Il complesso occupa interamente il fronte strada del vasto lotto d'angolo su cui insiste. Presenta una planimetria articolata e irregolare, costituita da un elemento curvo che ospita le aule e i laboratori, cui si aggiunge, scansato, un lungo rettangolo corrispondente alla palestra. Quest’ultimo corpo è allineato alla via Margotti, mentre l’estremità della parte curva si affaccia sull’imbocco di via Leopardi. La porzione curva e la palestra rettangolare sono raccordati dal blocco di ingresso che presenta in posizione centrale un'ampia scalinata prospiciente largo Culiat. L'edificio aggrega tre volumi distinti tra cui emerge per altezza l’androne centrale dell'accesso. Esternamente, le facciate - intonacate di rosso cupo e segnate solo da strette finestre a nastro che con linearismo disteso girano intorno al complesso - sembrano chiudere e celare l'interno. Sul retro, invece, l'edificio si apre ariosamente con ampie finestre che segnano soprattutto il corpo circolare che al piano superiore arretra a formare un pergolato. Il piano terreno, ribassato rispetto al livello stradale di largo Culiat, è rivestito con mattoni. La scalinata d’accesso conduce al piano rialzato del corpo centrale, caratterizzato dall’ampia vetrata protetta da una pensilina. Tutte le finestre a nastro delle facciate principali, così come le aperture del retro, sono segnate da una sottile cornice. Per lo studioso Licio Damiani questo è un edificio “di notevole intensità compositiva, con quella sequenza nastriforme quasi espressionista”. Con un simile parere si esprime Sergio Tavano che definisce il complesso dell’ex G.I.L. “uno dei capolavori del quotidiano”, nel quale “il prospetto curvilineo si sviluppa oltre le esigenze d’un angolo fra due vie ed è accompagnato da un nastro continuo di finestre che sottolineano il quarto di cerchio raccordandosi a un nitido corpo rettangolare”.
La Casa della Piccola e della Giovane Italiana di Gorizia è uno dei ventitré progetti di edifici analoghi (case del Balilla, della Giovane Italiana, del Fascio) commissionati agli architetti Francesco Mansutti e Gino Miozzo e da loro realizzati nel periodo compreso tra il 1931 e il 1938. I due professionisti negli anni Trenta si specializzano nella costruzione di complessi edilizi di uso pubblico. La maggior organizzazione di riferimento per i due architetti veneti è l’Opera Nazionale Balilla, ente complementare all’istituzione scolastica diretta da Renato Ricci. Ai due vengono richieste soluzioni di connotazione moderna e funzionale, da modulare e variare a seconda della specificità del luogo di intervento. A livello organizzativo, nel 1937 viene istituita la Gioventù Italiana del Littorio che assorbe le soppresse Opera Nazionale Balilla e Federazione dei fasci di combattimento. A differenza delle precedenti organizzazioni giovanili, la G.I.L. viene posta alle dirette dipendenze del Partito Nazionale Fascista. Con la caduta del fascismo la G.I.L. diviene Gioventù Italiana, ente soppresso poi nel 1975. L’edificio goriziano dell’ex G.I.L. diventa successivamente la sede di diversi istituti scolastici. Attualmente ospita la scuola secondaria di primo grado “Vittorio Locchi”. In tempi recenti la struttura è stata restaurata.
Fondazioni e pilastri in calcestruzzo armato; murature in mattoni di laterizio; solai in laterocemento; struttura delle coperture in calcestruzzo armato.
Mulazzani M., Francesco Mansutti e Gino Miozzo. Architetture per la gioventù, Milano 2005
Tavano S., Architettura a Gorizia, 1890-1990, in Ce fastu?, 1992, 62, n. 2
Damiani L., Arte del Novecento in Friuli - 2. Il Novecento mito e razionalismo, Udine 1982