Ritratto di uomo di profilo verso sinistra. Indossa una camicia bianca e una cravatta rossa a righe nere. In secondo piano un tavolino quadrato visto con prospettiva dall'alto. Il tavolino è coperto da una tovaglia azzurra. Sopra vi sono sue libri, due penne, una squadra e un oggetto di forma rettangolare. Lo sfondo è indefinito.
Sul fondo neutro del cartoncino si staglia l’autoritratto dell’artista, volto di profilo alla sua destra, mentre, in una prospettiva irreale, fluttua, in secondo piano, un tavolino quadrato, coperto da una tovaglia azzurra, sul quale sono appoggiati alcuni libri, matite, una squadra e un oggetto che pare di riconoscere come un posacenere. I tratti somatici dell’artefice – il naso importante, gli occhi sporgenti, il mento e la fronte sfuggenti – appaiono impietosamente evidenziati dall’intervento chiaroscurale della matita nera che conferisce all’immagine un accento caricaturale di matrice espressionista. Nel concepire questo autoritratto, Carmelich sembra meditare sulla tradizione ritrattistica del passato rivisitandola in chiave assolutamente moderna. L’idea di associare visivamente le sembianze dell’artista con gli strumenti della sua professione, il fatto che questi venga ripreso di profilo oltre un’immaginaria balaustra rimandano direttamente ad esempi e modelli che dal Cinquecento in poi percorrono la storia della pittura fino ai giorni nostri. Tali richiami appaiono del tutto inconsueti nella brevissima esperienza artistica di un autore che, nel giro dei sette anni della sua attività creativa, seppe bruciare l’ansia di una sperimentazione costante che dagli esordi compiuti nell’ambito del Futurismo lo condusse a passare attraverso l’analisi sintetica del Cubismo e del Costruttivismo, per approdare infine all’espressionismo nordico venato di ironia e di suggestioni magiche e fantastiche di Marc Chagall. Personalità eclettica, Carmelich si dedicò con uguale entusiasmo a pittura, illustrazione, poesia, scenografia e critica d’arte collaborando, e in certi casi dirigendo, riviste d’avanguardia come «L’Aurora» di Gorizia, «Energie Futuriste» e «25» di Trieste, «La Nuova Venezia» che si pubblicava nella città lagunare. Nel 1923 entrò a far parte del Movimento Futurista Giuliano fondato a Gorizia da Mirko Vucetich e Sofronio Pocarini col quale fu in stretti rapporti di frequentazione ed amicizia tanto che nel 1925 si incaricò di illustrare la copertina della raccolta poetica Lollina, data quell’anno alle stampe dallo stesso Pocarini. Nell’autunno del 1925, con Augusto Cernigoj ed Emilio Dolfi, fondò a Trieste una scuola d’arte privata sul modello costruttivista che Cernigoj aveva conosciuto frequentando il Bauhaus a Weimar. Dal 1926 accanto a tali interessi egli cominciò ad appassionarsi al disegno e alla fotografia maturando l’idea di studiare architettura. S’iscrisse dapprima al Politecnico di Torino, ma dopo qualche mese, senza aver dato alcun esame forse anche per i problemi di salute che lo angustiarono tutta la vita, tentò di trasferirsi alla Regia Scuola di Architettura a Roma. Qui non venne accettato così decise di tentare presso l’Istituto di Architettura di Venezia, prima di recarsi a Praga dove trascorse l’ultimo anno della sua breve vita. Quanto sin qui evidenziato, spinge a riconsiderare la cronologia dell’Autoritratto in questione: gli oggetti raffigurati sul tavolo, di cui si è detto in precedenza dovrebbero, infatti, essere messi in relazione ai nuovi interessi di Carmelich per gli studi di architettura. Benché Manlio Malabotta abbia ritenuto l’opera eseguita nel 1928, sulla scorta delle osservazioni appena avanzate pare opportuno accogliere il recente suggerimento di Nicoletta Zar che ha proposto di retrodatare il foglio al 1926 per ragioni tecniche e stilistiche. A ciò andrebbero affiancandosi anche le motivazioni addotte dai rinnovati interessi dell’artista, suggerendo di considerare l’opera realizzata negli ultimi mesi del 1926 o nei primi del 1927 quando, con assai scarsa fortuna, ma grande passione, egli aveva preso a frequentare il Politecnico torinese. (GRANSINIGH 2007, p. 156)
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