Acquistata dal Comunale, la villa è una delle dimore nobiliari più eleganti del pordenonese. Il complesso, posto ad ovest dell'abitato di Rorai Piccolo, è costituito dall'imponente villa dal volume cubico immersa nella sua corte e nel vasto parco, con due barchesse, cappella gentilizia in testa alla barchessa di destra e cinta muraria in sassi. Costruita su base rettangolare tripartita, la villa è sviluppata in modo simmetrico lungo l’asse nord-sud del salone principale, con i vani scale nelle ali laterali che, in posizione ortogonale rispetto al salone, formano agli angoli del volume complessivo quattro vani minori, idealmente quadrati. La regolare impostazione geometrica si estende fino a organizzare il cortile d’onore adorno di statue e le due barchesse in modo tale che essi coincidono planimetricamente nel grande rettangolo generato dal modulo di base della villa. Il corpo padronale s’innalza originariamente su due piani principali della medesima altezza, all’estremità del piano nobile, sopra una cornice dentellata è posto il granaio, le cui aperture quadrate seguono lo stesso ritmo dei piani inferiori, che è probabilmente da considerarsi di edificazione successiva al resto della villa. Le facciate sono organizzate con la semplice tessitura delle partizioni create dai fori delle finestre e dalle fasce marcapiano orizzontali. La villa è rialzata dal piano di campagna su un piedistallo bugnato al quale, sulle facciate nord e sud, si raccordano i sette gradini che portano a un terrazzo adornato da balaustri e statue in pietra. Da qui si accede all’interno attraverso un portale con arco segnato da paraste angolari. Il piano nobile è evidenziato da dal salone passante con trifora che si apre su un balcone con balaustra in pietra, sostenuto da mensole. I fronti laterali sono aperti, centralmente, in finestre binate ad arco, al piano nobile, che ben illuminano i vani scala. Tutte le stanza sono decorate ad affresco (1674-1685). Le barchesse sono staccate dalla villa e terminano a filo di strada. Quella di destra in particolare si conclude con la facciata della chiesetta. Il portico ha un fronte scandito da fitte colonne con capitello dorico. Le barchesse hanno tetto a due falde con travatura lignea e copertura in coppi. La cappella gentilizia al suo interno conserva un altare marmoreo e decorazioni ad affresco. La facciata della chiesa è inquadrata da due lesene di ordine gigante con capitello ionico, accostate da altre due lesene di altezza inferiore e con capitello dorico, a sostegno di un arco a tutto sesto tamponato. L'ingresso ha la porta sormontata da un timpano ad arco ribassato e spezzato in corrispondenza della croce soprastante. Un timpano definito dalla cornice dentellata corona il prospetto. Sulla parete a levante tre finestre a mezzaluna, munite di vetri legati in piombo, danno luce all'aula. Un campaniletto a vela biforo sostiene due campane. La chiesa è dedicata a S. Antonio da Padova. Nel parco, dove si svolgono attività culturali nel periodo estivo, delimitato da una cinta muraria in sassi vi sono alberi secolari.
Costruita nella seconda metà del Seicento rientra per alcuni studiosi tra le opere di Antonio Gasperi, per altri di Andrea Tirali. I Correr sono un’influente famiglia veneziana che con altre casate veneziane si distinsero nei primi dell’Ottocento per l’impegno politico di inclinazione riformatrice antifrancese. La presenza settecentesca dei Correr nel pordenonese non è legata alla compravendita delle terre, come è il caso di molte altre famiglie nobili veneziane attestate nella zona, bensì ai diritti sulle acque. Nel 1640 i Correr acquistarono dai conti di Maniago i diritti sulla Bretella, un canale artificiale che raccogliendo le acque dei torrenti a sud del monte Cavallo presso San Martino di Campagna attraversa l’alta pianura pordenonese congiungendosi a Pordenone con il Noncello, fiume allora navigabile fino a Venezia. Avere diritti su questo canale consentì ai Correr la capacità di esercitare una notevole influenza sulle produzioni artigianali e agricole della campagna a nord di Pordenone e soprattutto il controllo delle materie, quali il legname e la pietra, che venivano trasportati verso Venezia lungo il Noncello. Villa Correr è un lascito di questo importante legame della famiglia con i diritti sulla Bretella: la proprietà su cui si erge la villa è infatti nelle immediate vicinanze del canale. Il primo edificio padronale, ora annesso alla barchessa e risalente alla prima metà del Seicento, è infatti rivolto al corso d’acqua e dall’alto ne controllava le fluttuazioni. La costruzione del nuovo corpo padronale, centralmente dominante, regolò l’organizzazione degli spazi e delle attività svolte all’interno del complesso. La villa, a seguito di un incendio avvenuto nel 1762, subì un restauro che probabilmente portò all’edificazione del granaio e del tetto che con l’elevata pendenza rompe rozzamente l’equilibrio complessivo delle facciate. Dopo l’incendio la villa non fu più utilizzata come residenza ma miseramente adibita a granaio e oggi completamente priva di funzione; il Comune di Porcia risulta essere comproprietario della villa.
Ville venete, Ville venete: la Regione Friuli Venezia Giulia, Venezia 2005