Sacrario militare di Oslavia, Gorizia

Localizzazione
Gorizia (GO) Ossario
Oggetto
cimitero
Denominazione
Sacrario militare di Oslavia
Uso storico
Sacrario
Uso attuale
Sacrario
Codice scheda
A_9441
Iscrizioni

Il sacrario militare di Oslavia sorge vicino a Gorizia, sulla vetta di un colle, situato tra gli abitati di Piuma e Oslavia; si incontra a sinistra salendo lungo la strada che da Gorizia conduce a San Floriano del Collio, a quota 153. Il progetto è dell’architetto toscano Ghino Venturi. Si tratta di un monumento commemorativo che accoglie le spoglie di circa 57.000 soldati caduti durante la prima guerra mondiale, nelle battaglie che si svolsero nella zona dell’Alto Isonzo, da Gorizia a Tolmino. Il complesso funerario del sacrario occupa un'area a pianta triangolare. Al centro si erge un imponente torrione; ai vertici del basamento triangolare sono invece posizionate tre torri minori. I resti dei caduti identificati sono ospitati in loculi ricavati nelle murature delle torri e sono sigillati con lastre lapidee che riportano le generalità del singolo militare. Le torri minori laterali custodiscono i resti dei caduti ignoti, tumulati in tre grandi ossari centrali, incassati nella pavimentazione e sigillati da spesse lastre di pietra. Le torri, sia quella centrale che quelle minori, sono collegate da gallerie sotterranee. I tre corridoi mettono in comunicazione la cripta sotto la torre centrale, con le altre tre cripte sottostanti le torri minori. La torre maggiore, inizialmente pensata come un corpo cavo e aperto superiormente, in seguito è stata dotata di una copertura a padiglione, con una struttura metallica e lastre di plexiglas. Recentemente, visto lo stato in cui versava il lucernaio, si è provveduto alla sostituzione degli elementi di copertura con lastre di policarbonato. La torre maggiore si sviluppa su tre livelli concentrici a sviluppo anulare. Le scale e i corridoi di connessione tra i vari livelli scorrono lungo la circonferenza del torrione, lasciando uno spazio centrale a tutta altezza. L’ultimo livello è raggiungibile mediante due scale a chiocciola. I loculi dei caduti noti occupano lo spessore delle pareti delle gallerie e della torre. Al centro del piano terra è collocata una croce di pietra ancorata alla struttura di un oculo che si apre sulla sottostante cripta che a sua volta ospita il sarcofago di marmo nero delle Medaglie d’Oro al Valor Militare, tra cui i generali Achille Papa, Ferruccio Trombi e Alceo Catalocchino. Questo ambiente ipogeo riceve la sola luce zenitale dal loculo che regge la soprastante croce. Al centro, incassata nella pavimentazione, l’urna dei generali giace su un basamento parallelepipedo di pietra chiara ed è affiancata da un tripode di bronzo costituito da tre vittorie alate. All’interno della cripta è presente una mensa d’altare con una croce. Dalla cripta centrale partono tre corridoi sotterranei coperti da volte a botte che si collegano alle tre cripte minori. I torrioni posti a triangolo sono illuminati da piccole finestre strombate poste in alto e disposte lungo tutta la circonferenza. Le pareti interne accolgono i loculi dei caduti noti, mentre al centro, incassate nella pavimentazione, si possono contemplare le tombe-ossario degli ignoti, 12.000 caduti per ciascuna cripta. Il sito monumentale, posto in vetta ad una altura, è raggiungibile mediante un’ampia scalea rettilinea che dallo slargo stradale conduce al piazzale delle adunate. Da qui, due scale simmetriche a doppia rampa portano al piano di calpestio del basamento triangolare. Di fronte si apre l’imponente portale di ingresso del torrione centrale con le due ante di bronzo borchiate. Sull’avancorpo leggermente aggettante si apre una trifora verticale traforata con motivi a nodi geometrici. Il portale, inquadrato in una cornice a bauletto, è sormontato da una cimasa sostenuta da quattro beccatelli. Ai lati si nota ciò che rimane di due alti fasci littori stilizzati, privi della scure. La scritta latina TOT PROELIIS SACRA IUVENTUS a caratteri cubitali ammonisce il visitatore che si appresta a varcare il portale d’accesso. L’intero complesso risulta imponente e austero e sembra richiamare l’aspetto di un fortilizio, in dialogo architettonico con il mastio e con i bastioni del castello di Gorizia visibile in lontananza. L’immagine del sacrario di Oslavia rispecchia l’idea di un baluardo posto ai confini nazionali, con forme che si rifanno all’edilizia militare. Il bugnato robusto del sacrario ricorda infatti le mura fortificate del castello di Gorizia. Ad Oslavia emerge pure il riferimento alla romanità. Presenta infatti delle forme chiuse, solide e rigorose. La sua mole si erge su una altura ben visibile da lontano. Concepito in un’epoca in cui è forte l’interesse per l’architettura funeraria romana, il sacrario di Oslavia sembra alludere anche ai mausolei a tamburo cilindrico e ai tumuli sepolcrali romani. Per rafforzare l’allusione alla classicità, Venturi cinge la fascia più bassa del torrione centrale con uno zoccolo in pietra dal profilo di un rocchio di colonna scanalata. La sistemazione dei resti dei caduti della Grande Guerra all’interno di una colossale colonna rappresenta una formidabile operazione ideologica. Appropriandosi della memoria bellica del caduto, il fascismo instaura una continuità spirituale tra i fasti dell’antica Roma e il presente regime.

Il sacrario viene progettato dall’architetto toscano Ghino Venturi a partire già dall’inizio degli anni Trenta ed è inaugurato nel settembre 1938, alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri, Benito Mussolini, in visita alla città. Il complesso monumentale, concepito per accogliere i resti dei caduti del primo conflitto mondiale nell’area dell’Alto Isonzo, ha l’aspetto di un severo e robusto fortilizio. È costituito da una imponente torre centrale con sottostante cripta e tre torri laterali disposte ai vertici di uno spesso basamento triangolare. I torrioni laterali sono collegati alla cripta centrale con gallerie sotterranee. Si accede al sacrario attraverso una scalea rettilinea che dal piano stradale porta al piazzale delle adunate. Da qui, due scale a doppia rampa conducono al basamento triangolare, consentendo l’accesso al torrione centrale e alla sommità delle tre torri minori. Il sacrario accoglie 57.201 salme di caduti italiani, di cui 20.761 noti e 34.440 ignoti, nonché 539 caduti austroungarici, perlopiù non identificati. Tutti i resti sono stati esumati dai vari cimiteri di guerra sparsi dall’altopiano della Bainsizza al Vipacco. Le salme dei soldati noti sono disposte in piccoli loculi, lungo le pareti delle gallerie del torrione maggiore (su tre livelli) e nelle pareti interne delle torri minori. Gli ignoti trovano posto in tombe-ossario collettive poste al centro dei torrioni laterali. La decisione di realizzare a Gorizia un ossario per ospitare i resti dei caduti della Grande Guerra viene presa probabilmente nel 1929 dal generale Giovanni Faracovi, allora commissario del Governo per le onoranze ai caduti in guerra. Inizialmente viene presa in considerazione l’opportunità di costruire un monumento ai caduti sul colle del castello, ipotesi già avanzata all’inizio degli anni Venti dall’architetto Armando Brasini che progettò un arco della Vittoria. Faracovi si dimostra alquanto scettico nei confronti della proposta di innalzare un memoriale accanto allo storico fortilizio cittadino. Si ipotizza pure un secondo luogo in cui intervenire: l’ex cimitero di Gorizia presso la località di Grassigna, concesso gratuitamente dal comune. Dopo un primo progetto elaborato dall’architetto Ghino Venturi, anche questa proposta viene scartata. In città, un comitato sostiene la proposta di portare a termine la chiesa del Sacro Cuore, dal 1890 ancora in costruzione, trasformandolo in un tempio-ossario. Il progetto di Max Fabiani del 1928 è appoggiato dal clero goriziano. Le polemiche politiche che ne seguono portano alla definitiva scelta del sito. Il nuovo sacrario per i caduti italiani sorgerà sulle alture fuori città, nei luoghi di numerose e sanguinose battaglie. Il 3 febbraio 1932 Faracovi convoca a Roma una commissione consultiva per l’esame del progetto di Oslavia elaborato da Venturi. Nel maggio dello stesso anno la commissione approva il progetto. Pochi mesi dopo, ad agosto, il ministero della Guerra appalta i lavori all’impresa Gorlato di Trieste, vincitrice della gara. La ditta ha 700 giorni di tempo per portare a termine l’imponente memoriale. L’opera viene cantierata nel dicembre 1932 e si protrae ben oltre i tempi prestabiliti. Nel corso dei lavori vengono apportate diverse varianti al progetto. Per contenere le spese si interviene soprattutto sulla riduzione degli apparati decorativi. Nel frattempo viene sostituito Faracovi alla guida del commissariato. Il nuovo reggente è il generale Ugo Cei. Tra le prime misure adottate da Cei ad Oslavia è la modifica all’oculo sulla cripta centrale. La proposta di Venturi non piace al nuovo commissario che per la risoluzione del problema si affida allo scultore Giannino Castiglioni, già coinvolto assieme all’architetto Giovanni Greppi nella progettazione della necropoli di Redipuglia. Nel 1935 Cei aveva bocciato un progetto di Venturi per il cimitero sul colle Sant’Elia. Da questi fatti emerge lo scollamento di vedute tra Venturi e Cei. Nonostante ciò, il sacrario di Oslavia viene portato a termine senza stravolgimenti, seguendo i piani iniziali; Cei preferisce concentrarsi sull’area sacra di Redipuglia, affidando l’incarico a Greppi e a Castiglioni, esecutori nel frattempo del sacrario sul Monte Grappa. Il 20 settembre 1938 l’ossario viene inaugurato alla presenza di Mussolini. Il Duce, durante il suo tour nelle Venezie, fa tappa anche a Gorizia. Il sacrario, nel corso dei decenni successivi, non subisce particolari modifiche o alterazioni. Nel novembre 1959 viene inaugurata la campana votiva “Chiara”, offerta dai cittadini, dai mutilati e dai combattenti d’Italia. L’opera è attribuita all’ingegnere Paolo Caccia Dominioni che disegna una incastellatura di pietra esterna all’ossario. La campana è fusa dalla fonderia Broili con fregi ornamentali dell’architetto Piccinini di Udine. Il torrione centrale – pensato originariamente da Venturi come un corpo cilindrico cavo e aperto – è stato chiuso con una copertura trasparente di plexiglas sostenuta da una intelaiatura metallica. Nel 2016, visto il cattivo stato in cui versava il lucernaio le lastre di copertura sono state sostituite con elementi in policarbonato. Negli ultimi anni l’intero complesso sacro è stato oggetto di restauri. Oltre alla copertura trasparente del corpo centrale, si è provveduto al restauro e al consolidamento delle murature lapidee. È appena terminato il ripristino della campana votiva e attualmente sono in corso lavori di restauro conservativo ai cannoni d’artiglieria e alla scalea d’accesso.

Struttura portante verticale e orizzontale dei torrioni, del basamento, delle gallerie e delle rampe di scale in cemento armato; rivestimenti esterni ed esterni in elementi di pietra a blocchi e in lastre; gradini delle scalinate in pietra.

Dove si trova