in basso a sinistra: Dominicus Fratta del.
in basso a destra: Matthiolus f.
nella tabella sotto il ritratto: Laura vale, Ingenio quae et carmine nota Petrarchae/ Laura haec eloquio, et mente Petrarca sibi:
intorno al ritratto: INSTITUT. SCIENTIAR. SOC. AETAT ANN. XX. LAURA M.A CATHARINA BASSI PHIL. DOCT. COLL. ACADEM.
verso, in alto: Questo è il ritratto/ della celebre Laura Bassi
Prima del 1951, anno in cui risale il registro topografico della sezione iconografica petrarchesca piccolominea della Biblioteca civica dove è citata, la bella incisione settecentesca è confluita per errore nella sezione iconografica petrarchesca piccolominea; essa infatti non raffigura un presunto ritratto della Laura petrarchesca ma quello veritiero di Laura Maria Caterina Bassi Verati o Veratti (1711-1778), che è stata forse la più illustre tra le donne salite in cattedra all'Università di Bologna. Fu brillante lettore di filosofia, e nel 1776 ebbe la cattedra di fisica sperimentale nell'Istituto delle Scienze fondato da Marsili. Fu considerata dai contemporanei donna di eccezionale ingegno, egualmente versata in latino, logica, metafisica, filosofia naturale, algebra, geometria, greco e francese. Fu in contatto con i più importanti studiosi del suo tempo, da Voltaire a Volta. Le sue dissertazioni di chimica, fisica, idraulica, matematica, meccanica e tecnologia sono conservate all'Accademia delle Scienze di Bologna, e testimoniano il ruolo che questa studiosa ha avuto nella discussione scientifica del suo tempo. L'incisione, stampata nel 1732 da Lelio Dalla Volpe, si basa su un disegno di Domenico Maria Fratta (Bologna 1696-1763), valente disegnatore allievo di Viani, Rambaldi e Donato Creti, che fu nominato Principe dell'Accademina Clementina di Bologna. Eseguì i suoi disegni a penna, in matita rossa o all'acquerello, lavorando soprattutto per incisori e tipografi (si ricordano i disegni incisi da G. Benedetti, G. Cantarelli e P. Locatelli per l'edizione modenese del 1744 della "Secchia rapita" del Tassoni), ma anche per prestigiosi committenti, come Benedetto XIII. Tra le sue opere si annoverano copie tratte da opere di soggetto religioso, mitologico e allegorico di Donato Creti e Marcantonio Franceschini, Thesenblätter (di cui una incisa sempre da Mattioli) e ritratti, come questo in esame (Spike 1982). Per G. B. Beccarì copiò, prima della loro distruzione, gli affreschi di Niccolò dell'Abbate nei Palazzi Torfanini e Zucchini a Bologna, e le pitture di Pellegrino Tibaldi in San Michele in Bosco sempre a Bologna. Ben più famoso è l'autore dell'incisione, Lodovico Mattioli (Crevalcore (BO) 1662-Bologna 1747), attivo a Bologna, Modena, Parma e Ferrara, che fu allievo di Carlo Cignani, pur non esercitando mai la pittura ma il disegno e l'incisione. Amico di Giuseppe Maria Crespi, apprese da lui la maniera puntinata. Eseguì incisioni di riproduzione di opere di A. e L. Carracci, D. Creti, Guercino, Tiziano ed altri, paesaggi, Thesenblätter e ritratti. Non mancano vignette per l'illustrazione libraria, come quelle che decorano "Bertoldo con Bertoldino..." di G. C. Croce, edito a Bologna nel 1736. Le sue stampe mostrano una grande padronanza del disegno e della tecnica incisoria, e sono caratterizzate da un tratto fluido nella delineazione delle forme, e da un sapiente uso del tratteggio incrociato e della puntinatura per la resa dei morbidi chiaroscuri.
Spike J.T., The Illustrated Bartsch. Italian Masters of the Seventeenth Century. Crespi, Giovannini, Mattioli, Vaiani, G.B. Vanni et al., New York 1982, XLIII-165-