La grotta dell’Edera si trova in località San Pelagio, nel comune di Duino-Aurisina, sul fondo di una dolina non distante dalle cave, a quota 230 s.l.m. Si tratta di una cavità lunga circa 13 metri, ad andamento orizzontale e con un dislivello di circa 8 metri. Venne scoperta nel 1969 durante una ricognizione dell’Associazione XXX Ottobre - Gruppo Ricerche di Paleontologia Umana del C.A.I. di Trieste, che iniziò gli scavi. Al momento della scoperta, la presenza di una cavità era documentata unicamente dalla conformazione del terreno e da una profonda tana di tasso. La cavità risultò essere di vaste proporzioni, ma completamente colmata: si presentò però sin dall’imboccatura caratterizzata dalla presenza di reperti archeologici. Gli scavi condotti dal 1969 permisero di accertare che la grotta conobbe la presenza umana, sicuramente come rifugio, dal Mesolitico fino almeno all'età del Bronzo, per poi restituire materiali di età romana e tardo antica. La sequenza archeologica si chiude, come testimonia un focolare, col VI sec. d.C. Gli scavi del 1969 coinvolsero solo alcuni settori della grotta; l'area di indagine fu successivamente allargata nella campagna 1974-1975, mentre gli interventi più recenti si sono concentrati sui settori immediatamente intorno all’imbocco. Nei settori 11 (Scavi 1969-70), 12 e 17 (Scavi 1974-75) e nello strato 3 dei settori interessati dagli scavi più recenti si è accertata la presenza di industrie musteriane, Sauveterriana e Castelnoviana (BOSCHIAN-PITTI 1984;SPATARO 1999). Un numero consistente di manufatti litici è emerso nel corso degli scavi: la maggior parte di essi è stata ricavata da selce locale, reperibile proprio nell’area di Aurisina, di color bruno o nero, mentre solo una piccola parte è stata ricavata da selce non carsica. Si nota complessivamente un passaggio dai livelli inferiori, caratterizzati dalla presenza di grattatoi e strumenti a dorso, a complessi superiori nei quali predominano i geometrici trapezoidali, anche se i grattatoi suddetti sono comunque in un numero esiguo (BOSCHIAN-PITTI 1984). Riguardo le fasi preistoriche e protostoriche, le indagini hanno evidenziato resti ceramici, attestazioni di industria litica, carboni. (MARZOLINI 1970; SPATARO 1999). La ceramica degli strati meno profondi indagati nella grotta (livello 2a) rappresenta il più antico Neolitico carsico, riferito al gruppo dei Vasi a Coppa/Vlaska, con numerosi reperti ceramici che richiamano molto da vicino le ceramiche della cultura di Danilo (da questo strato provengono i frammenti di un rhyton). Dal pieno Strato 2 sono emersi frammenti di recipienti con superficie trattata a Besenstrich, che potrebbero indicare fasi già tarde del Neolitico ma anche all’Eneolitico, del resto indicativamente riconosciuto anche dai materiali rinvenuti al tetto dello Strato 2 (SPATARO 1999; BIAGI 1996). Nel corso degli scavi del taglio 1, relativi ai livelli romani, le poche monete ritrovate nella grotta (1 asse repubblicano e 2 monete imperiali) e i pochi resti ceramici (alcune anfore di produzione africana e orientale, alcuni grossi frammenti di laterizi), hanno permesso di datare le frequentazioni al periodo repubblicano, prima, e imperiale poi, mentre a epoca altomedioevale si possono ricondurre delle olle decorate con motivo ad onda ed impressioni (DURIGON 1999).
Nel periodo musteriano, la frequentazione sembra continua e fortemente legata alle trasformazioni ambientali in corso nell’area. Nell’ultima fase si assiste ad un forte aumento dei molluschi marini fra i resti di pasto, il che suggerisce un collegamento fra il cambiamento a livello tipologico e una evoluzione a livello economico. Nel periodo pre-protostorico risultano documentati due gruppi di ceramiche, uno di produzione locale e l’altro costituito da ceramiche di importazione; questi ultimi non erano concentrati in un unico strato, bensì presenti in 5 momenti differenti della sequenza stratigrafica, dallo strato 3a sino allo strato 1b (quest’ultimo attribuibile all’Età del Bronzo). Questi dati si inseriscono nell'inquadramento delle culture locali, in particolare per il Neolitico antico e medio e per il gruppo dei Vasi a Coppa (SPATARO 1999). Sporadica, allo stato attuale delle ricerche, sembrerebbe essere stata la frequentazione di epoca romana e alto medioevale.
Durigon M., Le grotte del Carso in età romana, in Archeografo Triestino, 1999, s. IV, 59
Spataro M., La ceverna dell'Edera di Aurusina (TS): studio archeometrico delle ceramiche, in Atti della Società per la Preistoria e Protostoria della Regione Friuli Venezia Giulia 1997-1998, Trieste 1997-98, XI
Biagi P., Grotta dell'Edera (Aurisina, Trieste), in Guide archeologiche (XIII Congresso Internazionale delle Scienze Preistoriche e Protostoriche), Forlì 1996, n. 4
Biagi P./ Starnini E./ Voytek B.A., The Late Mesolithic and Early Neolithic Settlement of Northern Italy: recente considerations, in Porocilo o raziskovanju paleolita, neolita in eneolita v Sloveniji, Ljubljana 1993, XXI
Boschian G./ Pitti C., I livelli mesolitici della grotta dell'Edera, in Il Mesolitico sul Carso Triestino. Atti della Società per la Preistoria e Protostoria della Regione Friuli Venezia Giulia, Trieste 1984, Quaderno V
Boschian G., Grotta dell'Edera, in Catalogo della Mostra Preistoria del Caput Adriae, Trieste 1983
Marzolini G., La grotta dell'Edera, in Annali del Gruppo Grotte dell'Associazione XXX Ottobre, Trieste 1970, IV