Nella prima metà dell'Ottocento Giovanni Paolo Lasinio incise su disegno di Luigi Boschi e sotto la direzione di Giuseppe Colignon (o Collignon, Coligon 1778-1863) una serie di 10 acquaforti con le Storie della vita di Enea Silvio Piccolomini, tratte dagli affreschi commissionati nel 1502 da Francesco Piccolomini a Bernardino di Betto detto il Pintoricchio (1454 ca-1513), e dipinti dall'artista a partire dal 1503/1505 fino al 1507 sulle pareti della Libreria Piccolomini nel Duomo di Siena (Silvestrelli 1987). La biblioteca civica possiede solo due esemplari della serie (cfr. Nodari 2005), che raffigurano il secondo e il decimo episodio degli affreschi (PICC. Ic. 287/1, 287/7, cfr. schede S 3749, 3748): essi sono privi di data, del luogo di edizione e del nome dello stampatore, e non ci è dato sapere se questi elementi comparivano su alcune delle altre incisioni del gruppo. In riguardo agli affreschi di Siena già il Vasari aveva affermato che "gli schizzi e i cartoni di tutte le storie furono di mano di Raffaello d'Urbino", ma la critica contemporanea ha di molto ridotto la collaborazione del giovane Raffaello all'impresa, documentata comunque da due cartonetti autografi dell'urbinate. Ecco perchè nelle stampe in questione compare sempre il nome di Raffaello quale inventore delle scene. E' il De Fiori nel 1862 (cfr. De Fiori 1862) il primo a citare le due incisioni della serie, quando ormai sono già entrate a far parte della sezione iconografica piccolominea della Biblioteca civica (per le notizie sulla sezione iconografica piccolominea cfr. scheda S 3715). Egli però le menziona raggruppandole assieme ad altre otto acquaforti (di cui oggi rimangono cinque), tratte sempre dagli affreschi del Pinturicchio a Siena, che però fanno parte di altre due distinte serie (cfr. sempre Nodari 2005): oggi il primo gruppo è costituito da due stampe, incise da Giuseppe Rossi e Giovanni Paolo Lasinio su disegno di Francesco Pieraccini, che raffigurano il settimo e il nono episodio delle Storie (PICC. Ic. 287/5-6) e che appartengono ad una serie stampata a Firenze nel 1829-1830 presso Niccolò Pagni (cfr. scheda madre S 3732). Il secondo gruppo è formato da da tre stampe incise da Antonio Verico nel 1838 su disegno di Pieraccini (PICC. Ic. 287/2, 287/4) e di Giovanni Bruni (PICC. Ic. 287/ 3), che riproducono il terzo, quarto e quinto episodio degli affreschi, e che fanno parte di una serie stampata a Firenze alla fine degli anni Trenta dell'Ottocento presso Luigi Ricceri e Alessandro Bernardini (cfr. scheda madre S 3733). Tornando alla serie Colignon, autore di entrambe le incisioni è Giovanni Paolo Lasinio (Firenze 1798-1855), figlio e allievo di Carlo Lasinio (da cui la firma "Lasinio figlio inc."), che si specializzò nell'incisione di riproduzione di monumenti e opere d'arte. Collaborò infatti ad illustrare con stampe svariate opere tra cui i "Monumenti sepolcrali della Toscana. Disegnati da Vincenzo Gozzini e incisi da Giovanni Paolo Lasinio", Firenze, Sermantelli, 1819, "Le piazze del Granduca di Firenze co' suoi monumenti...", Firenze, Luigi Bardi, 1830, e la "Raccolta delle più celebri pitture esistenti nella città di Siena disegnate e incise da valenti artisti", Firenze, Niccolò Pagni, 1825. Sue incisioni sono inoltre presenti nella "Reale Galleria degli Uffizi illustrata", Firenze, Giuseppe Molini e Co., 1817-1831, nell' "Imperiale e Reale Galleria Pitti illustrata" di L. Bardi, Firenze, coi tipi della Galileiana, 1837-1842, nella "Reale Galleria di Torino illustrata" di R. D'Azeglio, Torino, Chério e Mina, 1836. Per l'attività più tarda cito la collaborazione alla "Storia delle pittura italiana espressa coi monumenti" di G. Rosini, edita a Pisa, presso Niccolò Capurro nel 1839-1855 in 8 volumi. Servolini (1955) riporta in modo preciso la data di morte dell'artista, avvenuta secondo lui l'8 settembre 1855; si tenga presente però che incisioni di Lasinio compaiono pure ne "Il tabernacolo della Madonna d'Orsanmichele...tavole dodici disegnate da Francesco Pieraccini e incise dal cav. prof. G. Paolo Lasinio", edito a Firenze presso Giuseppe Ferroni nel 1874. Può darsi che la pubblicazione sia una ristampa di un'edizione precedente a me non nota, o forse essa sta a testimoniare che a quella data l'incisore era ancora vivo. Scarse invece le notizie sul disegnatore Luigi Boschi (1796-post 1846), pittore e forse ebanista (nei documenti matrimoniali è così qualificato), nativo di Roma dove la sua attività è documentata fino al 1846. Figlio dello scultore Giuseppe Boschi, si formò dapprima con il padre per poi entrare all'Accademia di San Luca, dove nel 1820 vinse il Premio Canova. Nel campo della grafica per l'editoria collabora assieme a F. Pieraccini con una serie di disegni incisi da G. P. Lasinio per la "Raccolta delle più celebri pitture esistenti nella città di Siena disegnate e incise da valenti artisti", Firenze, Niccolò Pagni, 1825.
Nodari F., La sezione iconografica della raccolta petrarchesca piccolominea della Biblioteca civica "A. Hortis" di Trieste, in Le collezioni del Museo petrarchesco piccolomineo nella Biblioteca "A. Hortis" di Trieste, Firenze 2005
De Fiori F., Dalle raccolte rossettiane di cose del Papa Pio II, in Documenti raccolti e pubblicati in occasione di collocazione di busti enei sulla facciata del Duomo di Trieste in onore di Enea Silvio Piccolomini Vescovo di Trieste poi Papa Pio II di Andrea Rapicio Vescovo di Trieste, consigliere imperiale e di Rin, Trieste 1862
Silvestrelli M. R., Pintoricchio/ Bernardino di Betto, detto, in La pittura in Italia. Il Quattrocento., Milano 1987, II-2