AREA AD USO FUNERARIO, cultura dei castellieri

Oggetto
AREA AD USO FUNERARIO - tumulo
Denominazione
tumulo di Mereto di Tomba
Localizzazione
Mereto di Tomba (UD) Tomba
Cronologia
secc. XVIII-XVI a.C.
Ambito Culturale
cultura dei castellieri
Indagini di scavo
Università degli Studi di Udine - 2006/00/00-2008/00/00
Codice scheda
SI_708

Il tumulo di Mereto di Tomba, localmente noto come Tùmbare (o Mùtare), sorge a sud-est dell'attuale paese, sul margine di un terrazzo di origine alluvionale generato nel periodo tardoglacialeo dal fiume Corno. Più alta rispetto alla pianura circostante, quest'area fu intenzionalmente scelta dai costruttori della sepoltura che desideravano dare maggior visibilità al monumento, come dimostra la collocazione su zone di alto naturale di altri tumuli friulani. Preservatasi nel tempo grazie alla cura dei proprietari terrieri e degli abitanti del luogo, la sepoltura è stata sottoposta a sistematiche indagini archeologiche tra il 2006 e il 2008. Gli scavi, che sono seguiti al rilievo topografico dell'altura e ad accurate prospezioni geofisiche, hanno consentito di individuare e comprendere le modalità costruttive del monumento e hanno permesso di gettare nuova luce sul lungo e complesso rapporto che si venne a creare nel tempo tra il tumulo e le genti che vivevano in questo territorio. Le indagini hanno interessato un'ampia porzione del versante nord-orientale del colle. Partendo dal colmo del tumulo è stata asportata quella che è risultata essere una complessa struttura in ghiaia, ciottoli di media granulometria e terreno argilloso (CS 1-3). Essa era costituita dall'alto verso il basso da uno spessore di limi e argille che racchiudevano e sigillavano strati di ghiaie, trattenute in origine da lunghi pali. Al di sotto di questa sistemazione erano stati apprestati ferretto e ghiaie a livelli alterni; tali strati coprivano a loro volta un modesto spessore con andamento subpiano, formato da piccole falde contenute, all'epoca dell'edificazione, da numerosi fermi lignei. Il tutto poggiava, a 2,50 m ca. dalla sommità, su di un livello composto da tre stesure di limo argilloso bruno-rossatro, con minuti frammenti di arenarie (CS 4). Quest'ultimo strato appariva per lo più pulito, fuorché la zona centrale, dove sono state individuate lenti di terreno argilloso con evidenti segni di accensione di fuochi, accanto alle quali si trovavano scarichi di cenere frammisto a carboni e cocci. L'elevato in terra del tumulo si innalzava su una struttura in ciottoli selezionati (CS 5) disposti alternati a falde di materiale fine e grossolano. L'intera piattaforma litica raggiungeva alla base il diametro di 20 m ca. e un'altezza al centro di 2 m ca. La rimozione manuale del complesso ha consentito di raccogliere, in un'area periferica dove erano stati concentrati ciottoli a pezzatura maggiore, i resti di due crani di animali (bovino e cavallo) posti in nicchie ricavate sopra e tra i sassi. Ben visibile al centro della struttura era un nucleo di forma subquadrangolare (diametro di 5 m e altezza di 1,5 m ca.) costruito con elementi di taglia medio-piccola e attorno al quale erano accorpate a cuneo le falde di ciottoli. La cupola litica obliterava la fossa della tomba e insisteva su una stesura areale di terra argillosa e ciottoli contenente ossa di bue, maiale e caprovino e ossa e denti umani (US 402). La fossa (- US 520) si trovava in una posizione leggermente eccentrica rispetto alla cima della collina, aveva forma quadrangolare (1,90x1 m ca., 97 cm di profondità) con angoli arrotondati ed era orientata in direzione nord-ovest/sud-est. Lo scheletro dell'inumato era completo e perfettamente conservato. Supino, con la testa rivolta a sud-est e con gli arti distesi, fu deposto, avvolto in un sudario, in una cassa o in un tronco di legno. Giovane (16-19 anni ca.), gracile d'aspetto, molto probabilmente di sesso maschile, l'individuo quando era in vita non aveva subito episodi rilevanti di affezioni o traumi. Insolita per la giovane età era la forte usura dentaria indice di una dieta costituita da cibi abrasivi. Nella tomba accanto al morto sono stati depositati due manufatti, un sasso squadrato e un lisciatoio in pietra, che alludono ad attività di tipo artigianale legate alla lavorazione del metallo. La fossa fu scavata dopo una generale opera di rasatura e livellamento della zona che portò alla rimozione dei precedenti piani di calpestio (USS 900, 901, 906, 907). Ai margini della tomba se ne conservavano dei lacerti che presentavano ancora l'antica sistemazione a ciottoli e sporadici frammenti di ceramica.

Come dimostrano le datazioni ottenute dalle analisi del C14 su sei campioni prelevati da ossa e carboni raccolti nel corso degli scavi, il tumulo di Mereto non fu costruito in un unico momento bensì in un ampio arco di tempo a partire da una fase piena del Bronzo Antico (1750 a.C.), quando venne deposto il defunto, fino al Bronzo Medio (tra il 1620 e il 1440 a.C.), quando fu completata l'opera con la costruzione della struttura in terra armata. Prima dell'escavo della fossa l'intera zona fu ripulita e livellata. Questo comportò l'abrasione di un precedente piano di calpestio del quale si conservano poche tracce (frammenti fittili e lacerti di acciottolato) risalenti probabilmente all'Eneolitico. Scavata la fossa, deposto il defunto e colmato lo scasso, l'area fu resa piana mediante l'apporto di uno strato di terra e ciottoli. Dopo la celebrazione di riti connessi ancora alla sepoltura (rinvenimento di due punte di freccia in selce dell'Eneolitico), fu costruito a copertura della tomba un primo nucleo di ciottoli a granulometria medio-fine. La zona così sistemata, divenne per un lungo periodo un luogo di culto dove si praticavano diverse forme di ritualità, come la semina delle ossa (spargimento di ossa e denti umane e di ossa animali). Successivamente il modesto segnacolo di ciottoli eretto sopra la sepoltura venne inglobato in una struttura più maestosa, composta da materiale selezionato proveniente dal sostrato dei terreni contermini. Anche la piattaforma fu sacralizzata tramite la deposizione dei crani di due animali sacrificati, un bue e un cavallo, avvenuta tra la fine del Bronzo Antico e gli inizi del Bronzo Medio (1610 a.C.). Eccezionale è la deposizione dei resti equini, a tutt'oggi i più antichi finora attestati in Friuli. La calotta in ciottoli fu coperta da riporti di terreno limoso-argilloso. In corrispondenza della tomba furono periodicamente deposti i resti dei culti compiuti nei pressi del monumento funebre (ossa, carboni, cocci, resti di piani scottati). Ai margini del monumento sepolcrale, infatti, si svolgevano cerimonie, probabilmente volte a rinsaldare i legami tra le diverse comunità che nel corso del Bronzo Medio (1510 a.C.) vivevano ormai nei terreni limitrofi e che riconoscevano la loro discendenza comune nel defunto ivi deposto. La piattaforma fu infine coperta con l'ingente apporto di falde di terra e ghiaia trattenute da strutture di contenimento, costituite da pali e tavole lignee secondo la tecnica della terra armata. L'accrescimento che avvenne in tre fasi diverse fu compiuto creando inizialmente un nucleo centrale completato dalle falde esterne. Il tutto fu cementato e sigillato da un'unica stesura di limi e argille.

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