facciata ingresso principale su via Cadorna: CIVICO STABILIMENTO BAGNI
Il Civico Stabilimento Bagni – opera dell’architetto Leopoldo de Claricini Dornpacher - viene costruito tra il 1876 e il 1878 su un terreno in pendenza, con la parte alta in corrispondenza dell’ingresso, posto lungo via Cadorna. La particolare conformazione altimetrica del lotto determina - per quel che riguarda il corpo centrale dell'edificio - un volume emergente con due piani sul lato stradale e tre piani verso il giardino retrostante. La pianta dell'edificio è a forma di T, con il fronte principale simmetrico rispetto all'atrio di ingresso. L'edificio presenta una volumetria articolata. Dalla via Cadorna il corpo centrale dell'ingresso risulta infatti più alto rispetto ai due bracci laterali, questi ultimi ad un solo piano fuori terra. Il prospetto principale è caratterizzato da una loggia d’ingresso definita da tre archi a tutto sesto impostati su pilastri e su spalle laterali, queste ultime costituite da paraste sovrapposte e a tutta altezza. Sia nei pilastri che nelle paraste della facciata si riconoscono capitelli, basi e piedistalli (cimasa, dado e zoccolo) che sembrano alludere ad un ordine dorico dalle linee assai semplificate. Il piano d’imposta delle arcate si attesta sullo stesso allineamento dei capitelli di paraste e pilastri. Più sopra corre un fregio continuo lungo tutto il fronte, sormontato dal cornicione che, in corrispondenza del corpo centrale dell’edificio, separa di fatto il piano nobile dal livello superiore. In asse con le singole finestre sono visibili un oculo in corrispondenza del sottotetto e due piccoli riquadri posti in basso al livello del seminterrato. Nel primo piano del corpo centrale viene ripresa la partitura verticale del livello sottostante, con la riproposizione delle paraste. Tre finestre si aprono assialmente agli archi della loggia. Nel porticato una scalinata posta lungo l’asse di simmetria immette al vestibolo del piano rialzato del corpo centrale, attraverso un portone affiancato da due finestre ad arco. Sempre nella loggia, due accessi laterali dislocati al livello stradale portano rispettivamente al corpo di destra e a quello di sinistra. Il fronte strada si caratterizza inoltre per la successione di paraste che inquadrano delle finestre ad arco: quattro a destra e quattro a sinistra. Come già sperimentato in altri edifici goriziani, Leopoldo de Claricini sembra proseguire la sua ricerca progettuale secondo il linguaggio del Rundbogenstil (stile dell'arco a tutto sesto), movimento nato in Germania alcuni decenni prima. Le ampie e leggere archeggiature delle facciate paiono ispirarsi ai modelli dell’architettura paleocristiana e romanica. Le facciate sul retro non presentano elementi architettonici degni di particolare nota. Vengono mantenute le linee marcapiano che denunciano la divisione tra i livelli. Significativa è poi la presenza dell’elegante ciminiera disposta assialmente. La costruzione originaria comprendeva anche delle strutture situate nel giardino retrostante e oggi non più esistenti: una piscina esterna, due edifici minori che ospitavano le cabine-spogliatoio, un terrazzamento per il bagno di sole e un ampio spazio per la funzione estiva dei bagni. Da inizio Novecento il complesso ha sicuramente subito delle trasformazioni che non hanno comunque stravolto la conformazione complessiva dell’edificio.
Per decenni lo stabilimento svolge la sua funzione originaria, fino alla metà degli anni Novanta, quando viene definitivamente chiuso. Degli interventi di manutenzione e di adeguamento risalgono al 1980, quando la vasca esterna viene interrata e le cabine esterne vengono demolite. Negli anni Duemila il Comune si fa promotore di un project financing per il recupero del vecchio complesso con l'obiettivo di riconvertire il sito in un moderno centro benessere. L'iniziativa non riesce però a compiersi e tra il 2016 e il 2018 vengono attuati solo i lavori di bonifica e rimozione dell'amianto dalle coperture. Attualmente l'edificio è in completo stato di abbandono.
Le fondazioni sono in pietrame; le strutture portanti verticali sono in muratura di mattoni; il tetto a falde è costituito da travature lignee. Il prospetto principale è caratterizzato dai tre archi dell'ingresso porticato e dalla successione delle paraste che inquadrano le finestre ad arco.
Tavano S., Architettura goriziana negli anni del liberty, Gorizia 2009
Tavano S., Con Venezia e con Vienna. L'arte a Gorizia (1740-1914), in Venezia Vienna. Il mito della cultura veneziana nell'Europa asburgica, Milano 1983