Il cosiddetto “Palazzo d’Attlia” (1) è situato sull’altura che domina l’attuale Villaggio del Pescatore. Sono ben visibili alcune murature con paramento a blocchetti in calcare disposti su filari pseudo-orizzontali, impostate su tagli artificiali della roccia, con emplecton in pietrisco e conglomerato cementizio, disposte ad intergare le difese naturali del rilievo. 1 = Sull’origine fantasiosa del nome vd. PICHLER 1882, p. 65: “Ma come chiamavasi il castello di Valcatino? La voce del popolo addita quel luogo come punto d’importanti avvenimenti, ma non risale col suo racconto oltre i tempi dell’invasione dei barbari. Essa collega Valcatino col nome del ferocissimo condottiero degli Unni e vuole che quella rôcca fosse detta il Palazzo di Attila, o perché quivi egli compisse le sue solite devastazioni, o perché vi si fosse trattenuto alcun tempo; e la viva memoria della sua venuta dev’essere quella che fece andare in dimenticanza fra il volgo la denominazione primitiva della rôcca”.
Il castello era posto a controllo dell’area oggi occupata dagli edifici del Villaggio del Pescatore dove si estendeva, in origine, una baia detta Val Catena o Val Catino, quindi Bocadin (1). Il Degrassi (2), trattando della pieve di S. Giovanni di Duino, sostiene che “appartenne ad immemorabili alla diocesi di Aquileia se tra il 1086 ed il 1121 fu unita, “cum appendiciis suis ad flumine qui vocantur pontecla usquead vallem de Cathyna (Catino et villa que vocantur Mlchina Sedla”, all’abbazia della Beligna di Aquileia”(3). La rocca che dominava l’insenatura e che “non molti anni fa lasciava ancora scorgere le celle e gli scompartimenti inferiori”(4), doveva essere posta a difesa di un abitato legato a sistemi di approdo che ebbe sicuramente origini in epoca romana, almeno stando alle descrizioni del Pichler ed ai ritrovamenti qui effettuati (5), con probabili margini di continuità nel Medioevo. Allineamenti fortificati sono documentati anche a settentrione dove “al di sopra di Valcatino, fin verso la strada vecchia di S. Giovanni il poggio che oggi non serve se non a pascolo, termina a Nord con una muraglia di mezzo miglio, formata dallo scoglio scalpellato e segnato ancora da tracce di muratura; al piede vi corre una specie di fossa”(6). La presenza di altri insediamenti di epoca altomedievale nell’area è testimoniata dal privilegio di Ottone I del 29 aprile 967 nel quale viene nominato il vicus Pantianus, corrispondente, con ogni probabilità all’attuale area lagunare del golfo di Panzano e più in particolare, forse, alla breve penisola che lo delimita a Sud-Est (7). Il privilegio elenca una serie di località fortificate che Ottone affida al patriarca Rodoaldo affinché le mantenga in efficienza, in un quadro complessivo di gestione economica e militare del territorio. Vicus Pantianus poterebbe dunque aver avuto la funzione di sbocco marittimo imperiale al limite orientale della lunga fascia lagunare dominata dai Bizantini (8) ed è stato messo in relazione alla vicina rocca Monfalcone per la quale, tuttavia, mancano elementi di cronologia utili a supportare un inquadramento iniziale all’Altomedioevo (9), mentre la prima fonte in cui si fa esplicito riferimento ad essa risale solo al 1260 (10). 1 = PICHLER 1882, p. 65: “Quivi pure un declivio a semicerchio, aperto al mezzo giorno e ventilato dall’alito della tiepida marina, mentre resta chiuso ai buffi glaciali del settentrione, offriva condizioni sommamente acconce ad educarvi le piante più elette. (...). Valcatino era confinato a sera da un poggio messo a cultura presso la riviera lussureggiante del Timavo e a mattina dal folto bosco di lecci, che dal suo cupo colore venne chiamato Nigrigniano, e Cernizza ancor oggi appellasi dagli Sloveni”. 2 = DEGRASSI 1954, p. 22. 3 = Vd. inoltre CANDIDO 1544, p. 51: “Tornato (Voldarico, vd. scheda 74) in Friuli, edificò de le rouine del memoreuole tempio di Diomede una chiesa presso al Timavo in honore di San Giouanni dandoli tutti i campi dal fiume Pontheo fin’à la uilla Catina”). 4 = PICHLER 1882, p. 65: probabilmente il Pichler si riferisce ai perimetrali di ambienti obliterati da livelli di crollo, tutt’ora visibili, anche in seguito a scavi abusivi. 5 = PICHLER 1882, p. 65: “Nella parte più bassa, vicino alla marina, il villano ruppe sovente col vomere i musaici o pavimenti dei fabbricati sottostanti al castello. Domestiche suppellettili, frammenti di vasi vinarii, di urne cinerarie, monete romane si continuano a scavare tutto all’intorno; in un punto della spiaggia furono rinvenuti sepolti sette scheletri coricati uno presso all’altro, di statura assai vantaggiosa; ed erano ancora ben conservati, ma possono essere di tempi meno antichi”. 6 = PICHLER 1882, p. 65: “Tutti questi indizi portano a conchiudere, che Valcatino e le sue vicinanze fossero abitati e muniti; che la bellezza medesima del sito,in prossimità del mare e del Timavo, formasse un’attraente dimora; che il seno ed il colle toccante il fiume, quantunque sassosi, dovessero essere messi a cultura, come in parte sono anche al presente”. 7 = “(...) concediamo a Rodoaldo
Riavez P., I sistemi portuali e gli insediamenti costieri in epoca medievale dalle Foci del Timavo a Muggia, in Terre di mare. L'archeologia dei paesaggi costieri e le variazioni climatiche, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Trieste, 8-10 novembre 2007), Trieste - Pirano 2008
Pichler R., Il castello di Duino, Trento 1882
Corbanese G.G., Il Friuli, Trieste e l'Istria dalla preistoria alla caduta del Patriarcato d'Aquileia, Grande Atlante Storico-Cronologico Comparato, Bologna 1984
Domini S., La rocca di Monfalcone, Reana del Rojale (UD) 1983
Furlani U., Le ceramiche medioevali e rinascimentali della Rocca di Monfalcone, in Antichità Alto Adriatiche. Studi monfalconesi e duinati, 1976, 10
Bravar G., Il castello di Duino, in Antichità Alto Adriatiche. Studi monfalconesi e duinati, 1976, 10
Bosio L., Pucinum, Puciolis, Potium, in Atti dell'Accademia di Scienze Lettere e Arti di Udine, 1970-72, serie 2, n. 9
Domini S., Il privilegio di Ottone I del 29 aprile 967 e antica cartografia monfalconese, Udine 1967
Degrassi A., Il confine nord-orientale dell’Italia romana, Berna 1954
Paschini P., Storia del Friuli, Udine 1934, I
Gasparini L., Miramare e paraggi nelle memorie inedite di Pietro Kandler, in Archeografo Triestino, 1932, serie 3, n. 45
Gregorutti C., L’antico Timavo e le vie Gemina e Postumia, in Archeografo Triestino, 1890, nuova serie, 16
Kandler P., Il conservatore pel Litorale. Al prestantissimo sig. Capitano distrettuale emerito Giov. Dom. Piccoli, Trieste, in Osservatore Triestino, 1871, 49
Kandler P., Discorso sul Timavo, Trieste 1864
Della Croce I., Historia antica e moderna, sacra e profana della città di Trieste, Venezia (rist. fotomeccanica, Bologna). 1698