in basso a destra: Romeo/ DANEO
in basso a sinistra: 13/ 50
retro, in alto a sinistra: 51 X 70.5
Romeo Daneo, pittore e incisore, è figura di rilievo nella vita artistica triestina del secondo dopoguerra. Negli anni Settanta ricopre il ruolo di presidente del Sindacato regionale artisti pittori scultori incisori, dove si impegna, nonostante si sia avvicinato alla pittura da autodidatta, a distinguere l’attività dell’artista rispetto alla produzione di coloro che dipingono come passatempo. Per questo difende l’operato del Sindacato quale libera associazione di artisti, sodalizio fondato nel 1947 teso a promuovere e valorizzare le diverse forme espressive purché di qualità. Ad essa tende anche nella sua carriera: approfondisce l’aspetto tecnico abbandonando i colori ad olio per la tempera; sperimenta il collage e poi la grafica con cui crea pezzi unici sui quali interviene successivamente con il pennello. Elabora un personale linguaggio pittorico, di ispirazione neocubista, caratterizzato dalla rappresentazione dei soggetti attraverso l’accostamento di campiture uniformi, tra loro definite e contrastanti. Alla semplificazione della forma si sovrappongono i tasselli colorati che annullano la profondità e riportano ad un solo piano la figurazione. Negli anni Settanta il soggetto perde di riconoscibilità e Daneo realizza delle composizioni astratte in cui prevale la ricerca decorativa perseguita combinando riquadri differenti per stesure, effetti e tonalità. Dal 1934 al 1977 partecipa alle mostre organizzate dal Sindacato a Trieste e prende parte negli anni Cinquanta alle Biennali di Venezia e alle Quadriennali di Roma. Nel 1953 è all’Esposizione nazionale di pittura italiana contemporanea promossa dall’Università di Trieste in accordo con la Soprintendenza ai monumenti, gallerie e antichità. Nella collezione dell’Università rimane la grande tela di Daneo, Spaventacchio n.2, creatura fantastica dalle fattezze di spaventapasseri, che si erge isolato in un precario equilibrio. Anche la stampa della collezione di Elio Bartolini propone questo personaggio, sviluppato dall’inizio degli anni Cinquanta e ripreso più volte con alcune varianti: in questa incisione ad esempio è accompagnato da una rondine in modo quasi identico ad un dipinto a tempera del 1967. Privo di rilievo plastico, lo spaventapasseri è descritto da una sagoma bianca orizzontale impostata su una nera verticale interrotta da macchie chiare, quasi un motivo a traforo; la giustapposizione di due colori primari costituisce lo sfondo. Lo “spaventacchio” diventa la base dove affrontare sempre nuove scelte nei colori e nelle scomposizioni geometriche. In lui la critica lesse la trasposizione dell’uomo moderno: fragile, come uno spaventapasseri, per il suo ergersi senza una solida e stabile struttura, ma invaso da vitalità nel dispiegare i suoi arti e nel portare vesti sgargianti, mosse e arrotolate dalla bora come scrive Giulio Montenero nel testo introduttivo al catalogo dell’ultima mostra personale di Daneo voluta dal Comune di Trieste nel 1977.
Elio Bartolini Arte, Elio Bartolini. La collezione d'arte della Città di Codroipo, Udine 2011