Il complesso archeologico romano di Torre si estende su due aree, situate rispettivamente presso la sponda sinistra (area A) e quella destra (Area B) del fiume Noncello. Area A): a circa 10 m a SE del fiume, in area planiziale, sorgono i resti più imponenti, orientati secondo un asse NE-SO. Per le differenti caratteristiche tecnico-costruttive, le strutture qui rimesse in luce nel 1950-1952 possono essere ascritte a due settori, giustapposti ma distinti: un settore occidentale, con un ampio vano (ambiente I, m. 12,40 x 9,80) caratterizzato da murature in laterizio e suspensurae, e un settore orientale, con una successione articolata di vani, di dimensioni meno ampie e poggianti su fondazioni in ciottoli. Si è accertato che gli ambienti sud-occidentali (vani I, II e III) poggiavano su una palizzata di fondazione, costruita secondo criteri che farebbero pensare a una infrastruttura fluviale (posto che il corso antico del fiume - forse coincidente con il Cellina - non doveva seguire esattamente quello dell'attuale Noncello), eventualmente a uno scalo, secondo quanto riteneva anche il Ragogna. Le indagini del 1950 portarono alla scoperta, in giacitura secondaria e particolarmente presso gli ambienti I e VII del complesso edilizio, di una notevolissima quantità di intonaci dipinti, alcuni dei quali raffiguranti episodi della vita di Achille, altri con elementi decorativi di tipo naturalistico e architettonico. Vi si rinvennero anche lacerti di mosaici pavimentali con tessere bianche, nere e di pasta vitrea colorata, e alcune tarsie marmoree di rivestimento. Tra gli altri reperti provenienti dall'area si segnalano arredi scultorei (una statuina di satiro in marmo e una statuetta femmminile), elementi architettonici (basi, mensole, soglie, architravi), materiali da costruzione (laterizi, chiodi, grappe), fistulae aquariae, lastre da finestra, monete e frammenti di vasellame in vetro e ceramica. L'insieme dei ritrovamenti riferisce di un lungo periodo di utilizzo delle strutture, dalla metà circa del I sec. a.C. fino a tutto il successivo. Area B): sulla sponda destra del fiume, alle pendici e sulla sommità dell'altura occupata dalla chiesa parrocchiale dei Santi Ilario e Taziano, emersero a più riprese - tra il 1939 e il 1965 - strutture archeologiche di incerta identificazione. Nel settore a SO, gravitante verso il fiume, si riportarono in luce tratti di due lunghi muri paralleli di terrazzamento, che seguivano il digradare del pendio per concludersi, dopo ca. 41 metri, sulla sommità del colle (parte delle murature giace sotto le fondazioni della chiesa moderna). In area sommitale, a sud della chiesa, fu possibile individuare un grande muro curvo, conservato per un massimo di 50 cm di altezza, attribuibile a una esedra a ferro di cavallo, appartenente evidentemente a un contesto residenziale. Il muro curvo, che presentava segni di rimaneggiamenti successivi, era in connessione con altre murature, viste da Ragogna e in seguito obliterate. Anche in questa zona furono recuperati elementi decorativi e materiali architettonici. L'orientamento delle emergenze dell'area B differisce da quello delle strutture dell'area A, sebbene - va sottolineato - i due settori a destra e sinistra del fiume presentino caratteri geomorfologici molto diversi; sembra, tuttavia, dimostrata una relazione di contemporaneità tra le due aree indagate, come indicherebbero i ritrovamenti numismatici e un bollo di L. Minicius Pudens (I sec. d.C.), presente su laterizi rinvenuti in entrambe le aree. Ancora più incerta, poi, la connessione tra le evidenze finora descritte e alcune sepolture scavate negli anni '40 nell'area del Cotonificio, non lontano dai resti del complesso edilizio principale. Ulteriori strutture murarie furono messe in evidenza nel 1948 sulla sommità del colle dei Ss. Ilario e Taziano, presso il perimetrale NE della chiesa; esse vanno riferite al primitivo impianto dell'edificio di culto paleocristiano (vd. scheda SI 389)
La ricostruzione del contesto risente di molte lacune derivanti dalla mancanza di dati stratigrafici, dalla difficoltà di verificare i dati sul terreno e dalla decontestualizzazione dei reperti. Ugualmente problematica appare la valutazione globale delle evidenze rinvenute presso le due sponde del fiume, ferma restando la concreta possibilità che i due settori facessero parte di un unico impianto edilizio, ovvero di un progetto unitario di sistemazione dell'area compresa nell'ansa del fiume. L'insieme degli ambienti rimessi in luce negli anni '50 a SE del Noncello (area A), che il Ragogna interpretava come un complesso termale, va probabilmente identificato con parte di una villa, che dovette conoscere almeno due diversi momenti di vita. Le strutture superstiti si riferirebbero a una seconda fase insediativa, quando la villa - forse dopo un periodo di parziale abbandono - fu riqualificata con connotati precipuamente produttivi (questa riconversione, tra l'altro, giustificherebbe l'utilizzo degli intonaci dipinti e dei rivestimenti marmorei per opere di drenaggio), dotandosi di un vasto magazzino riscaldato, forse con funzioni di essiccatoio o, comunque, utile a preservare le derrate dall'umidità. Questo complesso produttivo si avvaleva del vicinissimo percorso fluviale del Noncello per l'approvvigionamento e lo smistamento delle merci. Tale cirostanza rende plausibile l'ipotesi del Ragogna, che riconosceva in alcune strutture emerse dagli scavi dell'area A un impianto portuale. E' probabile che, in origine, l'ambiente I, con il suo ipocausto, facesse parte di un percorso termale a servizio del primitivo insediamento residenziale della villa, collocabile agli inizi dell'età imperiale, secondo le indicazioni fornite dagli affreschi parietali, di alto livello qualitativo. Oltre ai reperti mobili, della fase originaria di questa lussuosa dimora sono risultate altre tracce strutturali nell'area A, ma soprattutto nell'area B, dove è lecito riconoscere un impianto architettonico inerpicato sul pendio naturale della chiesa e culminante in un "affaccio" scenografico e panoramico sul fiume. In questa posizione dominante, forse sfruttando le preesistenze romane, sorse in epoca tardoantica un primitivo edificio di culto, in seguito soppiantato dalla pieve medievale dei Ss. Ilario e Taziano (vd. scheda SI 389)
Pordenone. Torre, Pordenone. Torre e il suo castello. Storie e restauro., Pordenone 2003
Conte A./ Salvadori M./ Tirone C., La villa romana di Pordenone, Tracce della residenza di un ricco dominus nella Cisalpina Orientale (Quaderni del Museo archeologico del Friuli occidentale, 2), Pordenone - Roma 1999
Giornate castello, Le giornate del castello. Incontri di studio. Pordenone 6 ottobre- 26 ottobre- 29 novembre 1996 Quaderni del museo archeologico del Friuli occidentale 1, Pordenone 1997
Torre Pordenone, Torre di Pordenone. Quaderni del Centro regionale di catalogazione dei Beni culturali. 3, Villa Manin di Passariano - Udine 1976