Nel 1838 Luigi Ricceri e Alessandro Bernardini stamparono a Firenze una serie di dieci acquaforti con le Storie della vita di Enea Silvio Piccolomini, tratte dagli affreschi commissionati nel 1502 da Francesco Piccolomini a Bernardino di Betto detto il Pinturicchio (Perugia 1454 ca/ Siena 1513), e dipinti dall'artista a partire dal 1503/1505 fino al 1507 sulle pareti della Libreria Piccolomini nel Duomo di Siena (cfr. Silvestrelli 1987). In Biblioteca civica si conservano solo tre incisioni della serie (cfr. Nodari 2005), eseguite da Antonio Verico su disegno di Francesco Pieraccini e Giovanni Bruni, che raffigurano il terzo, quarto e quinto episodio delle Storie (PICC. Ic. 287/2-4, cfr. schede S 3731, 3736, 3737). Già il Vasari aveva affermato che "gli schizzi e i cartoni di tutte le storie furono di mano di Raffaello d'Urbino", ma la critica contemporanea ha di molto ridotto la collaborazione del giovane Raffaello all'impresa, documentata comunque da due cartonetti autografi dell'urbinate. Ecco perchè nelle stampe in questione compare sempre il nome di Raffaello quale inventore delle scene. E' il De Fiori nel 1862 (cfr. De Fiori 1862) il primo a citare le tre incisioni della serie, quando ormai sono già entrate a far parte della sezione iconografica piccolominea della Biblioteca civica (per le notizie sulla sezione iconografica piccolominea cfr. scheda S 3715). Egli però le menziona raggruppandole assieme ad altre otto acquaforti (di cui oggi rimangono cinque), tratte sempre dagli affreschi del Pinturicchio a Siena, che però fanno parte di altre due distinte serie (cfr. ancora Nodari 2005): oggi il primo gruppo è costituito da due stampe, incise da Giuseppe Rossi e Giovanni Paolo Lasinio su disegno di Francesco Pieraccini, che raffigurano il settimo e il nono episodio delle Storie (PICC. Ic. 287/5-6) e che appartengono ad una serie stampata a Firenze nel 1829-1830 presso Niccolò Pagni (cfr. scheda madre S 3732). Del secondo gruppo invece fanno parte due incisioni che raffigurano il secondo e il decimo episodio delle Storie di Pio II del Pinturicchio (PICC. Ic. 287/1, 287/7): entrambe incise da Giovanni Paolo Lasinio su disegno di Luigi Boschi e con la direzione di Giuseppe Colignon, sono prive di data, del luogo di edizione e del nome dello stampatore (cfr. scheda S 3775). Ritornando alla serie Ricceri Bernardini, autori dei disegni preparatori per le incisioni sono Francesco Pieraccini (notizie 1823-1874, sull'artista si veda scheda S 3732) e Giovanni Bruni (Siena 1804-1864), che studiò all'Accademia di Siena con Giuseppe Colignon e Francesco Nenci e a Firenze con Pietro Benvenuti. Eseguì pale d'altare (Francesco di Sales profetizza il pontificato a Fabio Chigi, Siena, Cappella di Palazzo Chigi), opere di soggetto mitologico (Odisseo e Alcinoo, 1834-39, Firenze, Palazzo Pitti assieme a F. Nenci), ritratti (Newton 1836). Dal 1837 fu professore di disegno all'Accademia di Siena; lasciò una serie di cartoni per i mosaici della facciata del Duomo di Orvieto e per il pavimento a mosaico del Palazzo dell'Associazione di Misericordia di Siena. L'incisore Antonio Verico (Bassano 1775/ 1846 ca) fu assai prolifico nella grafica di riproduzione e nel campo dell'illustrazione libraria, e si ispirò alla tecnica incisoria di Raffaello Morghen. La sua vasta produzione annovera stampe tratte da opere di famosi artisti, e vedute (Veduta dell'isola d'Ischia, 1800). Numerose sono poi le incisioni di argomento storico militare (Passaggio del Po l'8 maggio, 1796). Non mancano stampe che descrivono episodi della vita dei papi (Miracolo di Pio VII a Savona, 1811). Verico fu anche molto attivo nel campo della grafica rivolta all'editoria: sue sono l'antiporta con il ritratto dell'Ariosto e un'incisione nell'Orlando furioso di messer Lodovico Ariosto, edito a Prato presso Luigi Vannini nel 1816. Sempre presso Vannini l'Orlando furioso viene ripubblicato nel 1821 e nel 1843: entrambe le edizioni contengono una stampa di Verico, la prima un'incisione di cui ignoro il soggetto, la seconda il ritratto dell'Ariosto e, dato che non mi è stato possibile confrontare tutte le tre edizioni del 1816, 1821 e 1843 posso solo supporre che si tratti sempre delle stesse due stampe che compaiono nella prima edizione del 1816. Nel 1824 incide il ritratto di Batista Guarini che compare ne Il pastor fido del cav. Batista Guarini, Firenze, Ciardetti, e nel 1827 collabora alle Vedute pittoresche della Toscana, edite sempre a Firenze. Cito infine le stampe presenti nella Raccolta delle più celebri pitture esistenti nella città di Siena, Firenze, Niccolò Pagni, 1825, nella Collezione dei monumenti sepolcrali del cimitero di Bologna, Bologna, Giovanni Zecchi, 1825-1827, e le tavole per la Pomona italiana di G. Gallesio, edita a Pisa presso presso Capurri nel 1817-1839. La serie in esame si pone perciò nell'attività tarda dell'artista.
Nodari F., La sezione iconografica della raccolta petrarchesca piccolominea della Biblioteca civica "A. Hortis" di Trieste, in Le collezioni del Museo petrarchesco piccolomineo nella Biblioteca "A. Hortis" di Trieste, Firenze 2005
De Fiori F., Dalle raccolte rossettiane di cose del Papa Pio II, in Documenti raccolti e pubblicati in occasione di collocazione di busti enei sulla facciata del Duomo di Trieste in onore di Enea Silvio Piccolomini Vescovo di Trieste poi Papa Pio II di Andrea Rapicio Vescovo di Trieste, consigliere imperiale e di Rin, Trieste 1862
Silvestrelli M. R., Pintoricchio/ Bernardino di Betto, detto, in La pittura in Italia. Il Quattrocento., Milano 1987, II-2