Palazzo delle Poste, Gorizia

Localizzazione
Gorizia (GO)
Oggetto
palazzo
Denominazione
Palazzo delle Poste
Autore
Mazzoni Angiolo (1894/ 1979)
Uso storico
uffici
Uso attuale
uffici
Codice scheda
A_2444

L'architetto bolognese Angiolo Mazzoni – progettista alle dipendenze del Ministero delle Comunicazioni e autore di decine di stazioni ferroviarie ed edifici postali in Italia tra le due guerre – tra il 1929 e il 1930 progetta il Palazzo delle Poste a Gorizia. Il monumentale fabbricato viene costruito tra il 1930 e il 1932, anno della sua inaugurazione. Collocato in prossimità del mercato coperto cittadino, la sua mole massiccia si erge tra il Corso Italia e via Oberdan. Le linee architettoniche del palazzo postale sembrano ispirarsi a molteplici linguaggi: dalle costruzioni dell’austriaco Joseph Hoffmann, alle forme dell’edilizia locale, al razionalismo, alla tradizione veneta. Mazzoni a Gorizia riprende pure l’impianto generale, le tecniche e i materiali di due suoi palazzi postali degli stessi anni: Novara (1929-1935) e Massa (1931-1933), Trento (1929-1934). L’imponente edificio si articola in corpi di fabbrica parallelepipedi compenetrati e incardinati nella massiccia torre civica dell’orologio, alta più di trenta metri e proposta come elemento simbolico e connotativo. Il palazzo, attestato su due fronti strada, diventa così un fulcro visivo ed un’emergenza architettonica riconoscibile a scala urbana. La monumentalità di questo edificio è resa non solo dalla complessa compenetrazione dei volumi e dalle dimensioni degli spazi. Anche i materiali e le tecnologie impiegate amplificano il senso di compattezza e grandiosità. Mazzoni infatti impiega per le strutture verticali spessi setti di mattoni esternamente lasciati a vista. La maglia muraria portante in laterizio pieno raggiunge uno spessore al livello terreno di nove teste. Mazzoni è attento anche alla giacitura dei mattoni: a croce nelle facciate e a losanghe nella torre, richiamandosi in astratto alla tessitura dei prospetti di Palazzo Ducale a Venezia. O ancora la particolare giacitura dei mattoni nelle piattebande dei fori finestra. Nel palazzo goriziano l’uso diffuso del mattone è affiancato dalla pietra d’Aurisina, ricavata in grossi conci o lastre e impiegata per la realizzazione dei complessi e articolati pilastri d’entrata, del basamento, dei davanzali, dei cordoli di piano, delle cornici delle aperture, dei coronamenti delle facciate, della sommità della torre. Negli interni si privilegia invece il rivestimento in pietra lucida del Vallone, con pavimenti di mosaico in porcellana o linoleum o in marmette di cemento. L’impiego del cemento armato è riservato invece alle sole strutture orizzontali, realizzate con solai in laterocemento. I tetti a padiglione presentano un’orditura portante lignea con manto in coppi e supporto in pianelle. Le ampie terrazze poste a diversi livelli sono invece impermeabilizzate e pavimentate con mattoni pieni disposti in foglio. Gli ingressi principali sono sottolineati da porticati delimitati da possenti pilastri lapidei ruotati agli angoli di 45° e formati da lastroni sagomati a spigoli vivi. All’incrocio delle due vie i volumi dell’edificio formano un arretramento, creando una sorta di piazza porticata accessibile mediante un’articolata gradinata. Sotto la loggia è posizionato il monumento ai caduti postelegrafonici raffigurante le “Tre Vittorie”, realizzato da Domenico Ponzi. Dal porticato si accede al lungo corridoio degli sportelli per il pubblico, sopraelevato e parallelo a corso Italia. L’ambiente – destinato a passaggio e a sala d’attesa – è illuminato da una teoria di alte finestre rettangolari ritagliate nella muratura e riquadrate in una sorta di trifora cuspidata. Sempre al piano terra si trova il monumentale mosaico di Matilde Festa Piacentini (moglie del noto architetto Marcello Piacentini) raffigurante San Cristoforo patrono dei postelegrafonici. All’estremità opposta del corridoio, nello spazio oggi destinato al prelievo automatico del denaro, preceduto da un ulteriore porticato, si può ammirare l’opera di Pericle Gentili, raffigurante i santi Ilario e Taziano, protettori della città. I piani superiori e parte del piano terra sono destinati ad uffici. Al primo piano, nell’antisala del direttore, è presente l’affresco “Danae fecondata da Giove” realizzato su disegno del pittore Edoardo Del Neri. Nella sala conferenze è presente l’opera “Treno in corsa” del futurista Guglielmo Sansoni, in arte Tato. Anche il vano scala della torre è concepito come un percorso espositivo: all’interno le pareti della scalea sono decorate con il ciclo pittorico di Guido Cadorin dal titolo “Le guerre producono vittime”. Esternamente, posizionata in alto sulla facciata rivolta a sud-ovest lungo via Oberdan, si erge la statua intitolata a “Santa Gorizia”, traduzione in forma scultorea del poema epico-misticheggiante “La sagra di Santa Gorizia” di Vittorio Locchi del 1917.

Progettato tra il 1929 e il 1930 dall'architetto Angiolo Mazzoni, il Palazzo delle Poste di Gorizia viene realizzato tra il 1930 e il 1932. Alla fine del 1932 viene inaugurato. Situato nel centro storico di Gorizia, l'edificio si configura come una plastica articolazione di volumi, accentuata dall'impiego di mattoni e massicci elementi di pietra. Nel corso degli anni l'edificio è stato interessato da vari interventi di manutenzione e trasformazione che non hanno comunque stravolto l'impianto complessivo del fabbricato. Ad esempio gli infissi di legno sono stati sostituiti con serramenti di alluminio. Di proprietà di Poste Italiane, oggi assolve ancora alle funzioni originarie.

Per le murature portanti sono stati impiegati mattoni di laterizio. I solai sono in laterocemento, mentre i cordoli perimetrali sono in cemento armato. Grossi conci di pietra sono impiegati per i coronamenti delle facciate, i pilastri dell'ingresso e i cordoli di piano. Le strutture dei tetti sono realizzate con orditure portanti lignee.

Dove si trova