L'indagine di scavo ha riguardato due vani contigui (Ambiente 1 e 2) posti al piano terra del cinquecentesco Palazzo Mantica, sede della Società Filologica Friulana, in seguito alla volontà della stessa Società proprietaria dell'immobile di realizzare due locali interrati da destinare ad archivio e deposito. Nell'Ambiente 1, quello più orientale, l'indagine, prese l'avvio con la realizzazione di due saggi eseguiti alle estremità opposte della stanza che portò al recupero di materiale ceramico protostorico. Esigenze di cantiere determinarono successivamente l'abbassamento del piano di calpestio per circa 40 cm, con conseguente perdita di una parte della stratigrafia archeologica. Tale intervento permise altresì di avere a disposizione una sezione di controllo contro la prete nord della stanza (sezione M-M1 della documentazione di scavo); la successione di livelli di materiale selezionato (ghiaia, ciottoli, terreno limoso pulito) disposti in approfondimento da est verso ovest visibili in sezione fece comprendere che si trattava dei resti di una struttura antropica monumentale le cioè dei resti in posto del terrapieno (aggere) del castelliere protostorico di Udine; questo moncone di aggere è stato scavato completamente nel corso delle due campagne archeologiche. Della struttura esposta sono state riconosciute quattro fasi costruttive: la prima fase, il così detto “primo potenziamento aggere”, era costituita da due corpi, uno formato da riporti di materiale limoso frammisto a ghiaie contenuti entro grandi cassoni lignei, l’altro composto da gettate e riporti con andamento obliquo in immersione da est verso ovest in limo, ghiaia, ciottoli e ciottoloni (USS 205-208 e US 268) sistemati entro settori delimitati da sbarramenti lignei addossati al fronte dei cassoni (US 276-277) e placcati dal riporto limo argilloso pulito bruno rossastro (US 111). Alla seconda fase costruttiva è ascrivibile il “secondo potenziamento aggere”, realizzato con una serie di riporti in ghiaia, ghiaino e limo (da US 296 a US 185, fig. 3) anch’essa contenuta in cassonature lignee. La successiva fase individuata era rappresentata da una o più da canalette scavate, per 1,50 m e una profondità di 35-40 cm a scapito delle falde più alte in quota del secondo potenziamento dell’aggere. Di queste canalette non si sono conservati i corrispondenti livelli esterni d’uso. L’ultima attività documentata riguarda l’obliterazione delle canalette con ciottoli di medie dimensioni (US 158), forse macerie di strutture abitative, e con sedimenti limo sabbiosi di colore grigio scuro, materiali carboniosi e frammenti ceramici del Bronzo Medio (US 128). La posizione stratigrafica dei fossatelli fa ritenere che le colmate siano state fatte con materiali recuperati in un’epoca successiva a quella di fabbricazione della ceramica, nel corso di una fase di risistemazione dell’abitato. La costruzione è apparsa fin da subito piuttosto complessa e articolata: l'alternarsi di livelli costituiti da materiale fine e grossolano, la presenza di "placcature" con terreno limoso-argilloso pulito, la disposizione di grossi ciottoli rinvenuti ai piedi dell'aggere dimostrano una perfetta conoscenza del materiale e delle tecniche costruttive necessaria per garantire solidità e stabilità al monumento. Al di sotto dell’aggere sono state recuperate tracce della più antica frequentazione del sito, al di sopra del suolo evoluto dal substrato di ferretto (50-80 cm potenza) (US 171). Si tratta di frammenti ceramici (pareti cordonate), resti di pasto (ossa) e frustoli di carbone (specie nel tratto mediano del lato orientale della stanza) e di uno strato di riporto rimaneggiato di ferretto con testa ondulata irregolarmente, per lo più priva di materiali antropici in superficie e presente a nord della stanza (US 356). Tale strato, per la composizione, l'andamento e la distribuzione degli inclusi, sembra interpretabile come esito di maceria. Nell'Ambiente 2, indagato completamente nel corso della prima campagna di scavo, sono stati rinvenuti i resti di strutture abitative. Al di sopra della più antica superficie d’uso (US 560) sono stati riconosciuti due cicli di frequentazione: il primo, quello di fondazione, era costituito da un riporto di circa 10 cm, ricco di inclusi litici, frammenti ceramici e ossa animali, ed è risultato quasi completamente rimaneggiato ad eccezione di una stretta fascia contro la parete orientale della stanza, dove si conservavano la superficie d’uso (US 562) con frammenti ceramici e ossa lunghe in piano e parte di un focolare in fossa con vespaio in ciottoli, clasti di argilla limosa scottata e frammenti ceramici (US -543 e US 544). Nel secondo ciclo fu rialzato il piano pavimentale di 7-8 cm con un riporto limoso frammisto a inclusi litici di piccole e medie dimensioni, frammenti ceramici e ossa e con esso fu innalzato, fuori terra, anche il vespaio del focolare (US 574). Anche in questo caso è stata individuata nella fascia menzionata, a lato del focolare, la superficie di calpestio arricchita in ghiaino (US 577). All’esterno della struttura, a nordovest, uno strato limoso di colore bruno (US 591) era inciso da una serie di buche di palo rinvenute ampiamente residuali con andamento parallelo alla parete della capanna. L’ultima fase documentata è rappresentata da strati di riporto o accrescimento (US 571=512 e 591) e da una canaletta forse di fondazione di una parete lignea leggera. A diretto contatto con i livelli protostorici e a loro discapito sono stati rinvenuti i resti di strutture bassomedievali e post-rinascimentali, ciò fa pensare che in questa parte della città, come altrove, per molto tempo non vi sia stata attività di edificazione.
Nell'Ambiente 1 è stato rinvenuto e scavato un moncone del versante interno del terrapieno difensivo dell'antico castelliere. Le due fasi costruttive più consistenti, la prima e la seconda, sono state interpretate come potenziamenti di un nucleo primitivo non rinvenuto perché verosimilmente collocato più ad est cioè verso l'attuale Porta Manin. Per similitudine con altri terrapieni scavati in abitati protostorici friulani (Sedegliano, Savalons) la porzione di aggere indagata è datata alla tarda età del bronzo. Il recupero di materiale non in giacitura primaria del Bronzo Medio pieno indica però che la fondazione del castelliere di Udine è da collocarsi almeno a questo periodo (1600-1500 a.C.). I resti delle strutture dell'Ambiente 2 testimoniano nell'area l'esistenza di capanne ad uso abitativo.
Palazzo Mantica, Udine. Palazzo Mantica. Resti protostorici e bassomedievali/rinascimentali, in Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, Firenze 2013, 4/2009
Quarina L., Castellieri e tombe a tumulo in provincia di Udine, in Ce Fastu?, Udine 1943, XIX