prospetto principale/ portale: PROVVEDITORATO AGLI STUDI
Il palazzo della Cassa Distrettuale Ammalati, opera realizzata tra il 1912 e il 1914 dall'ingegnere triestino Gino Zaninovich. si configura come un massiccio edificio con la facciata principale parallela alla sede stradale. Lo stabile sorge su un lotto di terreno in pendenza, con il lato strada ad una quota superiore. Il livello più basso coincide con il giardino retrostante, accessibile da via Ippolito Nievo, strada a senso unico che scende da via Leopardi e piega attorno al lotto di pertinenza del palazzo. La pianta generale dell'edificio è a forma di "E", con i corpi aggettanti rivolti verso il giardino, mentre il corpo principale prospetta verso la via Leopardi. Il fronte posteriore non presenta alcun elemento degno di nota, con le sue murature interamente intonacate e privo di decorazioni o rivestimenti di pregio. È sul davanti e sui lati che Zaninovich assegna carattere all'edificio. Secondo lo studioso Sergio Tavano, in questo palazzo goriziano si riconoscono elementi del Liberty. La sobria impostazione della facciata e certi dettagli riprendono però l’architettura viennese dell’Olbrich maturo. Tavano nota anche delle allusioni a temi bizantini, come nelle decorazioni vegetali a foglie del portale, oppure dei riferimenti veneziani come nel caso dei rinforzi angolari che sembrano citare i noti pilastri acritani nella piazzetta San Marco. L’edificio si sviluppa su tre piani ed è dotato di un seminterrato che sul retro – vista la notevole pendenza del terreno – assume il carattere di piano fuori terra. Le finestre del seminterrato risultano ad un livello inferiore rispetto alla strada. L’edificio sembra circondato da un profondo fossato a scarpata delimitato da una recinzione in pietra artificiale che circonda l’intero lotto. Il fabbricato è accessibile mediante una gradinata di pietra che collega il piano stradale al piano terra, impostata su una struttura a ponte ad arco gettato sul fossato. La facciata principale risulta simmetrica ed è caratterizzata da quattro ordini di finestre allineate, da un ricco e monumentale portale posto al centro e da rinforzi angolari di pietra. Partendo dal basso, inserite in uno zoccolo di lastre di pietra, si trovano le finestre del seminterrato, ad arco ribassato e dotate di grate; quattro a destra e quattro a sinistra del portale. Al primo piano si trovano portefinestre riquadrate nella muratura, prive di cornici e dotate di parapetto e balaustre a colonnine di pietra artificiale. Le aperture occupano in altezza l’intero piano terra ed in alto raggiungono l’intradosso dell’imponente marcapiano formato da grandi lastre di pietra artificiale decorate con un bassorilievo a fogliame. Le lastre sono poste in opera in modo tale che l’orientamento della foglia risulta alternato. Il marcapiano si interrompe in corrispondenza del portale d’ingresso. Al primo piano si trovano finestre dotate di cornice modanata, con davanzale, architrave e stipiti laterali provvisti di decori a motivi geometrici. Le finestre del secondo piano sono racchiuse in una cornice lineare che riprende il medesimo decoro geometrico delle aperture sottostanti. Le facciate laterali dell’edificio sono scandite da finestre del tutto uguali a quelle della facciata principale; quattro aperture per ciascuno dei quattro livelli. Vi sono tuttavia ulteriori elementi da indagare. Innanzi tutto il portale. Esso occupa in altezza il piano terra e il primo piano e risulta molto articolato e complesso. Due stipiti laterali bugnati e decorati con motivi geometrici sorreggono una trabeazione architravata, dotata di modanature, mensola e fregio a motivi vegetali. In alto, il cornicione sotto linda si chiude con una modanatura ad ovoli. Infine, gli angoli dell’edificio – sia quelli frontali che quelli laterali – sono caratterizzati da un rivestimento lapideo che suggerisce l’immagine della scarpatura di una fortezza, dato il lieve angolo di pendenza di questa sorta di incamiciatura di rinforzo. Sergio Tavano vede in questa soluzione un’allusione ai pilastri “acritani” di Venezia, forse perché dotati di decorazione a capitello con motivi vegetali. L’impiego di elementi quali il fossato a scarpata che circonda l’edificio, il maestoso portale raggiungibile da una passerella che scavalca il dislivello, gli angoli rafforzati e le massicce facciate alludono piuttosto all’edilizia castellana e delle roccaforti.
L'edificio per la Cassa Distrettuale Ammalati viene progettato e realizzato tra il 1912 e il 1914 dall'ingegnere triestino Gino Zaninovich, fratello minore del più noto Giorgio. Entrambi i fratelli studiano all'Accademia di Vienna: Giorgio, tra il 1899 e il 1902 è allievo di Otto Wagner, Gino frequenta invece Friedrich Ohmann e in seguito studia architettura a Graz. Rientrato a Trieste, nel 1912 inizia la sua attività di progettista. Il palazzo goriziano è dunque uno dei primissimi incarichi ricevuti da Gino Zaninovich. In esso l'autore sembra sperimentare le formule del Liberty, recuperando - a detta dello studioso Sergio Tavano - riferimenti all'architettura austriaca e temi paleobizantini e veneziani, specialmente per quel che riguarda gli apparati decorativi. L'edificio, inizialmente sede degli uffici della Cassa Distrettuale Ammalati, durante la Grande Guerra subisce lievi danni. In seguito lo stabile ospita il Provveditorato agli Studi, fino al 2000, quando viene dismesso. Da allora versa in completo stato di abbandono, in attesa di un recupero e di una riqualificazione.
Le murature portanti sono in mattoni. La struttura della copertura è in travi di legno.
Tavano S., Architettura goriziana negli anni del liberty, Gorizia 2009
Lucchetta E., Gino Zaninovich architetto, tra i protagonisti del neofiorentino triestino, in Archeografo triestino, 1998, LVIII, 4
Tavano S., Guida critica all’architettura contemporanea Friuli Venezia Giulia, Venezia 1992