forme geometriche. Sono riprese frontalmente, quella a sinistra pare alzare verso l’alto il braccio destro, mentre il sinistro si unisce con il braccio destro della figura accanto, come se si stessero prendendo per mano. I colori delle figure sono accordati sui bianchi, verdi, neri e anche con il colore panna dello sfondo. Ogni elemento è contornato da segno nero.
Quando nel 1920 il movimento Costruttivista cominciò a prendere rilievo, Rodchenko insegnava al Vkhutein, l’Istituto statale di arte e tecnica dove molti artisti aderenti alla corrente costruttivista si professavano ingegneri. Il termine Costruttivismo deriva infatti dal latino “constructio” e con tale termine si voleva intendere come l’arte dovesse unirsi alla tecnologia al fine di costruire oggetti pratici per una produzione di massa nel contesto dell’industrializzazione del nuovo Stato sovietico. L’intento era sostanzialmente quello di uscire dalla logica estetizzante dell’opera d’arte al fine di utilizzare l’arte stessa come mezzo di propaganda in ogni aspetto della vita quotidiana per la ricostruzione di una nuova società. La creazione artistica venne così considerata come un amalgama fra architettura, scultura, tecnologia a servizio di finalità politico-sociali in modo pratico e utilitaristico. Rodchenko aderì a queste teorie prendendo parte anche al gruppo Produttivista che nel 1921 propugnava per l’appunto il concetto di arte come espressione della vita quotidiana, per poi interessarsi alla tecnica del fotomontaggio resa celeberrima nelle copertine delle riviste Kino-fot, LEF e Novy Lef. Tutto questo prima di dedicarsi dal 1924 alla fotografia che lo rese uno dei fotografi più famosi al mondo. Proprio negli anni Venti quindi maturò in lui questo nuovo concetto di arte e tecnologia che si può riscontrare anche nel disegno della collezione De Martiis dove le due figure rappresentate sembrano il frutto di un assemblaggio di elementi derivanti da una produzione industriale. Resi tuttavia ancora con un intento estetico sono formati da elementi geometrizzanti dove prevalgono cerchi, triangoli e rettangoli a evocare due figure che paiono colloquiare tra loro. Questa composizione è indubbiamente affine ad una sua produzione del 1920 dal titolo “Costruzione su fondo bianco. Robot”, un olio su tela dai cromatismi rossi e neri appartenente alla Collezione Costakis del Museo Statale di Arte Contemporanea di Salonicco (“Avanguardia russa da Malevič a Rodčenko. Capolavori della collezione Costakis del Museo Statale di Arte Contemporanea di Salonicco”, a cura di M. Tsantsanoglou – A. Charistou, Skira, Milano, 2015, p. 146). Proprio il titolo dato a quest’opera, ovvero la rappresentazione di strutture meccaniche come automi robotizzati, ci permette di leggere appieno la ricerca di Rodchencko verso il concetto di arte e tecnologia che stette alla base del Costruttivismo. Il disegno risulta proveniente nel 2011 dalla collezione Sergei Popov’ di Berlino e nel 2017 dalla collezione Georg Soldatenko di Dubai (Emblemi delle Avanguardie Russe. Collezione De Martiis, a cura di S. Colussa, Tolmezzo (UD) 2021, p. 100).
Emblemi Avanguardie, Emblemi delle Avanguardie Russe. Collezione De Martiis, Tolmezzo (UD) 2021
Cecchetto S., Emblemi dalle avanguardie, in La collezione famiglia De Martiis a Cividale del Friuli, Cividale del Friuli (UD) 2020
Avanguardia Russa, Avanguardia russa da Malevič a Rodčenko. Capolavori della collezione Costakis del Museo Statale di Arte Contemporanea di Salonicco, Cinisello Balsamo (MI) 2015